Racconto

Il gusto della solitudine

Per un paio di anni siamo stati i più giovani ragazzi di Venezia a praticare lo sci
con le pelli di foca. Anche adesso che gli impegni sono cambiati, non è cambiato
l’amore per la neve fresca.

testo e foto di Giacomo Frison  / Venezia

08/03/2018
4 min

Le grandi avventure in montagna cominciano sempre di notte. La sveglia suona molto presto, ci si è appena addormentati e bisogna già attivarsi uscendo al freddo.
In famiglia abbiamo sempre avuto la passione per la montagna. Mio padre negli anni l’ha trasmessa a me e adesso anch’io sono completamente malato di montagna. La montagna è un’ambiente fragile e ostile, per questo va rispettata e conosciuta, con calma e pazienza e nei ritmi dettati dalla natura.
Nel 2006 ho iniziato a praticare lo scialpinismo: basta sci pesanti e piste, fuori dai pali rossi e blu e via in mezzo a pini, larici e abeti; solo materiali leggeri e itinerari fuori da ogni schema.

Dopo aver preso la barca si sale in macchina verso le cime innevate
Molte volte uscendo di casa all’alba con gli sci in spalla e tutto il materiale ben sistemato in uno zaino, ho incrociato in calle lo spazzino; spesso ci siamo augurati buongiorno, altre volte era troppo presto anche per lui e per la sua scopa di saggina, perciò le prime parole le scambiavo con Jacopo, il mio compagno di avventure, dopo aver preso la barca ed essere saliti in macchina.
Sicuramente per un paio di anni siamo stati i più giovani ragazzi di Venezia a praticare lo sci con le pelli di foca. Ci si organizzava il giovedì sera davanti alle cartine della Tabacco e leggendo relazioni su guide più o meno recenti, oltre al meteo e allo stato delle neve, si teneva conto delle interrogazioni in classe e poi, negli anni a seguire, degli esami universitari. Anche adesso che gli impegni sono cambiati, non è cambiato l’amore per la neve fresca.

Lo scialpinismo non è uno sport come gli altri, è uno sport-diverso-dagli-altri: il luogo dove lo si pratica è la montagna, uno scenario essenziale, un confronto diretto e volontario, al tempo stesso fisico e morale. Un binomio uomo-natura, dove diventa fondamentale essere in pace con se stessi. Proprio perché la montagna non è un ambiente “standard” ed è difficile da controllare, fidarsi di se stessi non basta: è importante fidarsi anche di chi si ha vicino. Sono anni che condivido con Jacopo l’alta quota, siamo una cordata forte, consolidata. La nostra somma, il nostro 1+1 dà sicuramente un risultato superiore a 2. In montagna succede questo, quando i cervelli pensano insieme e i polmoni respirano allo stesso ritmo. Il risultato della somma tra me e Jacopo probabilmente è 3 o 4, o forse anche di più, non lo so calcolare… Nella vita in città non abbiamo nulla a che fare tra di noi, ma sopra una certa quota la nostra somma aumenta esponenzialmente.

Giacomo Frison_IL GUSTO DELLA SOLITUDINE_05

La montagna è qualcosa che ti porti dentro tutti i giorni
Con Jacopo siamo partiti da zero. Siamo stati dei novizi che hanno appreso la tecnica negli anni, dagli anziani, dai padri e dai materiali che cambiano: un po’ alla volta siamo entrati nel giro degli appassionati. L’etichetta di appassionati racchiude in sé quel senso di umiltà verso la natura, mescolato alla grande dose di eccitazione per aver portato a termine un nuovo itinerario, condividendo la fatica con la gioia più profonda.

Durante la nostra attività in quota abbiamo molto tempo per meditare. Se dovessi rispondere alla domanda: Cosa pensa l’alpinista in tutte quelle ore di marcia su un terreno più o meno verticale?, risponderei: «Una quantità enorme di cose!». Anche se nei punti più tecnici si pensa solo a mettere un piede davanti all’altro o a far scivolare gli sci che facciano bene presa, in un movimento continuo ed equilibrato che permetta di progredire in maniera regolare, ci sono altri momenti in cui la mente può vagare completamente libera, mentre si gode l’atmosfera e il paesaggio circostante. L’atmosfera è quella dimensione psicologica che supera lo spettacolo ed è di fatto ciò che mi sconvolge in montagna e che mi tiene vivo, curioso e mai stanco.

In montagna non manca mai quella sensazione di paura continua, la consapevolezza che c’è sempre una piccola possibilità che, per quanto tu possa stare attento, potrebbe succedere qualcosa di non calcolato o di non controllabile. La montagna è qualcosa che ti porti dentro tutti i giorni. Negli anni è venuto a crearsi un vero e proprio motto che mi accompagna sempre: «Ho la facoltà di decidere se fermarmi o andare avanti, ma l’obbligo di tornare a casa!» Importante è partire presto, per tornare presto e ciò che a prima vista può sembrare un fallimento si trasforma in un successo. La montagna resta lì per un’altra occasione e la tua vita continua.

Giacomo Frison

Giacomo Frison

Sono nato a Venezia nel 1987. Mi sono appassionato alla montagna grazie agli insegnamenti di mio papà e successivamente negli anni la distanza tra la laguna e le montagne è venuta sempre meno. Sono fotografo e il mio lavoro è principalmente ispirato dal rapporto tra uomo e natura che mi ha portato all'avventura e alla scoperta. Le mie passioni sono combinate in un progetto chiamato ALTRIPIANI, che fonde fotografia, alpinismo, ricerca culturale e antropologica delle zone montane più remote. Sono convinto che una buona storia abbia bisogno di buone foto, ma anche di un buon racconto scritto.


Il mio blog | Altripiani nasce da un gioco di parole. Il progetto è infatti un continuo attraversamento di altipiani e spesso lungo la strada i piani di viaggio si modificano in continuazione, trasformando l’itinerario inizialmente abbozzato. Una continua ricerca dell’altro nell’altrove, per incontrare e indagare sulle diversità tra le culture e le religioni dei Paesi attraversati, tra le tradizioni e le generazioni delle comunità più isolate sulle montagne, evitando i luoghi comuni per cercare quelli d’incontro e di dialogo. Viaggiamo per catene montuose percorrendo un sentiero in continua evoluzione a mente aperta e con una tenda sulle spalle.
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