Lunedì 29 ottobre 2018
Buio, silenzio. Solo ascoltare e sperare.
Dalla finestra si vede appena il riflesso di due vecchie candele dimenticate in un cassetto e ora appoggiate sul tavolo della cucina. Non si vede più il lampione della strada che riflette la pioggia, si sente battere forte sugli scuri, il vento muove le lamiere e le tegole dei tetti, il rumore fa paura, si spera.
I lampi, di tanto in tanto, illuminano i muri bagnati delle case, il bosco, i cortili. Qualcosa è cambiato, qualcosa forse è già volato via. Il boato del torrente Cellina si ascolta stando dentro casa, dal rumore si percepisce che è diventato grande, forte, pesante; ingrossati all’inverosimile sono i suoi affluenti.
Il tetto delle scuole elementari, il vento se l’è già portato via nel tardo pomeriggio, si teme il peggio.
Si cerca di dormire ma è difficile, fuori i rumori sono sempre più forti, le ore trascorrono lentamente, si aspetta che un nuovo giorno sia più speranzoso.
Già domenica mattina noi abitanti di Claut, Cimolais, Erto e Casso sapevamo di essere isolati rispetto alla bassa valle della provincia di Pordenone. Se qualcuno avesse avuto bisogno di scendere a valle o di recarsi nei nostri paesi doveva passare indubbiamente dal Veneto. Ma questa forse non era una novità, succede molto spesso quando piove parecchio: l’amato Cellina si fa spazio sulla strada e impedisce a chiunque di transitare, nonostante i lavori svolti qualche anno fa di innalzamento della strada.
Alcune frane sono scese anche nei pressi del passo San Osvaldo e i paesi di Cimolais e Claut sono quindi isolati anche dal Bellunese.
Martedì 30 ottobre 2018
La pioggia è ancora battente, il vento se n’è andato via. E’ tempo di fare la conta dei danni, rimboccarsi le maniche e cercare di sistemare tutto ciò che la natura ha trasformato. Parecchi sono i tetti danneggiati, i possenti abeti secolari scaraventati sulle strade, numerose le frane che le invadono, cantine allagate.
La corrente elettrica e la linea telefonica non danno ancora segnale di ritorno, le vecchie candele ci faranno compagnia ancora per un po’. Forse qualcuno ha notizie di noi, ma noi sicuramente non abbiamo notizie di nessuno. Cosa sarà successo ai paesi circostanti, come staranno i nostri amici Friulani?
I rifugi di montagna sono praticamente irraggiungibili, se non a piedi e con difficoltà, la natura si è impossessata delle strade per raggiungerli.
Per fortuna noi abitanti delle Prealpi Carniche non abbiamo avuto ingenti danni rispetto ai vicini della Carnia, dell’Alto Friuli e di tutta la provincia di Belluno. La paura delle notti nell’oscurità è stata tanta per tutti.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma (¹)
La natura ha trasformato, la natura si è trasformata, l’uomo ha costruito, l’uomo si è distrutto. L’uomo ha costruito strade rubando un pezzo di letto ad un torrente tranquillo, il quale, forse arrabbiandosi, ogni volta in cui si ingrossa, si riprende il pezzo di letto che a lui spetta. E se quel letto del torrente non viene curato di tanto in tanto, e se il bosco non viene sfoltito a suo tempo, e se l’uomo continuerà a togliere spazi alla natura, essa si trasformerà, facendo il suo corso, senza pensare a noi che l’abbiamo sempre invasa e maltrattata.
Questa calamità naturale spero ci possa far capire, che dobbiamo studiare e rispettare la natura prima di costruire strade, ponti, case. Che è inutile ostinarsi a sghiaiare il torrente Cellina, ora che la strada è poco meno di un metro più alta rispetto ad esso, quella strada oramai fa parte del torrente stesso, se vogliamo continuare ad avere una sicura viabilità dobbiamo pensare ad un’importante innalzamento di essa.
Da buoni Friulani, riusciremo sicuramente a sistemare le strade, i ponti, i tetti e con maggior difficoltà anche i boschi, consapevoli però che la Natura in qualche ora può trasformare tutto quello che abbiamo costruito in una vita.
_____
(¹) Antonie-Laurent de Lavoisier