Innanzitutto, possiamo affermare che un’opera di tale vastità, che ambisce a svolgere la funzione di Summa Storica dell’alpinismo come fenomeno planetario, rappresenterà in futuro il principale riferimento di coloro che si occuperanno di questo tema caratterizzato da una sterminata varietà di connotazioni locali e temporali. Apprezzabile è indubbiamente l’acribia con cui il gruppo di collaboratori all’impresa ha curato le singole biografie alpinistiche dei vari personaggi che, in tempi e luoghi diversi, si sono distinti per le loro imprese. Il lettore trova nell’opera, divisi per fascicoli, i pionieri, le grandi realizzazioni sulle Occidentali e in Dolomiti, le Nord e le Invernali, il Sesto grado classico e il Settimo, le Alpi e la Patagonia, senza trascurare l’alpinismo sovietico, quello femminile, l’Himalaya e lo Yosemite.
Un’opera che implementa la grande “Enciclopedia della Montagna” pubblicata da De Agostini fra l’83 e l’87. La differenza fra le due opere non è solo di carattere temporale, nel senso che molte trasformazioni sono avvenute, da allora, in campo alpinistico; ma anche nell’ampiezza spettrale dei temi affrontati. Per essere più precisi, l’Enciclopedia della Montagna dedicava spazio a tutte le voci riferibili all’ambiente alpino, quindi all’alpinismo, in tutte le accezioni, ma anche allo sci, all’orografia, alla formazione delle valanghe, ecc. Per contro, come indicato dal titolo, l’opera diretta da Gogna è interamente dedicata all’alpinismo e solo a quello, cosa che riduce l’ampiezza di campo. Ma solo in apparenza.