Il sentiero, se cosi si può definire, percorre una cresta affilatissima. Mi ritrovo cosi davanti a una scelta difficilissima. Continuare il sentiero e rischiare la tempesta sul fil di cresta, o scendere e affrontare il torrente in piena.
Vivo momenti di pura tensione. La solitudine amplifica le emozioni. Si è padroni di sé stessi e allo stesso tempo responsabili. Questo porta a una grande esposizione verso sé stessi.
Decido di salire in cresta. Appena la raggiungo, un vento gelido mi investe. Ora non posso far altro che andare avanti. Il paesaggio è lunare. Le prime gocce mi raggiungono. Aumento la velocità, facendo attenzione a dove mettere i piedi. Qui ogni passo va calibrato. Finalmente raggiungo la parte più alta del mio anello, e posso iniziare la discesa. Perdo quota velocemente e così il vento diminuisce.
Arrivo a passo Sellero e da qui entro nella Valle di Campovecchio, che con una dolce discesa mi riporterà alla baita. I pensieri scorrono così come il sentiero sotto i miei piedi. Il temporale ormai è lontano.
Vedo la Baita, il camino fuma ancora, nonostante sia la fine di luglio. Mi sembra di essere tornato da un’altra dimensione. Una dimensione in cui sono stato padrone del mio destino e dove sono stato libero.
Libero di essere me stesso.