Gli alpinisti dell’800 avevano ormai raggiunto la sommità di tutte le cime più importanti delle Alpi attraverso le cosiddette “vie normali”, ma vi era ancora tutto un “mondo” da scoprire: creste e pareti erano ancora tutte da salire e questa nuova generazione alpinistica li vuole raggiungere attraverso un alpinismo “senza guide o portatori”, solo attraverso le loro capacità ed intuizione nel trovare il percorso giusto ed alzando di conseguenza il grado delle difficoltà nell’arrampicata, realizzando le salite nei ritagli di tempo dal lavoro e con ridotti mezzi economici. Pesanti corde di canapa, scarponi prima chiodati e poi a dieci punte pesantissimi, sicurezze aleatorie più psicologiche che reali, giornali da usare sotto la giacca come riparo dal vento.
Mi piace immaginare cosa avrebbero potuto fare questi alpinisti se avessero avuto maggiori disponibilità economiche nel campo dell’alpinismo extraeuropeo. Anche gli avvicinamenti alle pareti erano avventurose, in bicicletta per quelle vette che rientravano nei 60 chilometri dall’abitazione, in treno, aggregandosi alle prime gite Cai e a piedi per quelle più lontane. Il tutto rigorosamente iniziavano il sabato pomeriggio, termine del lavoro, e dovevano concludersi con il rientro tassativamente il lunedì all’alba.
Questa storia in “bianco e nero” avrebbe potuto chiudersi qui, ora tutti questi sentieri e questi prati non esistono più. Gli alpeggi sono in buona parte in rovina e rovi e piante hanno preso il posto ai prati in questo panorama alpino. Sembra un paradosso ma le strade che sono state costruite sono servite per andare altrove e non per tornare, se non nel sempre più breve periodo vacanziero. Sono trascorsi cinquant’anni ma pare un secolo. Ora quella montagna vissuta al limite dei 1000-1300 metri è muta e vuota, e solo i ricordi possono riportarla in quella dimensione.
Ma invece questa storia piano piano si sta trasformando a “colori”. Infatti ad un Accademico torinese è piaciuto questo racconto e grazie al “Gruppo Valli di Lanzo in Verticale” hanno eseguito alcuni mesi fa un sopraluogo lungo il sentiero che dalla frazione Balma porta a Pessinea, dove si trovano diversi torrioni rocciosi tra loro ravvicinati, il più alto è di 22 metri e a circa 10 minuti di marcia. Inizialmente è stato stimato che per iniziare potrebbero essere tracciate circa 4 linee di arrampicata sportiva con difficoltà ipotizzate dal grado 5c al grado 6c/7a, secondo la scala di difficoltà “francese”.
Questa serie di torrioni rappresentano tuttavia ottime possibilità di ampliamento, consentendo la creazione di un bel sito di arrampicata, ottimo da frequentare in particolare in inverno e nelle mezze stagioni, grazie all’esposizione favorevole. La presenza di alberi, che coprono in parte il luogo, possono tuttavia mitigare la calura estiva, inoltre una delle facce strapiombanti ne permetterebbe la frequentazione anche in caso di pioggia. In queste settimane il Gruppo ha iniziato i lavori proprio sul torrione principale e in un’intensa giornata dedicata alla spazzola, al seghetto, al palanchino e al trapano sono stati chiodati 2 bei tiri.
Insomma il progetto è arrivato alla sua parte operativa e proseguirà nella messa in sicurezza del sito di arrampicata arricchendosi di altri tiri. Il torrione principale sarà dedicato a Carlo Virando, creando così un ponte ideale tra passato e presente per far conoscere alle generazioni attuali e proiettare nel futuro la figura di questo alpinista che, partito dalla sua frazione ha spaziato sulle più alte vette delle Alpi.
I lavori, compreso un ricordo a questo alpinista tramite cartellonistica, dovrebbero essere ultimati e le pareti diventare usufruibili dall’estate 2021. A metà di un torrione laterale vi è una stretta cengia comoda per un’eventuale discesa ed è proprio qui che noi ragazzini abbiamo imparato ad appoggiare le mani sulla roccia con grande disappunto dei genitori.
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I nomi delle Frazioni citate si riferiscono a quelle del Comune di Viù (TO) nelle Valli di Lanzo.
foto:
1. aerea di Dario Regina. Preparazione delle vie di arrampicata.
2. Salendo la Dent d’Héren 1923, Archivio Virando.
3. Uja di Mezzenile anni 1920, Archivio Virando.