“Se non dovessi tornare. La vita bruciata di Gary Hemming”, alpinista fragile è un peradam prezioso, un appuntamento da non perdere, una lettura che ci emoziona e ci rende partecipi, dentro, profondamente dentro, all’improvvisa ascesa e terribile caduta di uno di noi. Un breve e fondamentale pezzo di storia della nostra società (e dell’alpinismo che dentro ci stava) raccontato come un romanzo. Come un romanzo perfetto.
Il libro, diviso in quattro parti, si avvia con un prologo: “Gary è alto, ossuto e duro. Tende al biondo senza esserlo davvero. Seduttore naturale, paralizza le sue vittime con il sorriso beffardo e gli occhi da lago di montagna.”
Prologo che apre anche la finestra temporale, gli anni ‘60, dove Gary, con tutti gli altri personaggi, si muove. Il luogo è la montagna, le montagne: Grandes Jorasses, Aiguille du Fou, Grand Capucin, Mount Rainier, Grand Teton, Sentinel Rock, Shawangunk, Orizaba, Iztaccíhuatl, Aiguille Verte, Aiguille de Triolet, Petit Dru.
E su questa guglia si svolge la prima parte del libro. Dru sta a significare qualcosa di colossale, senza punti deboli: un monolito.
“Nessuno torna a Chamonix senza una fotografia del missile di granito puntato sulle nuvole.”
Ma il Petit Dru, più del suo fratello maggiore, non è così solido come dovrebbe[1] e questa sua imperfezione sembra essere il simbolo della vita dell’americano: destinata a franare.
Se non conoscete la storia di Gary Hemming leggerete l’ultimo libro di Camanni come un romanzo romantico, nell’accezione più ampia, accorgendovi già dalla prima pagina, che si arriverà al dramma, se già avete letto[2] su questa vicenda potrete godere ancor di più della bella scrittura esistenziale e filosofica che l’autore mette sulle pagine.
Gary Hemming sembra fatto apposta per una vita spericolata, trent’anni prima di Blasco.
La prima parte racconta, nella fredda estate del 1966, del salvataggio sul Petit Dru del meccanico di Hannover Hermann Schriddel e del suo casuale compagno di cordata lo studente Heinz Ramisch. Giovani alpinisti arrivati ai piedi del Monte Bianco con pochi soldi, poche ferie e ancora meno esperienza. Sceglieranno la parete ovest con la pazzia e l’irresponsabilità di chi ha davanti ai propri occhi una Circe ammaliatrice. Finiranno nei guai. Senza più poter salire e nemmeno scendere aspetteranno gli eventi su un terrazzino di roccia a più di trecento metri dalla cresta della vetta. Trecento metri di “parete verticale, aggravati dagli strapiombi, dalle nuvole e dal vento.”
Scrittura serrata e appassionata quella che segue le vicende del salvataggio: saranno in campo gli uomini dell’esercito con una idea che si rivelerà mortale, i professori delle Guide Alpine e, stracciati ma felici, i pirati reclutati da Gary.
Mick Burke, britannico, venticinque anni, calmo e competente, conosce la via di fuga giù dalla Diretta americana; Gilles Bodin, zingaro di Parigi, spirito libero e senza paura; François Guillot, giovanissimo anche lui, un gatto che arriva da Marsiglia; Gerhard Baur, nato nel 1947, da grande sogna di lavorare nel cinema di montagna[3].
Con Lothar Mauch e Gary saranno la meglio gioventù̀. Bastardi senza gloria a cui si aggiungerà René Desmaison, la più famosa ed invidiata guida di Francia con Vincent Mercié, ventitré anni e aspirante guida. Un californiano ed un francese che si rispettano a vicenda e che hanno uno dell’altro una idea quasi mitica.
Perché “ogni alpinista è responsabile dei salvataggi in montagna. Non solo le guide, che sono pagate per i soccorsi. E nemmeno i militari, che è il loro mestiere (…) la cosa più̀ bella in assoluto è correre in aiuto di chi ne ha bisogno.”
Il salvataggio sui precipizi del Dru attirerà giornalisti e televisioni importanti: Le Figaro, Paris Match, l’Office de Radiodiffusion de la Télévision Française, dalla Germania Stern. Il pubblico vuole conoscere in diretta le sorti dei disgraziati del Dru, vuole lo spettacolo e spettacolo sarà.
“Le pupille di mare di Hemming e gli occhi persi di Schriddel e Ramisch bucano l’obiettivo. Alle undici del 21 agosto 1966 Gary diventa l’uomo da copertina.”
Sembra, fin qui, che i vincitori siano gli eroi della storia ma questa non è una storia di alpinismo.
Ispirante ,desta curiosità, la recensione aiuta a capire che il libro tratta di montagna ma nello specifico , dell’ animo di chi la vive . Molto bene lo leggerò
Bellissima recensione Davide , non mi resta che cercarlo e leggerlo sono proprio curioso di conoscere le imprese e i pensieri di Gary Hemming.
Grazie