Recensione

TUTTO CIÒ CHE È LIBERO E SELVAGGIO #2

''Tutto ciò che è libero e selvaggio'' edito da Piano B è un’antologia di testi inediti in Italia di Aldo Leopold. Un piccolo prezioso libro che si rivolge non solo a chi vive della terra, ma anche a tutti coloro che in questi tempi così devastati dal profitto e dalla violenza cercano nella natura, conforto, bellezza e pace.

Recensione di Davide Torri

Photo by Olivier Miche on Unsplash
05/07/2022
4 min

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la prima proposta di “5 libri per l’estate 2022”

Questo tempo dagli astri non allineati ha spento molte energie positive tra le persone di buona volontà,

ma la lettura del nuovo libro di Aldo Leopold, pubblicato questa primavera dalla meritoria Piano B[1], potrà certo riavviare in loro un volano che le porterà ad un felice ricongiungimento con la Natura. Ecco, quindi, il secondo libro da mettere nello zaino in questa caldissima estate. Perché possiamo razionare l’acqua ma non la curiosità.

TUTTO CIÒ CHE È LIBERO E SELVAGGIO
scritti per la salute della terra. Aldo Leopold. Piano B edizioni. Traduzione a cura di Luca Castelletti.

Abbiamo già raccontato di Leopold[2], figlio del pensiero naturalistico di Emerson, Burroughs e Whitman, uno che poteva essere al posto di Henry Fonda nell’epico film di John Ford[3], un medico della terra.

Tutto ciò che è libero e selvaggio, scritti per la salute della terra è diviso in due parti: nella prima, saggi pubblicati su riviste e giornali del tempo e, nella seconda, con un sottotitolo e visioni che sarebbero piaciuti a M.R. Stern, testi e appunti personali. Leggere quanto scritto da Leopold, uno degli anticipatori del concetto di wilderness, fa sollevare la cortina fumogena che molti professionisti della conservazione della natura hanno messo davanti ai nostri occhi per essere loro, e solamente loro, i depositari del fuoco sacro. E sulla conservazione l’autore è chiaro: è un utile e positivo esercizio di abilità e intuizione anziché una pratica negativa di astinenza e cautela. Abilità e cautela che, ad esempio, gli fa porre domande come: sterminare i lupi[4] è stato un errore? un bosco privo di lupi è considerabile un bosco a tutti gli effetti?

La vita di Leopold è, a suo modo, con le sue ferme convinzioni religiose, una vita rivoluzionaria e di rivolta, contro il tedio generato dall’approccio meramente economico nei confronti della terra. La rivoluzione fatta seguendo Vangeli anche inusuali: nella sua fattoria c’è uno stagno[5] dove numerose famiglie di contadini amano recarsi la domenica perché, scrive, nel 1940 (!) potreste trovarvi a pregare nella speranza che cada un poco di pioggia. Lo scrittore ecologista sa bene che il disastro è incombente, che la gente non cambierà le proprie abitudini per timore dello stesso e che solo lasciando spazio a curiosità e gentilezza potremo piantare larici (…) e sarà giunto il momento di mettere in atto pratiche di conservazione. Una rivoluzione, la sua, che non si accontenta di delegare allo Stato la conservazione di tutta la bellezza che un fiume di nome Giglio ci può donare, un fiume che sceglie accuratamente i suoi uccelli, che si intristisce al taglio dei suoi pini, un fiume che abita i sogni dei pescatori perché è consapevole che questa delega significa conseguenze letali in termini di progresso sociale e logoramento della stessa struttura della società.

Aldo Leopold (1887-1948)

La scrittura è leggera ma i concetti sono taglienti e drammaticamente attuali: sull’orlo del precipizio Leopold ci accompagna con una poesia lieve, pur consapevole (e noi con lui) che il raggiungimento di una completa armonia con la terra è remoto tanto quanto un mondo di giustizia e libertà per tutti(…) ciò che importa non è il raggiungimento dell’obiettivo finale ma l’adoperarsi con impegno nella giusta direzione. Insomma, si gioca la partita fino in fondo perché la conservazione ambientale è una condizione di armonia tra uomini e terra (…) un rapporto armonioso con un amico a cui non si può amare la mano destra e mozzare la sinistra.

Nella parte dedicata ai suoi scritti più personali, raccolti dal figlio nei primi anni 50, troviamo racconti brevi dove l’amore per la terra è cosa enorme: il Giglio, L’ultima battuta di caccia, Blue River e soprattutto L’armonia d’oche. Sorrido al pensiero di chi, leggendo questi racconti, si meraviglierà del fatto che Leopold era un cacciatore[6] e che scrivesse che la caccia è quasi una caratteristica fisiologica. Quella dell’americano è una caccia da gentiluomo (anche io ho un carissimo amico, medico, cacciatore e gentiluomo) dove il cacciatore è un artista che non crea e non un Nerone che trasgredisce alle norme sulla caccia, uno per cui le lingue degli usignoli non sono altro che carne.

Ultima nota riguarda la traduzione: Luca Castelletti ancora una volta ha fatto un lavoro eccellente. Luca vive in una valle del Piemonte[7] dove il concetto di wilderness lo incontri dopo i primi ripidi tornanti della strada per arrivare a casa sua. Forse è per questo che le parole di Leopold giungono a noi trasparenti e forti. Il traduttore ha fatto un lavoro approfondito di ricerca storica e filologica: senza la sua introduzione e le sue note al testo il libro sarebbe più povero[8].

Chi è la terra? Siamo noi, e non di meno il più insignificante dei fiori accarezzati dal vento.

_____
[1] La riscoperta e la pubblicazione dei libri di Leopold da parte della casa editrice di Prato è veramente una azione preziosa così come altri testi che stanno pubblicando. Mi auguro che questa piccola recensione contribuisca anche a dare loro la visibilità che si meritano.

[2] https://www.altitudini.it/cinque-libri-lestate-pensare-1-parte

[3] https://www.mymovies.it/film/1940/furore

[4] per Leopold l’incontro con il lupo, una lupa per essere precisi, è stato il confine oltre al quale l’autore ha cominciato a vedere la Natura come le leggiamo nei suoi libri oggi.

[5] la lettura di queste righe mi riporta ad un altro autore che può essere, anche lui, considerato rivoluzionario e in rivolta contro l’umanità ignorante e cieca. Scrittore, sceneggiatore e grande nuotatore Roger Deakin scrive in Diario d’Acqua un inno a stagni, piscine naturali e tutto quello che lega l’uomo all’acqua. Lui stesso, nella sua casa nel Suffolk, in Inghilterra, aveva uno stagno/fossato dove si rifugiava, anche nei giorni di pioggia, a nuotare e seminare pensieri.

[6] per Aldo Leopold ci sono quattro categorie di amanti della vita all’aria aperta: i cacciatori di cervi, i cacciatori di anatre, i cacciatori di uccelli e i non-cacciatori.

[7] In realtà Luca vive a Torino ma la sua anima e i suoi scarponi sono lì, in Alta Valsesia.

[8] Altitudini.it ha, tra i suoi amici più cari, traduttrici e traduttori che ci hanno fatto capire l’aridità dei traduttori automatici che tutti abbiamo sui cellulari. Oltre al preparatissimo Luca Castelletti, anche come autrici di racconti che sono sulla nostra libreria, Laura Bortot e Silvia Benetollo.

TUTTO CIÒ CHE È LIBERO E SELVAGGIO

Autore: Aldo Leopold
Editore: piano b edizioni
Pagine: 150
Prezzo di copertina: € 16,00

piano b edizioni

Davide Torri

Davide Torri

Insegnante di educazione fisica. Da diversi anni promuove iniziative dedicate alle terre alte (e anche alle montagne di mezzo). Ha prodotto documentari e spettacoli teatrali, organizzato convegni, incontri, mostre, costruito progetti di microeconomia alpina, pubblicato saggi e ricerche: il tutto dedicato alle montagne e alla gente che sopra ci vive (in pace). Collabora con altitudini da molto tempo.


Il mio blog | Scrivo su altitudini.it da molto tempo. Mi piace starci perché, nonostante sia virtuale, è un luogo dove la concretezza delle persone e delle montagne è sempre lì: da toccare.
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