Una sfida che non poteva rifiutare
È a questo punto, nell’autunno del 1996, che accade la provvidenziale entrata in scena di Gianni Lovato, socio del Club Speleologico Proteo di Vicenza. Un esploratore solitario messo di fronte ad un territorio impervio, che avrebbe potuto nascondere le spoglie di un altro solitario. Una sfida che Gianni non poteva rifiutare. Per la prima volta non si trattava di scoprire casualmente degli anfratti, delle cavità sotterranee forse mai calpestate da piede umano, come le oltre trecento grotte piccole e grandi rinvenute sulle Dolomiti, bensì di rendere un servizio ad una comunità sgomenta. Un servizio che solo lui poteva fornire.
Nel Veneto sono molte le famiglie che si trovano sole ad affrontare il dramma della scomparsa di un familiare, se come denuncia l’associazione Penelope, sono quasi 1600 i veneti inghiottiti nel nulla dal 1974 al giugno 2018.
Poiché il corpo non era stato ritrovato nonostante le minuziose ricerche, c’era la possibilità che Vittorino fosse caduto all’interno di un anfratto, oppure che vi fosse entrato di proposito senza riuscire però a tornare in superficie. Sebbene le ricerche effettuate da circa 200 persone su entrambi i versanti della val Fiorentina non avevano dato alcun risultato, Gianni si concentrò su quello di destra, quello dove era stata ritrovata l’auto di Vittorino lungo la mulattiera per malga Mondeval. Non appariva credibile l’ipotesi, fatta da qualcuno, che l’auto fosse stata lasciata per sviare le ricerche su una possibile fuga.
Sul Piz del Corvo trova il corpo di Vittorino
La neve mise temporaneamente fine alle battute, che ripresero nella tarda primavera del 1997. Nel frattempo Gianni aveva individuato ed esplorato 49 grotte sconosciute agli speleologi, tuttavia senza trovare tracce del disperso. Un giorno, guardando giù dal Corvo Alto verso sud ebbe una sensazione, subito tramutata nella convinzione che Vittorino non poteva che essere nei dintorni del Piz del Corvo, proprio al di sopra della sua casa di Pescul. Quello scoglio di rocce era rimasto l’unica zona che egli non aveva battuta minuziosamente. Dunque, la probabilità di trovare i resti di Vittorino sul Piz del Corvo era molto alta, praticamente una certezza.
Sulla cresta rocciosa Gianni individuò una fessura larga pochi metri, che sprofondava verso il buio. A circa 15 metri di profondità una placca di roccia liscia era attrezzata con un cordino. Più in basso, a circa 30 metri dall’imbocco, un enorme masso ostruiva la fessura. Al di sotto, nel fascio di luce artificiale della lampada frontale si materializzò un corpo riverso ormai irriconoscibile. Intorno alcuni oggetti: una corda da 50 metri, dei moschettoni, un imbrago, dei viveri (talvolta Vittorino non rientrava a casa, dormendo sulla montagna in luoghi che solo lui conosceva). Infine una testa di Madonna in bronzo.
Il recupero delle spoglie fu compito del Soccorso alpino di Selva di Cadore.
Il ritrovamento di Vittorino avvenne il 19 agosto del 1997, esattamente a un anno e 9 giorni dalla scomparsa. In una successiva esplorazione della cavità, Gianni scese in corda per circa 70 metri. A circa metà del pozzo sottostante il masso incastrato egli rinvenne semicoperti dal detrito un vecchio zaino militare, una borraccia ed un martello da roccia.
Due interessanti solitudini accomunate da un moto di ricerca, animato da un’intensa, profonda passione.
Sorge curiosità e desiderio di conoscere di più su di loro, il loro sentire, desiderio di conoscere cosa provano.
La passione che li ha animati e li anima cosa fa percepire loro? Cosa sentono quando arde la fiammella interiore e i loro passi tastano la roccia, la terra, quando lo sguardo sollecitato o no dal passo percepisce in solitaria luoghi, spazi, antri, spaccature.
Le spaccature di vita e della vita propria e altrui.
Gazzetta non lo può raccontare se non per voce dei suoi più stretti affetti. Gianni può ancora farlo.
Lui che ha saputo cercare, scegliere il momento per farlo, muoversi con sensibilità, delicatezza, destrezza, instancabilità. Chissà quante emozioni!
Due storie da conoscere di più.
Bellissimo questo blog e la ricostruzione del ritrovamento della salma di Vittorino Cazzetta. Chiunque frequenti la Val Fiorentina conosce il significato della passione di Cazzetta per la sua valle. Grata per aver letto questo bel post