Forse perché non erano, e non sono, così aderenti al mainstream.
Giovanna Zangrandi è tra queste.
Ci sono autori, in questo caso autrici, che, dopo un lungo periodo di silenzio, per una casualità tutta da scoprire, ritornano con, addirittura, tre libri negli scaffali delle librerie[1]. Alma Bevilacqua è tra queste. Alma e Giovanna sono la stessa persona[2].
Qua presentiamo Non voglio consigli, non voglio comandi per diversi motivi (non per forza nell’ordine in cui li elenchiamo): perché non è una riedizione; perché è una raccolta ben equilibrata di racconti, trenta divisi in tre grandi temi, che ci dicono molto dell’autrice, dei suoi luoghi, del suo tempo; perché la copertina è una piccola opera d’arte (e non è cosa da poco)[3]; perché Silvia Benetollo, che ne è la curatrice, è una delle autrici e illustratrici premiate (e non una volta sola) al nostro -per ora in letargo- Blogger Contest e non ultimo perché Non voglio consigli, non voglio comandi non è come quei libri di cui si dice:
«Lo hai letto, ti piace? A me no»
«Nemmeno a me, quello che lo scrive è uno dei soliti che per vita intende se stesso, sono stufa di questo brodo»
Dai manoscritti che si trovano nell’archivio custodito da Roberta Fornasier[4], a Pieve di Cadore, Silvia ha sezionato, tra i tantissimi presenti, con sensibilità profonda i racconti presenti nel libro che rappresentano perfettamente la poetica e le tematiche care alla scrittrice: racconti dalla scrittura lieve ed elegante che non riesce, o forse non vuole, celare il male di vivere della Zangrandi, i faticosi rapporti con i suoi concittadini, la personale avversione all’alpinismo spettacolo[5].
gli scalatori, (…) li sentivo estranei e lontani da certe scottanti realtà umane, chiusi spesso nelle loro esaltazioni, nei loro tecnicismi, passioni, errori, manie.
In Cadore è ancora ricordata, non solo come scrittrice ma per la sua figura polivalente, ruvida, complessa, contraddittoria e solitaria e per la sua capacità di adattarsi, resilienza direbbero oggi. Sciatrice, insegnante di scienze (come qualcun altro che ha avuto a che fare con la guerra si era laureata in Chimica), partigiana, costruttrice di rifugi alpini, giornalista, alpinista, affittacamere, ambulante. Taglialegna[6].
Non bastasse il fastidio di questi incontri, per carattere e motivi miei, detesto i ricordi, le nostalgie, ho sempre vissuto di presente, buono o tristo che sia.
Ciao a tutti. Ho letto “ I Brusaz” della stessa autrice ed é un racconto che fa male tanto é schietto. Per compensare ho dovuto guardare una raccolta di “Willy Coyote” che anche lui é sfortunato ma almeno si sorride.