Offrono cibo nei templi e lungo la strada, per i pellegrini, per i sadhus in stato di rinuncia che abitano ai piedi della Montagna, o semplicemente, per te che non importa chi sei, in cosa credi, se hai fame, ma sei lì a chiedere di mangiare. C’è una biblioteca in cui puoi prendere in prestito tutti i libri che vuoi semplicemente annotando il tuo nome e il titolo del volume su un quaderno. Sulla prima pagina c’è scritto che Arunachala sa che tu li riporterai indietro. Lascio la bicicletta parcheggiata ovunque, dalla strada più trafficata al vicolo più remoto senza lucchetto e la ritrovo ogni volta che torno, a qualsiasi ora.
Mi accorgo che abitare un luogo che ti dà fiducia infonde un senso di conforto, incoraggiamento e anche responsabilità nel meritarsela. La fiducia concessa ti mette di fronte a te stessa, alla sincerità delle tue azioni. Il luogo ha l’innocenza di un bambino, la premura di un genitore, l’autorevolezza di un maestro. Così la forza del discepolo è proporzionale alla fiducia che il mentore ha riposto in lui. La voce che dice tu puoi, riesci, ce la fai, si integra al sé attraverso l’amore. Su quella certezza, quella calma, la responsabilità diventa la gioia dell’espressione di sé al resto del mondo.
Torno a casa la notte pedalando nel buio e so che nessuno mi può investire, derubare, denudare, uccidere.
Grazie.
E nient’altro …
«Funziona bene perché dietro non c’è l’ideologia di costruire una realtà idilliaca, né un progetto benefico, né l’alibi di qualche teoria economica. È semplicemente lasciare che la generosità si manifesti in terra, come naturale che sia. Sono gli esseri umani capaci di canalizzare la ricchezza divina o cosmica o terrena o da dove si preferisce farla provenire, moltiplicandola nel dividersela. Creature che compiono miracoli. Qui se muori non si dice che sei morto, ma che sei stato assorbito dalla Montagna».
Molto bello. Grazie.