Una delle attività più semplici e gratificanti per godersi la montagna in ambiente invernale è sicuramente lo scialpinismo, si riescono a coprire grandi distanze in poco tempo e grazie agli sci è possibile raggiungere con facilità alcuni luoghi che in altro modo spesso richiederebbero molti sforzi.
Per motivi legati ad altre mie attività e complici le scarse nevicate e il caldo arrivato presto, quest’anno mi sono perso quasi tutta la stagione scialpinistica invernale, quella dei curvoni sulla neve farinosa. Sapevo però che la stagione scialpinistica non era ancora finita e stavo aspettando solo le giuste condizioni per fare una salita più di stampo primaverile che mi potesse ripagare, almeno in parte, di tutte le occasioni perse durante l’inverno.
Reduce da giornate di arrampicata in Val d’Adige, zona che seppur stupenda di montagna ha ben poco, avevo proprio voglia di stare un po’ in montagna con la M maiuscola. Venerdì 22 marzo le condizioni sembrano essere buone e decidiamo, assieme ai soliti compagni di sciate (Ste, Ruggi e Mike) di salire la Civetta per la via normale e di sciarla per la stessa. Un itinerario logico ed evidente dalla Val di Zoldo, soprattutto d’inverno quando la neve si deposita sui punti meno ripidi della parete est, crea uno scivolo perfetto che parte esattamente dai 3220 m della cima ed arriva giù in paese, interrotto solo dal Passo del Tenente che, in estate, è percorribile con un breve traverso esposto attrezzato a ferrata.
Partiamo come al solito il venerdì sera dopo lavoro, direzione Casera della Grava (1620 m), nei pressi del Passo Duran, con la speranza che la strada che porta fin lassù sia sgombera dalla neve. Sfortunatamente la strada non è percorribile in macchina e quindi decidiamo di scendere a dormire a Pécol (1400 m). Dovremmo fare più dislivello in salita, ma almeno avremo il vantaggio di sciare fino al parcheggio, sfruttando l’ultima parte delle piste.
La sveglia suona presto e poco dopo le 3 stiamo già risalendo le piste sotto la luce riflessa della luna piena. Prevediamo sia una giornata molto calda e per la nostra sicurezza è necessario iniziare la discesa prima che la neve diventi troppo molle. Mentre risaliamo le piste guardiamo la cima della Civetta illuminata dalla luna e ci sembra lontanissima, ma nonostante le poche ore di sonno siamo carichi e soprattutto felici di vivere questi momenti.
Ci allontaniamo delle piste ed usciamo dal bosco. Rapidamente siamo a quota 1800 metri, in prossimità dell’inizio della teleferica di servizio al Rifugio Torrani, cominciamo a salire un ripido canale di neve gelata che poi si rivelerà un canale sbagliato e che ci costerà la perdita di una buona mezz’ora e un almeno centinaio di metri di dislivello. Nel frattempo sbuca il sole da dietro l’immenso Pelmo e per pochi minuti le pareti si colorano di un indescrivibile colore rosso come solo qui nelle Dolomiti si può ammirare.