Il caldo era opprimente e la maglietta gli si era appiccicata alla pelle. Pinzandosela tra le dita, cominciò ad agitarla avanti e indietro in cerca di refrigerio e nel mentre buttò un occhio verso valle. Suo padre e suo nonno ancora non si scorgevano. Intorno, invece, pietre, rocce e un viavai confuso di escursionisti: qualcuno discendeva, altri erano appena arrivati, altri ancora si godevano semplicemente il sole. Qualche insetto nell’aria e nulla più.
Entrò nella struttura e venne subito schiaffeggiato da una corrente ancora più calda e umida. Le tavolate erano piene per metà. Chi leggeva, chi parlava, chi sorseggiava qualcosa. Individuò un angolo libero verso il fondo e si sedette. Alle pareti una grande cartina geografica della zona e diverse fotografie. 1980, 1991, 1998, 2008, 2018, 2029. Cominciò a scrutarle una ad una, stupito e incuriosito. Stambecchi, camosci, neve e ghiaccio in ogni scatto. Gettò lo sguardo oltre la finestra che si apriva alla sua destra. Pietre e rocce, arbusti e una piccola cascata. Di neve neanche l’ombra.
«Eh ragazzo….Quelli sì che erano bei tempi». Giacomo si voltò di scatto e vide un uomo con la barba bianca e la pelle scavata dal sole. In testa un paio di occhiali scuri, addosso una semplice canotta chiara.
«Era il 1996 quando mio padre prese per la prima volta la gestione del rifugio. Un azzardo che mia madre non gli ha mai perdonato. Dopotutto ai tempi la stagione durava quattro mesi scarsi».
«Come mai? C’era meno gente che saliva fin quassù?»
«Non proprio» bofonchiò il vecchio scuotendo la testa. «Da ottobre a maggio inoltrato c’era la neve».
Gli occhi di Giacomo s’illuminarono d’improvviso. La neve era il suo fenomeno preferito, anche se a Torino si faceva ormai vedere di rado. Un paio di centimetri bagnati ogni tanto, non di più.
«Ma non si poteva venire lo stesso?»
L’uomo strinse le labbra e strozzò un sorriso, quindi si sedette accanto al giovane.
«Ragazzo mio, non stiamo parlando di un paio di centimetri, ma di metri e metri di neve e di ghiaccio, spesso trascinati giù da enormi valanghe. Il sentiero spariva e si trasformava in una parete ripida e scivolosa, con uno strapiombo di trenta metri. E poi la strada la chiudevano alla fine del paese. Nessuno si sarebbe mai fatto dieci chilometri di salita in quelle condizioni.»
«Ma questo fino a quando?»
Quello inclinò la testa e si sfiorò la barba, come a voler interrogare la memoria rovistando tra i ricordi.
«I cambiamenti sono stati costanti ma graduali fino al 2018, anno più, anno meno. Poi d’improvviso si è rovesciato tutto e oggi ci ritroviamo con un clima che non ha nulla a che vedere con quello di un tempo».
«In che senso? Non nevica più?».
L’uomo si piegò in avanti quasi in segno di riconoscenza verso quel suo nuovo giovane amico, così attento e curioso.