Un’altra sorpresa ci attende: una magnifica foresta secolare di cirmoli o detti anche cembri. Alberi maestosi, molto pregiati e preziosi dal punto di vista naturalistico!
La Croda Rossa ci sorveglia alle spalle e qui Diego mi racconta la leggenda che da il nome, ma soprattutto il “colore”, a questa magnifica e caratteristica montagna:
“Si narra che in una grotta poco sotto la Croda Rossa vivesse un’anguana: una creatura leggendaria abitante delle montagne, in simbiosi con la flora e la fauna, legata all’acqua e dalle sembianze umane. Un giorno passò da quelle parti una donna del posto assieme alla sua piccolina appena nata. Purtroppo la madre morì improvvisamente e la vecchia anguana adottò la bambina, chiamandola Moltina. La frugoletta così cresceva tra le splendide valli ampezzane, cresciuta dalle marmotte tanto da apprenderne i modi e la loro lingua, fino ad essere in grado di trasformarsi in una di loro.
Un giorno il principe della casata dei Landrines, andando a caccia su questi monti, incontrò Moltina, se ne innamorò, la portò nel proprio castello e se la sposò.
Qui Moltina visse molto felice condividendo le gioie con le amate montagne, le amiche marmotte, spensierata tra fiori delle splendide valli.
La ragazza però, viste le sue umili origini non era vista di buon occhio.
Una sera, a corte, venne organizzata una grande festa. Ad un certo punto venne chiesto ad ogni invitato di raccontare la storia dei propri antenati. Arrivato il turno di Moltina ci fu scena muta: la ragazza non aveva degli avi e si sentiva molto in imbarazzo. Così tanto in imbarazzo che diventò paonazza e scappò dalla vergogna.
In quello stesso momento la montagna che si vedeva di fronte, quella più legata a Moltina e ai suoi sentimenti, cominciò a tingersi di un rosso vivo come il suo viso: da quel momento il suo colore è rimasto quello per sempre ed è diventata la Croda Rossa!
Il principe seguì Moltina sulla montagna e insieme iniziarono a formare la propria famiglia: la futura dinastia dei Fanes”.
Sarà grazie a questo splendido racconto leggendario e al fantastico bosco di cirmoli ma i luoghi che stiamo osservando, sui quali stiamo camminando sembrano davvero incantati!
Passando in mezzo a questi alberi che avranno sicuramente assistito agli spostamenti nelle retrovie della Grande Guerra, intravediamo il Cason de Lerosa.
Non vediamo l’ora di immergerci con la testa nell’acqua fresca delle sorgenti per rinfrescarci e dissetarci, l’acqua infatti è ormai finita per entrambi. Cerchiamo la sorgente, ma restiamo delusi: il greto è asciutto! Per fortuna a pochi passi dal Cason è stato creato un abbeveratoio recintato esclusivamente ad uso umano, il resto dell’ambiente circostante è ad uso esclusivo delle mucche al pascolo e dei cavalli selvaggi che lo popolano.
Ora l’escursione volge al termine e, imboccando il primo sentiero segnato della giornata, la mulattiera segnavia 8, percorriamo la Val di Gotres. Chiudendo l’anello torniamo al parcheggio. Oltre 1400mt di dislivello positivo, 20 chilometri, circa 9 ore di escursione in uno dei luoghi meno ospitali delle Dolomiti Ampezzane.
Un’avventura, a tratti folle, resa epica dalle difficoltà trovate, dall’esplorazione autentica, dalla vera faccia “selvaggia” di queste montagne ormai preda di un turismo di massa sempre più prepotente.
_____
foto:
1. L’anfiteatro formato dalla Croda Rossa e la Pala de Ra Fedes visto dalla forcella Colfiedo.
2. La Croda Rossa in tutto il suo splendore vista dal Valon de Colfiedo.
3. Dalla forcella Colfiedo, verso Sud-Est, la vista delle mitiche Tre Cime di Lavaredo e le Dolomiti di Sesto.