«Era il 1963, mese di luglio», inizia così in una piovosa serata d’autunno il racconto di mio padre che riguarda un luogo da noi sempre frequentato e che da anni, cioè fin da bambino, porto nel cuore, per piacevolezza, naturale ospitalità ed inoltre per i cordiali e amichevoli rapporti che si sono creati ed amplificati con famiglie locali nel corso del tempo.
«Dopo un viaggio durato molte ore», prosegue «sai allora non esistevano ancora le comode e veloci autostrade e noi, provenendo dalla Liguria, dovevamo attraversare l’Appennino fino a Parma e da lì paesini e cittadine dell’Emilia e su su, Veneto, Trentino e Alto Adige. Alla sera, dopo oltre dieci ore, su una scomoda e lenta Fiat 600, ecco Ponte nelle Alpi e ancora un paio d’ore per arrivare in Val Gardena».
E’ iniziato così il lungo rapporto che per tre generazioni ha legato la mia famiglia a questa amata, splendida valle altoatesina.
Da allora, negli anni, una continuità di presenze estive ed invernali, stupende sciate su piste magnificamente gestite e curate, contornate da affascinanti montagne amiche.
Questa l’infanzia di mio padre, al cospetto del Sassolungo e del Gruppo del Sella. Non poteva certamente mancare una mia investitura naturale tra i grandi amanti della natura, delle montagne, dello sport. Ho ritrovato, tra le tante fotografie, alcune dove io, a tre mesi, ero dentro un marsupio, nel settembre 1995 (da pochi giorni era venuta a mancare mia nonna, amica di tanti a Selva). Dal marsupio, nel giro di poco tempo, appena in grado di camminare, da solo, soddisfazione entusiasmo e vive emozioni, ero indipendente. I miei genitori mi portavano dovunque: rifugi, serate folkloristiche, spettacoli e ancora incontri con guide e alpinisti.
Avevo preso l’abitudine nelle assolate mattinate estive a uscire da solo e me ne andavo col mio berrettino appoggiato di sbieco sulla testa in giro per il paese, dove oramai mi conoscevano in tanti e mi chiamavano “Baggio“ come l’allora bomber della Juve. Rientravo a casa dopo un paio d’ore con cioccolatini, caramelle e squisiti schuttelbrot, con un senso di totale libertà ed indipendenza.
Quanti giochi, senza condizionamenti, con l’amica Gloria S. spesso in casa dell’una, ora in casa dell’altro e poi, quando nevicava via a spazzare o pulire i sentieri vicini. Tanti amichetti, e specie in estate, correre e rotolarsi nei prati verdi e profumati, ed ancora il contatto con coniglietti, vitellini, pulcini, quasi una favola.
Penso di aver trascorso momenti molto belli e positivi, andavo a cercare nei fitti boschi i luoghi dove vivevano gli gnomi, che però non si mostravano in quanto nella quiete totale, sentivano movimenti e rumori, come mi raccontava il nonno, che, nella stube o seduto su una comoda panca all’esterno, tratteggiava o dipingeva con le tempere, vedute, boschi, montagne, alberi, su bianchi fogli da disegno.
A tre anni, poi, dopo essermi entusiasmato per la velocità ed il vento, chiuso nel marsupio, sulle spalle di mio padre, ho incominciato a muovere i primi passi con gli sci piccoli da bambino, piano piano, sempre più sicuro e tranquillo. Entusiasmo alle stelle, sicurezza sempre maggiore.
Cunette, dossi, scioltezza nei movimenti, scorrevolezza. Sciare insieme agli amici del posto, una bella opportunità, tutto veniva acquisito con grande naturalezza.
La sera, stanchi ma contenti, si rientrava ognuno nelle proprie case e dopo un po’ ancora fuori a giocare.