Non si trattava però della solita escursione a cui erano abituati, questa volta infatti non sapevano bene cosa aspettarsi da quel versante esposto a nord e soprattutto non potevano immaginare quello che avrebbero trovato una volta raggiunto il punto panoramico finale. L’itinerario lo avevano valutato e studiato con giudizio i giorni precedenti e sicuri del meteo stabile e del bollettino valanghe favorevole non restava altro che coprirsi adeguatamente, controllare l’attrezzatura, mettere le pelli agli sci e salire per un migliaio di metri in quella mattina ancora troppo fredda, complice il sole tardivo nascosto dietro le montagne più alte che costringeva tutta la valle a restare nell’ombra.
Erano eccitati all’idea di rivedere le Tre Cime in inverno che non avevano ancora mai visto. O meglio, le Tre Cime di Lavaredo le conoscevano bene ovviamente per fama ma soprattutto perché le avevano già raggiunte in altre occasioni: fu infatti una delle loro prime escursioni da neofidanzati, quando scelsero di dedicare l’ennesimo weekend alla montagna e alle storiche Dolomiti. In tempi diversi, poi, le avevano toccate con mano da bambini accompagnati chi dai genitori e chi dal gruppo degli scout di appartenenza ma per entrambi, in quella prima volta che si perdeva lontana nella memoria, la maggior soddisfazione fu solo quella di toccare la cima per mangiare il meritato panino che conservavano gelosamente nello zainetto.
Quasi giornalmente non mancavano poi le occasioni per vedere e rivedere e rivedere le tre maestose torri a ogni ora del giorno proposte e postate compulsivamente su Instagram da chiunque. Ma questa volta era diverso. Questa volta avrebbero tentato una salita invernale, con la neve alta, quando i turisti non ci sono più e rimane solo il silenzio interrotto dai respiri affannosi della fatica.
A questo proposito i due giovani partiti di buon’ora alternavano con cadenza regolare il movimento coordinato di sci e bastoncini guadagnando dislivello a poco a poco mentre si guardavano attorno incantati da un ambiente così unico e selvaggio. Sulla sinistra tutta l’imponenza ombrosa del Monte Paterno, dall’altro lato alberi imbiancati che vivevano la loro stentata vita ai margini del percorso.
Ciao Luca,
Mi hai fatto venir voglia di avvicinarmi a loro e vivere un tratto corto ma simile!!!
Ora ti ho capito.
Grazie
Grazie a te per queste parole che sono d’ispirazione a me per fare di nuovo del mio meglio!
Le Tre Cime sono trascendentali, assolute. Lo spazio aperto intorno a loro ne esalta ancor piu’ la bellezza.
Bel racconto, grazie
È esattamente come dici tu Umberto.
Grazie
Bello, letto tutto d’un fiato.
Continua così.
Grazie mille Michela, farò del mio meglio per rendere in parole le emozioni