La cittadina, in precedenza appartenente al regno di Polonia, alla nascita di Conrad si trova sotto il dominio zarista. Trascorre l’infanzia tra difficoltà e assenze: la madre Evelina muore in giovane età e il padre Apollo, un nobile poco abile nel gestire le sue terre, è più portato per la letteratura; è anche un appassionato sostenitore dell’irredentismo contro l’impero russo. Dopo la morte del padre, per evitargli un lungo arruolamento forzato nell’esercito dello zar, obbligatorio per i figli degli irredentisti, lo zio Tadeusz lo aiuta a raggiungere la Francia e a imbarcarsi come passeggero a bordo di una nave diretta in Martinica. Il giovane, del resto, aveva più volte manifestato il desiderio di andare per mare verso paesi lontani, per una brama di avventure acquisita leggendo i libri di Louis Stevenson, Fenimore Cooper, Samuel Coleridge.
È così che inizia la prima vita di Joseph Conrad, in viaggio per tutti i mari del mondo, conseguendo nel corso degli anni il grado di capitano di una nave, attraversando tempeste e bonacce, superando pericoli di ogni tipo. Il primo veliero su cui riuscì a salire era un brigantino battezzato Mont Blanc. Una coincidenza interessante se si pensa che i suoi libri, scritti durante la sua seconda vita, nella campagna inglese, saranno appunto letti e apprezzati anche da molti uomini di montagna. La solidarietà tra i «piccoli uomini» che reggono la rotta di un vascello somiglia molto a quella che unisce una cordata di scalatori. Come scrisse Cesare Pavese: “Conrad mantiene davanti all’enigma, all’angoscia del vivere, una ironica e rassegnata alterezza; alza le spalle e a denti stretti, se pur non convinto, sta sulla breccia e dà una mano, sempre distaccato, sempre corretto. I piccoli uomini che, febbricitanti e risoluti, tengono duro in questo racconto sulla bella nave stregata – gli umili e sorridenti che, senza un gesto, s’immolerebbero per i compagni – escono da una stirpe di coraggiosi, non di santi”.
Forse perché le doti che servono in mare – coraggio, solidarietà e lealtà verso i compagni, tenacia – sono indispensabili anche in cordata sulle vette. Cos’hanno in comune alpinisti e marinai? Oltre all’amore per la libertà e per gli ampi orizzonti?
Il pugno di uomini racchiuso in un piccolo vascello nell’oceano o legato su una parete di roccia e di ghiaccio si salva solo se, oltre a competenza e doti tecniche, c’è intesa e fiducia reciproca. Se c’è consapevolezza di un destino comune, verso il quale tendere con tutte le forze. Nessun uomo si salva da solo. Il capitano Mac Whirr di Tifone porta in salvo i suoi uomini, superando l’uragano, come il sergente maggiore Mario Rigoni Stern guida i suoi attraverso la steppa innevata, per superare l’accerchiamento e portarli a baita. Del resto, proprio Rigoni quando da ragazzino era scappato di casa in una notte d’inverno, aveva riposto nello zaino niente di più che un pezzo di pane, uno di formaggio, e Tifone di Conrad.
Cos’hanno in comune alpinisti e marinai?
Oltre all’amore per la libertà e per gli ampi orizzonti?
Una lettura così bella ,alle sette del mattino ,ti concilia con il mondo e fa partire bene la giornata. Complimenti Giuseppe, grazie. Cecilia
Grazie di cuore Cecilia
Meravigliosa narrativa, la classe non è acqua, e Mendicino ne ha da vendere. Bravo!
Grazie Morena, davvero grazie.
Stupenda citazione: “Nelle tremule terre che esalano l’estate, il giorno è invisibile tanto è bianco. Il giorno è una striatura crudele su una persiana, un fulgore nelle coste e una febbre nella pianura. Ma l’antica notte è profonda come un vaso di acqua concava. L’acqua si apre a infinite orme, e in oziose canoe, davanti alle stelle, l’uomo misura il vago tempo con il sigaro. Il fumo confonde di grigio le costellazioni remote. Ciò che è immediato perde preistoria e nome. Il mondo è un certo numero di tenere imprecisioni. Il fiume, il primo fiume. L’uomo, il primo uomo”… grazie Giuseppe!
Sì. è bellissima, e stranamente poco nota. Grazie a te Alessandra
Ho viaggiato tra le onde sentendomi esploratrice delle parole. È sempre un piacere ritrovare Conrad e andare oltre con nuovi spunti e chiavi di lettura, grazie!
Buongiorno
sto leggendo “Mario Rigoni Stern, vita, guerre, libri” di G.Mendicino e desidero fare arrivare il mio grazie per aver scritto questa opera. Da leggere, con cura e attenzione, per conoscere ancora meglio questo uomo meraviglioso che è stato Mario Rigoni Stern. Ho letto i suoi libri negli anni e, per trovarlo un po’, ho visitato una decina di anni fa fa il suo altipiano, le sue montagne, il suo paese. Ho promesso a me stessa di ritornare, più desiderosa di prima, grazie a questo libro. Scritto in maniera delicata, con grande rispetto e stima- Lo consiglio a tutti, specie ai ragazzi. GRAZIE di cuore.
Orietta