Cuoco, malgaro, muratore, educatore ambientale, bidello …
Ci racconta Giulio di essere in pensione da pochi mesi, l’ultimo lavoro è stato il bidello nelle scuole della zona, ma nella sua vita o, meglio, nelle sue vite, ha fatto di tutto. Si è addirittura candidato come consigliere comunale, in uno dei suoi tentativi di vita più tradizionale. Ora aiuta la figlia nella costruzione della nuova casa a Feltre, coltiva i suoi ortaggi e non ha smesso di viaggiare. Quando può parte senza biglietto di ritorno.
Tra i tanti lavori che ha svolto c’è anche quello di cuoco al rifugio Colbricon, presso i famosi laghetti vicino al passo Rolle. Ma la sua storia di cuoco ha origine più lontane, quando seguì un’amica in Svizzera, nelle Alpi Bernesi, alla fine degli anni Novanta. Qui era il mithilfe, l’aiutane in una malga nell’Oberland Bernese, zona della Svizzera ad influsso tedesco. «Si lavorava come nelle vecchie malghe in Italia, il pavimento di pietra, senza mattonelle sui muri, ma i controlli sulla produzione del formaggio erano molto rigidi».
Ogni giorno Giulio aveva a che fare con un calderone di 500 litri dal quale veniva prodotto un formaggio molto ricercato, l’Hobelkäse, da tagliare a scaglie con uno scalpello, un lavoro e una tecnica precisa. E lì, poco a poco, Giulio si è trovato a gestire la malga in completa autonomia, a fargli compagnia cinquanta mucche, cinquanta manze, tre maiali e nessun aiutante o un cane a dargli una mano a radunare il bestiame! Giulio qui passò due estati per quattro mesi, mentre d’inverno si spostava nei Pirenei francesi, ad Ariége dove abitavano dei contadini nomadi. Faceva il muratore e costruiva case di argilla, paglia e legno, oltre a lavorare nelle fattorie.
Torna a lavorare, qui vicino a Lamon, nella Val di Seren, nella fattoria didattica l’Albero degli Alberi, la prima della provincia di Belluno che è anche un agriturismo, una lungimirante idea di Leonardo Valente. In questo posto, non così facilmente raggiungibile, arrivavano autobus colmi di ragazzini curiosi e desiderosi di vivere una giornata immersi nella natura e incantati dal nostro cantastorie Giulio. Ai bambini Giulio mostrava la coltivazione del fagiolo, raccontava della fauna locale, descriveva le piante e i loro benefici. Dipingevano tutti assieme e costruivano capanne con grande stupore degli anziani del luogo, vicini di casa della fattoria, increduli di quel magico mondo che solo la personalità di Giulio poteva creare e rendere così reale. Così reale che – ci racconta Giulio tra le risate – da andare spensierato nel supermercato del paese a fare la spesa con il volto ancora dipinto di mille colori, come un indiano. «Mica cosa che capita tutti i giorni! I bambini erano così non volevano più ritornare a casa e costringevano i genitori a tornare». Si era creato uno spirito magico, la storia, il coinvolgimento, tanto che i bambini trascinavano anche i loro genitori in quel mondo puro e totalizzante tipico dell’infanzia.
Complimenti e stima a Giulio ultimo tenace testimone di una montagna resistente purtroppo in via di estinzione… ma complimenti davvero anche all’autrice Luana che ha saputo riportare con passione e poesia questa preziosa testimonianza.
Bellissima testimonianza. Pensavo che la frazione dei Bellotti fosse disabitata. Invece vi resiste un uomo che non possiamo dire solitario perché è sempre pronto a partire per luoghi lontani, tornando però sempre ai Bellotti.
Provo ammirazione per questa persona coraggosia e mi congratulo con la brava intervistatrice,
Per chi vive in una valle senza albe ne tramonti, diventa una compulsione partire verso ampi orizzonti sia geografici che mentali, ma l’estate, con i suoi arcobaleni è bella anche qua. A presto…
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è stato per me un grande piacere conoscere Giulio e poter raccontare la sua storia, grazie!
Salve, mi chiamo Germano Cecco io conosco di persona Giulio Tolardo una vita passata que e là per Lavoro, e anche da esploratore. Auguri per la pensione.
Germano
Grazie e come si dice: “è meglio aggiungere vita ai giorni, che giorni di vita”.
L’anima di Giulio e dei Bellotti è ben rappresentata da quel dipinto raffigurante un viandante-pellegrino in cammino al motto di “LENTIUS-PROFUNDIUS-SOAVIUS” posto all’ingresso della sua casa-rifugio-eremo. Il cammino come metafora della vita. Mi congratulo con Luana e con Teddy per questo ottimo e realistico affresco su una frazione sperduta e perduta e su Giulio, un resistente ritrovato che ne tramanda le antiche memorie.
Grazie fratello pellegrino per la solidarietà e le belle foto che hai messo a disposizione. Buon cammino sempre….
Intorno agli anni ’50 questa frazione faceva parte del comune di Cinte Tesino. Ricordo che mio padre mi raccontava che erano venuti fin qui a prendere voti per l’elezione del sindaco di Cinte. Non so quando i Bellotti sono passati sotto Lamon, perchè la montagna su cui sorge la frazione appartiene ancora al comune di Cinte. Mi informerò. Bellissima questa intervista e splendida la figura di Giulio, sicuramente ultimo nel suo genere.
Veramente i Bellotti dopo il 1866 sono diventati italiani, veneti, lamonesi…comunque grazie
Sono stato ai Bellotti la prima volta quando c’era ancora Maria che ci offrì il caffè, poi si fece buio, era inverno, non avevamo la pila e ci regalò una candela per illuminare il sentiero, che facemmo ovviamente nell’oscurità, fu un’esperienza incredibile…
Maria morì il giorno di Pasquetta del 1992
Je viens de lire avec un grand intérêt cet article sur Giulio ai Bellotti, c’est là que grandi en partie chez ma grand-mère Teresina Bellotto. Je suis heureuse de voir qu’un “loup solitaire” y vit désormais. J’habite en France près de Lyon. Adriana
Giulio è il mio cugino preferito, cresciuti lontani uno dall’altra siamo però sempre rimasti in contatto. Ad unirci l’amore per i viaggi che io ho più che altro sognato e lui realizzato. A una cartolina che ci mandò dal cammino di Santiago debbo la decisione di fare quel pellegrinaggio, una delle esperienze più gratificanti vissute con mio marito.
Buona vita ai Bellotti e mantieni la promessa, il lago e la Grigna ti aspettano
Grazie e tanto coraggio.
Siamo saliti insieme sul monte Kenya (Punta Lenana, m.4985). Vecchi amici di avventure.
Là in cima celebrasti una Messa indimenticabile. Auguri per il tuo libro
Che bello vedere questo articolo dove ci sono le foto della mia bisnonna Maria. Purtroppo quando si diceva Maria nessuno sapeve chi era. La chiamavano sempre Maria Skitat. Quando andavo a trovarla in montagna mi sembra essera da HEIDI. Ho tanti begli ricordi di lei. Grande questo articolo
Ho lavorato un po’ di anni in rifugio con Giulio. Me ne ha raccontate tante di storie leggendarie fuori da ogni convenzione, tutte contraddistinte da una profonda e potente presenza della vita e da una lieta inquietudine. Si è concesso tutte le possibilità di essere, e ha cambiato strada ogni volta che lo sentiva necessario.
Dante scriveva nel canto I°:
“onde si muovono a diversi porti
per lo gran mar de l’essere, e ciascuna
con istinto a lei dato che la porti”.
Ciao corvo errante! (così lui si definiva con me).
Goditi potere e bellezza della tua saggezza.
Tutti siamo capaci di inventare il futuro, ma solo chi è saggio può creare il “proprio” passato. (Vladimir Nabokov)
Grazie di Cuore a Luana per la sua preziosa testimonianza.
Caspita, mi hai sorpreso Luca. Ho nostalgia delle belle stagioni al rifugio, eravamo una squadra formidabile, in primis la Giuliana.
Passa a trovarmi.
Grazie
Quando ero bambina andavo ai Pugnai da mia nonna Anna Maschio, ai Bellotti avevamo due zie, Lisetta con una figlia” Marinella” e la zia Tranquilla sposata con Albino Bellotto e genitori di tre figli, miei cugini, Margherita, Vittorio e Ferdinando. Mia zia Tranquilla abitava nell’ultima casa del villaggio. Ho dei bei ricordi, Campi di mais, fragole, lamponi, polenta e formaio fritto. pensavo che il borgo fosse deserto, invece con piacere scopro che è abitato da Giulio, che non conosco, ma che ha lo stesso cognome che ho io. Mi chiamo Anna Tollardo, e vivo in valle d’Aosta. Un caro saluto all’unico abitante Giulio
Il paese è tutt’altro che desolato. È ben curato da tutti quelli che hanno casa quassù. Tante colture e fiori, prati sfalciati, sentieri agibili.
Ognuno fa con amore come fosse una piccola Heimat.
Alcuni anni fa ho avuto il piacere di conoscere Giulio, è davvero una persona speciale, con i suoi racconti e davanti a un buon caffè in breve tempo ti porta dai Bellotti a girare in tutto il mondo, è veramente bello sentirlo parlare
Ciao. Mi chiamo Luiz Claudio Bellotto, brasiliano con cittadinanza italiana dal Lamon. Il papá del mio bisnonno si chiamava Luigi Bellotto, nato ai Bellotti di Lamon nem 1857 e venuto in Brasile com la moglie Teresa, suo papá Giovanni Bellotto e la Mamma Catterina Corona. Tutti nati a Lamon e Bellotti. Hanno lasciato il paesello Bellotti nel 20 dicembre del 1877 e arrivati al Brasile in gennaro del 1878. Breve, si Dio vuogle, sarò a Lamon per conoscere Bellotti, chissà Giulio e la terra dei miei antenati. Giulio, bravo per scrìvere queste belle sotie.Distinti saluti. Se alcuni vuogle parlere con me, mio telefono è (55 Brasile) 45 999 77 48 00
Una testimonianza bella, vera, raccontata con grande cura e passione. Giulio ha un’anima di cui il mondo ha bisogno.
Du wachst nun über diesen verlassenen Weiler, sprichst mit den Tieren und weniger mit den Menschen. Ein schwieriger Weg. Man muss die Vergangenheit loslassen und mit ihr Frieden schliessen. Ich wünsche Dir eine gute Reise
Complimenti per questo articolo, prezioso per iniziare a conoscere i luoghi e la loro storia. Per capire la proposta di una diga sul torrente Vanoi, bisogna risalire a piedi la strada della val Cortella, o meglio quello che rimane di una strada molto utilizzata in passato; e capire, osservare, pensare. Abbiamo una valle verde, incontaminata, ricca di vegetazione, animali, acqua, storie personali e collettive, scrigno di affetti e relazioni. Incredibile quello che vorrebbero costruire quassù. Grazie per questo articolo che diffonderò perché trasmette il passato ed il presente del luogo. Giulio ci siamo visti di sfuggita ieri, ero con due amici. Sicuramente verrò a trovarti con più calma in un’altra occasione. Saluti da Renzo