Ecco, guarda dove c’è quella mezzaluna sulla placca più chiara… proprio lì accanto sale la via… l’ho aperta tanti anni fa, ma continuo ad esplorare queste pareti, mi diverto troppo a tracciare. Per questo ho sempre con me un binocolo nello zaino, studio, pianifico. Sai, la prima fase preparatoria di una salita è quella del sogno e sognare mi tiene giovane».
Con Gregor siamo legati ad un filo di naylon da un paio d’ore e tra un tiro e l’altro non ha mai smesso di parlare, mi racconta delle sue montagne. La Val Gardena è la sua casa, c’è nato, ci gioca, ci vive da sempre e la rispetta da più di 60 anni, tra gioie, dolori e piccole conquiste.
Il suo impegno più grande è quello di trasmettere agli altri tutto questo suo amore per il “mondo verticale”, per questo paesaggio incantevole che ha il privilegio di toccare, di graffiare, di accarezzare, di osservare e di respirare ogni giorno.
I catores, uccelli umili ma dal grande valore
Gregor è un uomo dal capello brizzolato, di media statura, sempre sorridente e positivo che porta sul volto il colorito sano della guida alpina. Osservo le sue mani muoversi con sicurezza sugli appigli che conosce a memoria, assomigliano a delle forti tenaglie e sembra danzare, tanta è la grazia con cui muove mani e piedi sulla roccia.
Gregor oltre ad essere guida alpina è maestro di sci e fa parte del soccorso alpino della Val Gardena. È un membro dello storico gruppo alpinistico dei Catores, tutti alpinisti di alto livello che hanno compiuto e compiono numerose ascensioni di estrema difficoltà, nelle Dolomiti e sulle più famose catene montuose dell’intero pianeta. Fin dagli anni ‘50 i Catores sono stati il punto di riferimento per l’organizzazione e la direzione dei soccorsi tra le montagne della Val Gardena, insieme ai soccorritori della Val di Fassa. Cator è il nome ladino della coturnice, un uccello che vive tra i ghiaioni e le creste ai margini superiori dei pascoli, sotto le grandi pareti. Si trova spesso appollaiato tra i mughi, dove si legano appunto le cordate di alpinisti prima di affrontare una via, ma è anche un volatile che simboleggia la rapidità di movimento, con un caratteristico volo veloce in picchiata come quello che contraddistingue le squadre del Soccorso Alpino quando si lanciano in una nuova emergenza senza tentennare. Un uccello umile, ma dal grande valore.
Vedi l’aconito napello? E’ tanto bello quanto velenoso
Al momento siamo sulle Cinque Dita nel Gruppo del Sassolungo, ci sono diverse cordate in parete, ma nel grande anfiteatro formato da torri e campaniletti di roccia c’è molta tranquillità. In lontananza sul Gruppo del Sella le nuvole minacciose coprono già il Piz Boè e questo significa che anche noi a breve dovremmo meditare una velocissima ritirata.
Gregor nell’avvicinarsi alla parete mi descrivere ogni fiore, ogni pianta, ogni muschio o lichene. Flora e fauna alpina mi hanno sempre affascinato, ma spesso per la fretta di portare a casa una vetta o raggiungere un obiettivo la mia conoscenza è limitata.
«Ecco, vedi, è l’arnica e quello invece è l’aconito napello. Questo fiore cresce d’estate nei pascoli di montagna, facendosi notare con il suo bel viola intenso, ma è tanto bello quanto velenoso. Mentre quello è l’epilobio, utile contro la prostatite e i problemi urinari e gastrointestinali». Il padre di Gregor era Karl Demetz, un naturalista che ha pubblicato una delle guide più complete sulla “Flora e fauna delle Dolomiti”, in tre lingue (ladino, tedesco e italiano) e come “figlio d’arte” anche Gregor mi incanta con le sue descrizioni. Cerco di seguire le sue mani e memorizzare quello che mi indica: i prati, i pascoli, i fiori… «Adesso li senti i campanacci? La gente non è più capace di ascoltare…»