già durante la seconda guerra mondiale e gli sviluppi che ne seguirono con le tecniche di scalata artificiale, alla fine degli anni ’60 l’esplorazione della maggior parte delle pareti poteva dirsi conclusa.
La rinascita si avrà col rivoluzionario avvento dell’arrampicata sportiva, di spit, scarpette e magnesio, negli anni ’80.
Il periodo di più di un decennio che si colloca più o meno tra le ultime significative realizzazioni in artificiale del 1968-70 e l’apertura della Checco e Granchio nel 1981, fu in effetti un momento di calma apparente più che una stasi per il mondo dell’arrampicata a Rocca Pendice, fatto dalle innumerevoli ripetizioni delle vie classiche, dei tanti corsi del Cai, di prove dei materiali e di manovre sulla cengia delle Dinamiche ma anche dei primi timidi tentativi di liberare le vie in artificiale.
Lorenzo Trento, alpinista e fotografo padovano, è stato protagonista e spettatore di questa evoluzione, osservando i cambiamenti di mode e mentalità e gli sviluppi della tecnica proprio in quegli anni, nel vasto campionario umano che man mano si alternava sulle pareti di trachite di Rocca Pendice.
Molto bello!