Volendo, si poteva comprare dell’ottimo vino cileno, del Santa Rita o del Concha y Toro, che in precedenza aveva accompagnato le nostre serate.
Lei ora riposa amorevolmente in tenda tra morbidi maglioni, ma è in viaggio da molti giorni. Ha attraversato mezzo mondo, superato i controlli dei check-in, sobbalzato in camion su australi percorsi, atteso in minimaliste stanze d’ostello alla fine del mondo, volato in gelide carlinghe sopra oceani burrascosi, salito i pendii crepacciati del ghiacciaio Collins su un cingolato sovietico tra nuvole basse color del latte.
Avremmo potuto portare con noi una bottiglia comprata a Punta Arenas, dove nel duty-free più meridionale della Terra si trova davvero di tutto. Ma non sarebbe stata la stessa cosa.
Avanziamo lenti, in fila, contro un vento freddo e tagliente, affondando le punte dei ramponi nella scricchiolante superficie del ghiaccio. È già sera, ma qui la latitudine non te lo fa capire. A King George Island la luce è tersa e infinita, ti avvolge di un vuoto assoluto di straordinaria bellezza. Fin qui ci han portato, nelle Shetland Australi, le nostre peregrinazioni tra i ghiacciai del mondo, quei lenti fiumi d’acqua solida percorsi da acqua liquida in superficie e nel loro stesso cuore.
Siamo, anche qui, alla ricerca dei mulini, quei pozzi che si aprono come bocche blu nel biancore dei ghiacciai che, fin dall’800, hanno incuriosito e spaventato naturalisti e glaciologi per i gelidi fiumi rombanti che vi si inabissano.
Perché si formino i mulini ci vuole l’acqua e perché il ghiaccio fonda ci vuole un po’ di tepore, almeno in qualche periodo dell’anno.
Li troveremo in Antartide i mulini? E’ una bella domanda.
Mentre avanzo verso il campo ripenso a lei che sta aspettando; certo, se potesse parlare ne avrebbe da recriminare, dopo tutto quello che le abbiamo fatto passare. Ma forse alla fine capirebbe.
Avanzo verso il campo sotto lo zaino pesante di corde e di chiodi, i baffi induriti dal fiato gelato. Le narici raccolgono l’odore intenso degli elefanti marini che occupano la costa sud, trasportato fin quassù dal vento polare. Penso ad altri più invitanti profumi, a quello familiare che mi aspetta.
Sì, certamente capirebbe, se solo sapesse come abbiamo riempito le carte geografiche del mondo con nomi di vini e di jazzisti, per segnare dove si trovano le grotte più effimere e più belle del nostro pianeta, vuoti blu in un mondo fluttuante.