La pura essenza dell’outdoor
Il principio oggi lo sentiamo chiamare con molti nomi: zero waste, decrescita sostenibile, impatto zero, consumo critico. Tutti concetti che, sulla scia delle preoccupazioni legate ai cambiamenti climatici, sono diventati di stretta attualità e si impongono sempre più all’attenzione anche del mondo degli sport di montagna, concretizzandosi in progetti come quello del “The Outdoor Manifesto“, un collettivo nato per spingere le comunità di praticanti di sports outdoor verso una maggiore consapevolezza ecologica.
Nel nostro caso, invece, è il modo per portare in quota un’attitudine sviluppata tra le mura domestiche, nonché il contributo che vogliamo dare al dibattito intorno all’opera di “riqualificazione e valorizzazione” della Translagorai, nel timore che questo significhi piegarla ai capricci del più pigro ed inquinante dei vari turismi montani. Volevamo mostrare che “valorizzare” può avere significati diversi, uno per ciascuno dei tanti modi che esistono di vivere la montagna. E che tra questi, quelli intrapresi con maggior consapevolezza portano anche ad una maggiore soddisfazione. Il viaggio, infatti, può cominciare molti giorni prima del momento in cui si varcano i confini del bosco: vi è una differenza abissale tra consumare un’esperienza, pronta e ben confezionata, e viverla da protagonisti dall’inizio – quando prende forma come idea – fino alla fine – quando potrebbe anche concludersi con una sconfitta o con un esito inaspettato.
Adeguare i nostri principi ai luoghi
L’esigenza, invece, è data dalla necessità di adeguare i nostri principi all’ambiente che attraversiamo. Se non ci si può fermare a fare merenda in chioschi e rifugi, significa che quanto ci servirà per vivere dovremo portarcelo sulle spalle e non si possono attraversare 80 km di boschi e pietraie in quattro giorni se lo zaino è troppo pesante. Se poi vogliamo camminare senza lasciare traccia, tenendo con sé tutta la spazzatura prodotta (tutta per davvero), allora è comodo ridurla al minimo fin dall’inizio.
Per noi il viaggio è cominciato quando Tauro, azienda vicentina produttrice di essiccatori, ha accettato con entusiasmo di supportare la nostra idea fornendoci i mezzi per realizzarla. Così qualche settimana prima di partire abbiamo trasformato 16 porzioni di colazioni e cene fatte in casa, in un ridottissimo chilo e mezzo di scorte liofilizzate da reidratare durante il trekking. In coerenza ai nostri principi, ogni materia prima è stata acquistata sfusa e per quanto possibile da rivenditori locali.