Ci salutiamo e iniziamo la nostra discesa in territorio francese. Da quello che ci hanno riferito i due ragazzi manca più di un’ora ma il sentiero è in dolce discesa e il punto di arrivo a vista. Mentre lo percorriamo velocemente siamo entusiasti di quel piccolo incontro ad alta quota. È stato un momento di gioia semplice, capace in qualche modo di infonderci fiducia nelle persone. Fantastichiamo su come sarebbe bello che tutti riuscissimo ad avere sempre un atteggiamento così positivo e cortese.
Siamo quindi avvolti da una sensazione di benessere e di felice stanchezza. La valle sembra creare una sintonia con questa condizione e ci offre un paesaggio diverso da quello ripido e roccioso delle ultime ore. Le alte montagne che la delimitano scendono infatti dolcemente verso il fondo lasciando spazio al verde dei prati. Diversi torrenti nascono dalle nevi glaciali e scendono fino a unirsi tutti nel fiume al centro della valle. Qui sappiamo di poter trovare l’acqua per lavarci e per cucinare.
Iniziamo la nostra ultima discesa lungo uno stretto sentiero che scende dolcemente, snodandosi a serpentina sulla destra orografica della valle. L’ultima ora passa veloce e cominciamo cercare il posto migliore dove piantare la tenda. È la caparbietà di Fabio a tirarci fuori le ultime energie per evitare di fermarci nel primo luogo capace di ospitare la tenda in piano. Duecento metri a monte del rifugio si erge sul fianco della montagna erbosa uno sperone di roccia scura che ci offre una piccola protezione dal vento (o almeno la sua illusione) e ci nasconde alla vista del rifugio Des Mottes e delle tende di altri camminatori che si sono fermati poco distante. Crea uno spazio riservato, accogliente e pacifico. Montiamo velocemente la tenda per poterci recare al fiume a lavarci prima che gli ultimi raggi di sole spariscano dietro le alte montagne a ovest. L’acqua fredda lava via le fatiche della giornata e ci fa pregustare il riposo della notte.
Siamo soddisfatti ed entusiasti della giornata di cammino, delle incertezze superate e della scelta del luogo dove dormire che sentiamo speciale. Più di tutto ci stupisce la varietà dei luoghi attraversati, dalla lunga val Veny alle piramidi di roccia, l’altopiano del colle e infine la valle erbosa. La cena cucinata insieme è un degno festeggiamento nonostante un po’ di polenta finisca per terra. Gustiamo quel pasto semplice ma gustoso mentre viene buio e freddo.
Il tempo di sistemare le proprie cose nella tenda e il Monte Bianco ci offre l’ultimo maestoso spettacolo della giornata. Il cielo diventa scuro fino a lasciare spazio alle stelle. Decidiamo di fotografare quello spettacolo con l’intento di ritrarre anche noi tre. Passiamo più di un’ora a fare tentativi, contribuendo ognuno a modo suo nella scelta dell’inquadratura, nel posizionare la macchina fotografica e nell’impostarla al meglio. Le nuvole ci invitano a rinunciare coprendo il cielo e così ci ritiriamo nella tenda. Ormai è tardi e sappiamo di dover riposare.
Il vento soffia forte e scuote la tenda. Il rumore rende difficile riposare e mi spaventa. Restiamo per ore in silenzio, sdraiati uno a fianco all’altro nel tentativo di prendere sonno. L’idea di non riuscire a riposare mi preoccupa. Ho paura di essere in difficoltà al mattino sapendo di avere una giornata impegnativa davanti. Mi domando se la tenda possa resistere e se possa venire a piovere. Mi rendo conto di non essere veramente in pericolo ma la precarietà della prima notte in tenda non mi ha ancora abbandonato in tutti questi anni.
Sono però felice di questa giornata, di come la nostra avventura sia iniziata al meglio, non senza qualche attimo di difficoltà. Divido le mie paure e condivido le mie gioie con due compagni su cui posso contare. Dell’ignoto che ci attende è rimasto solo il fascino, l’incertezza è svanita. Ormai completamente immersi nell’avventura, siamo come una sola persona.
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foto:
1. Gli ultimi istanti della giornata.
2. Pyramides Calcaires, in fondo alla Val Veny.
3. Ultima discesa nella valle francese.