La magia della neve è, secondo me, quella di rendere tutti felici con poco. Quindi felici dopo aver giocato come non ci capitava da molto, tornammo lentamente verso la seggiovia per tornare a valle, visto che il sole ormai stava scendendo e da lì a poco avrebbero chiuso l’impianto.
Tornati a valle riposammo un pochino prima di gustarci un’ottima cena nel ristorante della pensione, gestito da uno dei figli dei proprietari, uno chef davvero bravo!
La neve continuò a cadere per tutta la notte. La mattina dopo ci svegliammo in un paesaggio ancora più bianco, magico… e gelido! Sì perché la mattina dopo il termometro segnava -18°C!
Quel giorno decidemmo di oziare la mattina e di dedicare il pomeriggio alla scoperta dei mercatini di Natale, che sono un’esperienza che non si può proprio perdere se si va in Alto Adige in dicembre!
Naturalmente, nei giorni dell’Immacolata speravo che ci saremmo imbattuti nei terribili Krampus, i diavoli al servizio di San Nicola, che con le loro paurose maschere spaventano i bimbi che si sono comportanti male durante l’anno. Con la cartina in mano, organizzai un tour improvvisato nei mercatini di Natale della zona: prima saremmo andati a Brunico, che, essendo fuori valle, sarebbe stato saggio vedere per prima. Poi saremmo rientrati in Val Badia per vedere i mercatini di Corvara e San Cassiano.
A Brunico i Krampus non tardarono a mostrare il loro volto spaventoso e quindi rimanemmo ad assistere alla loro sfilata. Finito lo spettacolo mi persi tra le casette di legno, alla ricerca di qualche regalo da incartare per le mie amiche quel Natale.
Il freddo era davvero molto pungente e, nonostante la giacca a vento, i pantaloni da neve, la biancheria termica e cappello e guanti caldi, ogni tanto sentivo il bisogno di bere qualcosa di caldo o di trovare riparo sotto un fungo a gas installato davanti alle casette. Io e mio marito sorseggiammo quindi vin brûlé caldo e speziato, ripensando ai mercatini che avevamo visitato gli anni precedenti. Ci raccontammo anche molti episodi della nostra infanzia trascorsi in montagna a goderci la neve. Prendemmo così coscienza che quella vacanza in montagna non sarebbe stata completa senza realizzare un pupazzo. Fu così che, una volta tornati alla pensione, domandammo ai proprietari il permesso di fare un pupazzo di neve. Non ne facevo uno dalle elementari e fu davvero bello crearne uno gigante. Non avevamo la carota per fare il naso però, quindi sostituimmo la carota con dei sassi.
Erano le nostre ultime ore in montagna. Purtroppo il giorno successivo avremmo dovuto lasciare la nostra magica bolla di neve per tornare in città. Dopo aver fatto il pupazzo dedicammo il pomeriggio a fare molte foto ai dettagli innevati attorno alla pensione: un ramo di pino carico di neve, una fontana di legno parzialmente ricoperta da una bella coltre bianca. C’era persino un piccolo torrente ghiacciato che aveva intrappolato nella sua gelida morsa alcuni rami degli alberi, che carichi di neve, si erano abbassati fino a toccare la superficie dell’acqua, prima che ghiacciasse. Pensai che quel gelido abbraccio sarebbe durato fino a primavera e sperai che quei rami non sentissero troppo freddo. Il più magico di tutti gli scatti però fu quello della veduta del paese, che si poteva ammirare dalla pensione. La chiesa dal tetto aguzzo e le case ricoperte di bianco, con la strada a curve che risaliva la valle, ci regalarono uno spettacolo degno davvero delle fiabe.
Purtroppo la mattina dopo arrivò troppo in fretta e fummo costretti a tornare a Milano, lasciandoci però indelebile nella mente il magico ricordo della neve in Val Badia.
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foto:
1. Vista sul paese innevato.
2. Il santuario da lontano.
3. Io vicino al sanuario.