Reportage

Ciò che ci unisce

Un gruppo di persone molto eterogeneo, ma legato profondamente dalla comune passione per lo scialpinismo, si ritrova a condividere l’esperienza del “Base camp experience di Salewa” nel Tirolo austriaco.

testo di Nicola Narduzzi, foto by Anton Brey

07/04/2019
4 min

Il Salewa base camp experience di Nicola Narduzzi

Da cinque anni il Get Vertical di Salewa offre ai fortunati vincitori dell’omonimo concorso la possibilità di vivere un’entusiasmante esperienza di scialpinismo in alta quota accompagnati da Guide Alpine e, se non bastasse, equipaggiati con un ricco outfit di prodotti Salewa. Anche quest’anno un posto era riservato ad un autore del Blogger Contest. Per l’edizione 2018 del Blogger Contest il premio è stato vinto da Nicola Narduzzi che, in qualità di inviato speciale, aveva il compito di raccontare l’avventura del Get Vertical che si è svolta dal 7 al 10 marzo 2019 a Obergurgl/Hochgurgl, nel Tirolo austriaco. Nel testo che segue il racconto dell’avventura di Nicola al “base camp experience” di Salewa.

Giorno 1 – Obergurgl

“La giornata promette bene!” – dice Livio, sgranchendosi le gambe nel piazzale mentre osserva i pendii che ci circondano con uno sguardo carico di entusiasmo e un sorriso che neanche il lungo viaggio per arrivare fin qui, a Obergurg nella remota Ötztal, è riuscito a smorzare. Abbiamo attraversato valli immerse nell’ombra dell’alba, paesi ancora avvolti dal torpore del sonno, valicato passi da lungo tempo dimenticati ma alla fine siamo arrivati. Le nuvole impediscono di ammirare le cime in tutto il loro splendore ma la nevicata che sta iniziando fa ben sperare per i prossimi giorni.

La variegata comitiva del Salewa Get Vertical di questo weekend riempie lentamente il piazzale del paese. Ogni volta che arriva un nuovo partecipante è facilmente distinguibile dai numerosi sciatori che si muovono freneticamente con i loro completi sgargianti e gli sci da pista in spalla. Ognuno di noi porta sulle spalle un grande zaino, carico di tutto il necessario per trascorrere tre giorni in mezzo alle cime e ai ghiacciai di questo angolo di Tirolo, accompagnato da sci da scialpinismo e un’espressione di timidezza mista ad eccitazione. Un caffè prima della partenza e un piccolo briefing con il team Salewa è la prima occasione per conoscersi, capire chi abbiamo di fronte e da dove veniamo. Le differenze geografiche sono evidenti: passiamo dai vulcanici spagnoli ai più cauti tedeschi, anche se noi italiani rimaniamo sempre i più chiassosi. Nonostante ciò, le battute che iniziamo amichevolmente a scambiarci già dopo pochi minuti lasciano capire che esiste un filo comune che ci lega tutti quanti: la passione per la discesa nella neve fresca!

Durante la salita alla Langtalereck Hütte la nebbia ci avvolge mentre la nevicata si fa più fitta, anche se il nostro gruppo si può ben distinguere anche in lontananza grazie ai nuovi completi che il team Salewa ha distribuito a tutti noi partecipanti. Ognuno procede al suo passo lungo la pista, mentre le tracce vengono ben presto cancellate dopo il nostro passaggio dalla neve e dal vento. Non abbiamo fretta, la nostra meta odierna è vicina e sappiamo che avremo tutta la serata per poter socializzare. Il calore del rifugio, accompagnato da qualche boccale di birra, ci riunisce tutti per scambiare pareri ed aspettative per i giorni a venire. Nonostante l’atmosfera accogliente della sala, nell’aria si sente l’impazienza di tutti noi per la sciata di domani.

esiste un filo comune che ci lega tutti quanti: la passione per la discesa nella neve fresca!

Giorno 2 – Langtalereck Hütte (2450 m)

Dove ci troviamo? Il rifugio, la nostra casa per i prossimi giorni, è l’unica cosa che si riesce a vedere nel bianco candore che ci circonda. Niente da fare, impossibile allontanarsi da esso in sicurezza lungo gli sconfinati pendii che, grazie alle esaurienti spiegazioni delle guide che ci accompagnano, sappiamo trovarsi tutto attorno a noi. Passeremo la giornata immersi in questa atmosfera surreale, ripassando le tecniche di autosoccorso in valanga mentre la coltre di neve fresca si fa sempre più spessa e il silenzio viene interrotto ad intervalli regolari dal boato delle valanghe. Eppure, tra le giacche ben chiuse e le maschere da sci, il sorriso non viene mai a mancare sul volto di ciascuno di noi.

Giorno 3 – Mitteler Selenkogel (3424 m)

Una nuova alba è la promessa di una giornata ideale. Disteso nel letto, già sveglio ben prima della sveglia a causa dell’impazienza, guardo attraverso la finestra le cime più alte tingersi di colori rosati via via più intensi. La promessa dei raggi del sole nascente non viene tradita e ben presto ci ritroviamo in fila a seguire i solchi degli sci di chi ci precede lungo assolati pendii. Finalmente possiamo ammirare la bellezza e l’immensità di queste vallate, così diverse dalle strette valli a cui siamo abituati nel profondo est delle Alpi. Ogni cosa che non sia il movimento delle gambe e la spinta delle braccia sembra davvero irrilevante in questo momento. Solo il silenzio ci accompagna, interrotto ciclicamente dallo scricchiolio della neve pressata dai bastoncini e dal fruscio delle pelli. Il gruppo è composto da scialpinisti di ogni livello: ci sono i maestri di sci, come Livio e Alessia, che nonostante lavorino agli estremi opposti dell’arco alpino vivono in ugual modo la neve ogni giorno e con passo rapido seguono la guida in testa; ci sono gli scialpinisti seriali, che passano ogni weekend a cercare il pendio perfetto su cui tracciare le loro curve; infine ci sono io, che in coda al gruppo mi rendo conto che a causa di un errore ho abbandonato tutto questo per troppo tempo. Tuttavia, la neve ricopre ogni cosa con il suo manto e riesce a stendere un velo di felicità che cancella i miei sbagli, anche se le fitte che a volte attraversano il mio ginocchio mi ricordano che la verità non è sempre facile.

La Mitteler Selenkogel, nostra meta odierna, è spazzata dalle folate di aria gelida. La sosta è breve, ognuno di noi cerca di sistemare quanto più velocemente possibile le pelli e bere un sorso di the caldo, più per provare a racimolare un po’ di calore che per vera sete, prima di chiudere gli scarponi e lanciarsi finalmente nelle prime curve del weekend. Per me, fermo ormai da più di un anno a causa di un infortunio al ginocchio, l’emozione è enorme. In principio le curve sono timide e strette ma poi l’entusiasmo e l’esempio dei miei compagni mi sciolgono e finalmente riesco a lasciarmi andare sempre più velocemente fino all’ampio pianoro dove ci concediamo la meritata sota. L’entusiasmo di tutti sale alle stelle. Perfino Giulia, la bionda giornalista di Lecco che con la sua splitboard ha sofferto parecchio la salita, ora si lancia rapida e sicura sui pendii ancora immacolati.

Solo il silenzio ci accompagna, interrotto dallo scricchiolio della neve e dal fruscio delle pelli

Giorno 4 – Eiskögele (3426 m)

Anche l’ultimo giorno inizia con la speranza di una giornata tersa e assolata, anche se la valle che risaliamo è ancora immersa nell’ombra della nostra meta: l’Eiskögele. Il delicato traverso che conduce alla cima dal deposito sci sovrastando alcuni salti rocciosi fa tribolare alcuni di noi, così come il breve tratto di ferrata che conduce sull’altro versante. Appena ci rendiamo conto della qualità della neve però ogni velo di preoccupazione svanisce e il gruppo si sparpaglia nell’immenso vallone alla ricerca della miglior fresca. Ormai abbiamo preso il ritmo, ognuno sa come sciano gli altri e ritmicamente ci aspettiamo, un po’ per riposare, un po’ per scambiare esclamazioni colme di entusiasmo.

La giornata è così bella e colma di possibilità che c’è anche il tempo per scherzare: tutti insieme urliamo a Daniel, il basco irrefrenabile e solare, di provare a fare almeno una curva quando scende. Lui sorride, dice che così è come gli piace scendere e nuovamente si lancia a capofitto lungo il pendio. Dall’affollata terrazza del rifugio guarderemo a lungo le nostre tracce di discesa, sorseggiando una birra e scambiando gli ultimi pareri prima del ritorno a valle. Ognuno di noi sa di avere davanti a sé un lungo viaggio, ma nessuno ha fretta di partire. Nella piazza del paese i saluti si dilungheranno quanto possibile prima del ritorno alla nostra personale normalità, tutti accompagnati dalla consapevolezza di aver passato un magnifico weekend con un gruppo di persone molto eterogeneo, ma comunque legato profondamente da una comune passione.

Nella piazza del paese i saluti si dilungheranno, prima del ritorno alla nostra personale normalità
Nicola Narduzzi

Nicola Narduzzi

Sono nato in un paesino del Friuli collinare, dove le montagne costituiscono lo sfondo quotidiano. Da quando ho 15 anni pratico alpinismo, dedicandomi non solo a ripercorrere le classiche vie che hanno fatto la Storia di questa disciplina ma anche ricercando gli angoli più nascosti che le nostre montagne offrono.


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