***
Lo abbiamo conosciuto per caso, un mattino del febbraio 1977.
Era appena sorta l’alba, faceva freddo, il giorno prima aveva nevicato. Era una delle prime volte che andavamo in perlustrazione in Val di San Martino, non conoscevamo nessuno. A circa metà valle scorgiamo nel bosco una persona che, con fare sospetto, scompariva e riappariva nascondendosi dietro gli alberi. Ogni tanto urlava qualcosa, ma il vento gelido disperdeva la voce e non si capiva cosa dicesse. Con calma ci avvicinammo e lo vedemmo dietro a un masso brandire un’accetta e urlare:
«Andè via, qua l’è tut meo, son mi el paron de la val!»
Ci guardammo increduli chiedendoci chi fosse. L’uomo era piccolo di statura, di sicuro aveva superato i sessanta anni, trasandato nel vestire e per la stagione era poco vestito, con un paio di pantaloni di fustagno neri, sporchi e rammendarti in più punti, una maglia bucherellata, un cappello nero consunto, barba lunga da giorni e un paio di occhi furbi. Faceva fatica a scandire le parole e a farsi udire.
«Chi seu voialtri?»
«Siamo guardie forestali.»
«Ah la milizia!»
Essendo il capopattuglia mi feci avanti e gli chiesi: «Ma lei chi è?»
«Mi son el Toni e son el paron de la val. Chi entra el deve domandar el permesso a mi.»
Rimanemmo perplessi: «Scuseme Toni, l’è la prima volta che ne vedon».
Ci squadrò dall’alto al basso, più o meno come faceva il brigadiere quando andavamo a rapporto.
«Così me pias» e si mese a sorridere.
Da quel momento diventammo amici e ci invitò a seguirlo nella sua casera. La casera era un piccolo edificio in pietra con il tetto coperto da vecchie onduline di zinco, il sottotetto in legno era tutto annerito dal fumo. All’esterno, appoggiati alle pareti, c’erano pali di ogni genere e una slitta che gli serviva per il trasporto della legna. L’edificio era al centro di una radura, nel punto migliore per prendere quel poco di sole che gli regalava la Valle di San Martino.
«Eco vedeu, quà l’è el me regno, le quasi setanta ani che son quà e de quà no me move, né de inverno né de istà, vae sol a tor la spesa na olta ogni tant a Lasen.»
Tempi che fùrono, adesso inimmaginabili, che bei personaggi!!!
Le storie danno un senso ai luoghi, le persone li rendono vivi e cari. Quando non ci sono più le persone rimangono le loro storie che ce li fanno amare.
Bello. C’è da riflettere su questi nostri di tempi pieni di tutto. Ma di quale valore ?
Alla fine quello che ci serve per vivere è molto poco, nessuno auspica di ritornare alla vita di Toni Rombaldi, ma la sua vita qualcosa ci può insegnare.
“In questo progresso scorsoio non so se sono ingoiato o se ingoio.”
Breve poesia di Andrea Zanzotto.
Comunque se non ci fosse il progresso dove saremo ora se mai ci saremo ancora?
Io penso che alla base del progresso ci dovrebbe essere sempre il bistrattato buon senso, ma mai la negazione retorico-romantica.
Questa storia mi ha fatto tornare indietro di molti anni… Toni Rombaldi che personaggio…. solo adesso noi riusciamo a capire quanto bene viveva… all’epoca lo si criticava per il suo modo di vita….
Grazie per avermi fatto tornare indietro di oltre 50 anni con i miei ricordi…
perdona la consecutio temporum approssimativa
Ho conosciuto Toni Rombaldi passava dietro casa quando veniva in paese e quando tornava in valle. Portava sempre sulle spalle il caratteristico zaino militare e una stanga (lungo fusto di legno di una pianta ) x scaldarsi a lasen. Non si fermava a parlare, ma salutava sempre con rispetto.
grazie del tuo ricordo.
Negli anni 60/70 era consuetudine nei paesi trovare questi rari e caratteristici personaggi . Bravo Teddy a ricordare le loro storie con note e foto .
Bel ricordo, sarebbe piaciuto anche a lui, suppongo
Sono anche queste le persone che hanno fatto la nostra storia. Anche loro meritano menzione e ricordo. Ora suscitano un certo fascino, ma non dobbiamo dimenticarne la sapienza pratica nel loro vissuto quotidiano, nonchè il loro forte legame con l’ambiente. Sono i “nostri” Muir, Thoreau, Rousseau allo stato puro. Essenziale. Ciao e grazie per questo racconto.
Lo ricordo, era sua abitudine recarsi al mercato di Feltre. Al rientro si fermava al bar cooperativa di Foen. Un bicchiere di vino e via verso la sua valle.
Bellissimo racconto,ho sentito parlare di questo personaggio da mio padre originario di Vignui.Mi interesserebbe sapere la data di morte di Tony ed eventualmente dove è sepolto.
È morto il 5 maggio 1988 ed è sepolto a terra al cimitero di Arson.