Per molti di noi era cominciato un viaggio particolare, non definito, lieve, della sostanza di uno stato di grazia. Le nostre storie personali e intime molto spesso si intrecciavano con fatti collettivi di grande energia, politica e culturale com’era in quel periodo, pervaso anche da eventi tragici ma per noi e altri come noi soprattutto da una tensione generale creativa e meravigliata.
Durò così poco.
La fine degli anni settanta fu insieme il termine della spensieratezza e lo spegnersi di un intero movimento e molti dei nostri viaggi presero allora strade diverse, a volte così distanti da non riservarci più nemmeno un saluto.
Molto tempo è passato da allora, momenti forti e giorni grandi ma nulla che sia stato alla pari di quelle altezze. Solo a volte, senza un motivo o per un viso di donna o il profumo delle foglie sull’erba, quel sapore antico sembra tornare. E’ solo il fiato spento della gente cui i giorni e le settimane sfuggono di mano sempre più in fretta ma in sé ha tutto quello che un tempo è stato: il sapore di cose che non possono essere contrattate, incredibilmente dimenticate ma non perdute, l’alito acerbo di ogni giovane del mondo.
Disillusi o appena mediocri o cosa altro siamo noi adesso, che sia oggi di quel gruppo di amici non ha poi molta importanza. Io so che per quanto invecchiati, rotti e stracciati, fummo dei privilegiati in quell’orizzonte degli eventi.