«Non prende!» mi urla un ragazzo biondo affacciato alla porta del bar.
Immagino abbia notato la tizia foresta aggirarsi confusa per la piazza e abbia pensato di intervenire. Volevo chiamare a casa per avvisare che ero arrivata, ma pazienza: la perfetta copertura per tutti cellulari, anche quelli scarsi come il mio, sarebbe arrivata solo qualche anno più tardi. Tutto sommato, ripensadoci, non mi è dispiaciuto aver trascorso quella domenica delle Palme in quasi perfetto isolamento, lontana dal mondo che incominciava oltre il bosco e laggiù, in fondo alla vallata.
Ero partita di buon’ora da Padova per raggiungere quel paesino che rappresentava il passaggio chiave della mia tesi di laurea sulle minoranze di lingua germanica delle Alpi. Avevo da fare un lavoro interessante, ma ingrato: rompere l’anima a più gente possibile per distribuire un questionario e capire cosa stava succedendo in quegli anni al cimbro di Luserna. Sarei tornata a ritirare le schede dopo Pasqua, contando sul fatto che i miei intervistati avrebbero passato la festa a casa, trovando forse il tempo di rispondere alle mie domande.
Se ti occupi di linguistica ti abitui ben presto agli incontri con persone convinte di saperne più di te, quindi la storia di Mario e dei Cimbri sconfitti ai Campi Raudii l’avevo sentita già svariate volte. Un’ipotesi affascinante, va detto, secondo la quale i sopravvissuti alla battaglia contro i romani si sarebbero rifugiati sulle montagne venete, per arrivare a parlare un dialetto di origine germanica fino ai giorni nostri. Sarebbe davvero eccezionale, se non fosse che negli anni Venti del secolo scorso un giovane studioso austriaco, vagando per gli altipiani del vicentino e del veronese, ha fatto una scoperta interessante.
Si è accorto infatti che anche la parlata di queste zone mostra una particolare caratteristica nel sistema delle consonanti che si è sviluppata nelle aree germaniche del centro e del sud a partire dal nono secolo dopo Cristo (lo sappiamo con certezza, perché nelle annotazioni degli amanuensi, che nei monasteri trascrivevano i testi classici, la mutazione di questa consonante appare proprio in quel periodo… come diventano importanti gli errori di ortografia, dopo un po’ di tempo!).
E quindi, sosteneva il giovane studioso austriaco, considerando che i cimbri del veronese e del vicentino da secoli sono separati dalle zone in cui si parlano correntemente le lingue germaniche, non potevano essere i discendenti dei sopravvissuti alla battaglia contro Mario: dovevano per forza aver lasciato il loro luogo d’origine dopo il nono secolo, portandosi dietro la mutazione della consonante!
La scoperta meritava di essere approfondita e quindi lo studioso decide di analizzare il lessico, scoprendo che molte parole cimbre hanno in effetti un loro corrispondente nei dialetti bavaresi. E quindi ecco risolto il mistero delle origini del cimbro. Ma non solo: nota anche che in cimbro la pronuncia della vocale “a” si era mantenuta chiara, mentre nei dialetti bavaresi si era trasformata in “o”, oscurandosi nel corso del XI secolo (anche questo lo sappiamo grazie agli amanuensi). Quindi gli antenati degli odierni cimbri dovevano essersi già spostati quando, nelle loro zone di origine, si era iniziato a pronunciare “o” al posto di “a”. Tra il nono e il dodicesimo secolo… insomma, poco dopo l’anno mille.
La linguistica è un mondo in cui le sorprese non finiscono mai. Quella domenica mattina a Luserna, però, dopo che il ragazzo del bar mi aveva chiesto se volevo un caffè, non me la sono sentita di ripetere questa storia al villeggiante che mi stava istruendo sull’origine del cimbro. Avevo davanti una giornata impegnativa e un centinaio di questionari da recapitare, era meglio mettersi al lavoro.
Buon giorno cara SILVIA incuriosito dal tuo interesse per i CIMBRI minoranza di antica lingua tedesca, erano chiamati TZIMBAR cioè boscaioli e niente avevano a che fare con i Cimbri di CAIO MARIO sconfitti a nord di Vercelli.Infatti gli studiosi avevano fatto la prova del DNA con la popolazione dello JUTLAND danese non trovando nessun riscontro di similitudine,infatti sia i cimbri dell altopiano di asiago e della foresta del cansiglio sono di origine bavarese, fù un vescovo di Verona con il beneplacido della Serenissima a farli emigrare nella repubblica per lavorare il legname usato per le navi, ottenendo una ampia autonomia. Incuriosito e dato che essendo appasionato di storia antica romana,e girando sui siti alla ricerca dei perduti Campi Raudii, aggiungo
La cittadina di ALAGNA gia provincia di vercelli e MACUGNAGA provincia di VERBANIA CUSIO OSSOLA vi è una minoranza di lingua tedesca i VALSER penetrati in Italia attraverso le cime delle montagne e provenienti dal Vallese helvetico ora ormai fusi con la popolazione locale di conseguenza con le nuove generazioni e nessuno più rinnova questa lingua.
un saluto sincero da Mario Danilo (prov. Monza Brianza)