L'avventura è sempre là fuori dalla porta che ti attende; come immagino spesso bussa e scalpita.
A volte addirittura prende a calci l’uscio per reclamare che gli sia aperto e non per entrare ma per rapire. Entrerà poi come un refolo di vento frizzante una volta che si tornerà, che ti concederà nuovamente riposo fra le mura amiche. Pretende il suo spazio, rivendica la sua animalesca affascinante natura, ti strappa letteralmente dalla tua comfort zone e tu che ne sei assetato, come un runner lo è d’acqua fresca nel deserto, ti lasci travolgere dalla sua violenza, addirittura la aizzi e involontariamente la sfidi a mostrarsi ancora più selvaggia.
Così, esattamente così, mi coglie quotidianamente, esige il suo spazio giornaliero, esige le attenzioni degli amanti morbosi, ed io assieme a “lei” scopro la sua natura e il suo incanto fin nelle sfumature più banali, banali agli occhi dei più, ma non a noi che siamo focosi spasimanti.
I luoghi del nostro Amore sono i miei “Secret Trail”.
Sono i sentieri poco battuti, o dimenticati, o non esistenti, o semplicemente non creati perché con la mia mountain bike mi trovi a frequentarli. Descritti così potrebbero avere la parvenza di luoghi inospitali, ma proprio in questa esclusività elettiva, nella loro accogliente selvaticità avviene la magia del perdersi per ritrovarsi, dell’introspezione più profonda, più sincera, quella che mi mette di fronte alle mie paure, alle mie ombre e mi lascia nudo a confrontarmi a viso aperto, e oggi posso dire incredibilmente con serenità.
Da qualche mese nel mio quotidiano e crepuscolare vagabondare per i famigliari boschi dietro casa, lui, il mio Secret Trail (per la verità questo l’ho battezzato “Secret Single”) ha un entrata coperta dalla vegetazione, ora camuffata dalle foglie, incomprensibile nel suo dispiegarsi se non famigliari ad esso, e quindi mio, intimamente mio, sicuro che soltanto io riesca a penetrare nella sua profondità danzando agevolmente la mia mountain bike sul suo tracciato, perché sicuro delle sue pieghe, dei suoi appoggi, delle sue compressioni, di quel passaggio delicato leggermente franato. Ci concediamo confidenza pur essendo guardinghi, quasi rappresentando il rispetto di due cavalieri d’altri tempi, e ogni volta dai nostri incontri ne usciamo accresciuti.
Per il mio Secret Trail il mio intimo stupore e la mia profonda ammirazione, per me la sua stima e la sua protezione.
Pensavo fosse antitetico scrivere e rivelare dei miei “Sentieri Neri”, ma la sfida ha rinsaldato il mio legame con la mia intimità, con quella incessante, appassionante e matura ricerca e scoperta di me e di ciò che mi circonda, per giungere al compimento di queste riflessioni ho affrontato altre numerose “raidate” per sentieri dimenticati, sporchi, abbandonati, riscoprendo uno stile di guida istintivo e aggressivo ma oculato, gioendo per passaggi spettacolari e difficili chiusi a vista, forse trovando la profonda magia che unisce riding anima e natura.
La calda voce di Eddie Vedder ad accompagnare i miei pensieri e le mie parole, ho ancora addosso i vestiti sudati e umidi dal bosco, istinto e nulla più.