La mattina seguente, sempre con l’aiuto dell’elicottero e dei bravissimi piloti, insieme ad altri cinque uomini del Soccorso, siamo tornati lassù e dopo avere traversato e attrezzato con corde fisse quasi 400 metri di parete abbiamo cominciato a spingere il gregge verso la salvezza.
Mentre gli altri continuavano a far percorre alle pecore le esili cenge verso il canale di uscita in due siamo scesi con tre corde doppie dalla capretta che con il suo belare, non simile ma uguale ad un lamento di un bambino che impaurito cerca la mamma, ci indicava il posto in cui si trovava. Indescrivibile la sua discesa come pure i posti in cui quei poveri animali sono passati. Si è anche messo a nevicare e vedere gli animali scivolare era per me una cosa tristissima.
Purtroppo durante le quasi due settimane trascorse su quella montagna, circa venti pecore erano cadute dalla parete. I loro corpi sono stati recuperati due giorni dopo. Per fortuna altre ottantaquattro pecore e la capretta sono riuscite a raggiungere nuovamente i pascoli.
Questo per me è stato sicuramente il mio soccorso più gratificante e impegnativo della mia vita. Ringrazio anche i ragazzi che hanno lavorato tanto per salvare quelle povere bestiole indifese che altrimenti avrebbero continuato a soffrire fino alla fine. Sono anche molto grato alle persone sensibili della nostra cara Provincia di Trento. Ora guardo le foto, la tenerezza dei lo sguardi e vedo la sofferenza nei loro occhi per quanto hanno vissuto, la dura lotta che hanno dovuto combattere per resistere e ritornare alla vita… E mi sento bene.
Bella storia a lieto fine,,,,,