Fu estremamente complesso ricostruire quei giorni: i personaggi coinvolti erano tantissimi, praticamente tutti quelli che in quegli anni scrissero pagine piccole o grandi nella storia dell’alpinismo dolomitico. Passai due anni stupendi, di vacanze trascorse raccogliendo informazioni e interviste in cui luoghi, un viaggio fra tanti racconti ed emozioni narrate in prima persona da chi le aveva vissute.
Almo Giambisi, alpinista di gran classe ma soprattutto persona di umanità straordinaria, insieme a Mariangela Bruneri, sua prima moglie e nipote di Tita Piaz il Diavolo delle Dolomiti, da cui ebbi l’impressione avesse ereditato anche una parte del suo carattere di fuoco, erano stati insieme i gestori dell’albergo Col di Lana in quel periodo. Furono loro le principali fonti delle notizie che poi provai a collegare fra loro per ricostruire una storia che avesse continuità. Una storia che decisi di narrare come fosse un romanzo, perché certe volte la vita riesce a essere così piena di emozioni e colpi di scena che solo un romanzo può cercare di renderla reale agli occhi di chi leggerà.
Negli anni del Col di Lana, per amicizia e stima alpinistica, Almo e Mariangela ospitarono praticamente in modo gratuito gran parte di chi frequentava il verticale delle pareti alpine. Essere invitati a “passare al Col di Lana” era l’equivalente del ricevere un diploma di alpinismo di massimo livello. Alcuni erano però amici della coppia già da prima che prendessero a gestire l’albergo al passo del Pordoi.
Claudio Barbier, ad esempio, grandissimo alpinista che proveniva da una nazione – il Belgio – priva praticamente di elevazioni montuose, aveva conosciuto Almo frequentando il rifugio costruito da Tita Piaz e gestito poi dai genitori di Mariangela in prossimità delle Torri del Vajolet. I due erano diventati amici, un’amicizia forte, continuata negli anni e proseguita fino alla morte di Barbier, precipitato dalle pareti della falesia belga del Freyr nel 1977.
Barbier è stato un personaggio complesso, di quelli che per l’appunto farebbero felici un romanziere alla ricerca di una figura su cui costruire una narrazione colma di emozioni e di quella difficoltà di vivere che hanno solo le anime tormentate. Un carattere complicato insomma, ma con una personalità da cui scaturivano slanci di passione di dimensioni altrettanto ragguardevoli.
Gloria a Barbier e affetto per chi non lo vuol dimenticare, fu l’uomo che dipingeva di giallo solo i ciodi che usava e quindi precursore indiscusso dell’arrampicata moderna.
bella recensione,Alberto.
Grazie Andrea. Detto da una delle penne che considero più interessanti è uno dei migliori apprezzamenti che questo mio piccolo scritto potesse ricevere.
Grazie per il tuo apprezzamento del libro di Monica. I miei testi originali e completi si trovano sul mio sito https://atelier-ca-della-fiola.blogspot.com
il fumetto : https://atelier-ca-della-fiola.blogspot.com/p/bd.html
Le grimpeur maudit : https://atelier-ca-della-fiola.blogspot.com/p/la-documentation-iconographiqueainsi.html
I perché di Claudio: https://atelier-ca-della-fiola.blogspot.com/p/i-perche-di-claudio.html
Le parole che dicono: https://atelier-ca-della-fiola.blogspot.com/p/claudio-le-parole-che-dicono.html
Elenco delle vie percorse da Claudio: https://atelier-ca-della-fiola.blogspot.com/p/elenco-delle-vie-percorse-da-claudio-in.html
un caro saluto
Anna