Giorno 2 – Langtalereck Hütte (2450 m)
Dove ci troviamo? Il rifugio, la nostra casa per i prossimi giorni, è l’unica cosa che si riesce a vedere nel bianco candore che ci circonda. Niente da fare, impossibile allontanarsi da esso in sicurezza lungo gli sconfinati pendii che, grazie alle esaurienti spiegazioni delle guide che ci accompagnano, sappiamo trovarsi tutto attorno a noi. Passeremo la giornata immersi in questa atmosfera surreale, ripassando le tecniche di autosoccorso in valanga mentre la coltre di neve fresca si fa sempre più spessa e il silenzio viene interrotto ad intervalli regolari dal boato delle valanghe. Eppure, tra le giacche ben chiuse e le maschere da sci, il sorriso non viene mai a mancare sul volto di ciascuno di noi.
Giorno 3 – Mitteler Selenkogel (3424 m)
Una nuova alba è la promessa di una giornata ideale. Disteso nel letto, già sveglio ben prima della sveglia a causa dell’impazienza, guardo attraverso la finestra le cime più alte tingersi di colori rosati via via più intensi. La promessa dei raggi del sole nascente non viene tradita e ben presto ci ritroviamo in fila a seguire i solchi degli sci di chi ci precede lungo assolati pendii. Finalmente possiamo ammirare la bellezza e l’immensità di queste vallate, così diverse dalle strette valli a cui siamo abituati nel profondo est delle Alpi. Ogni cosa che non sia il movimento delle gambe e la spinta delle braccia sembra davvero irrilevante in questo momento. Solo il silenzio ci accompagna, interrotto ciclicamente dallo scricchiolio della neve pressata dai bastoncini e dal fruscio delle pelli. Il gruppo è composto da scialpinisti di ogni livello: ci sono i maestri di sci, come Livio e Alessia, che nonostante lavorino agli estremi opposti dell’arco alpino vivono in ugual modo la neve ogni giorno e con passo rapido seguono la guida in testa; ci sono gli scialpinisti seriali, che passano ogni weekend a cercare il pendio perfetto su cui tracciare le loro curve; infine ci sono io, che in coda al gruppo mi rendo conto che a causa di un errore ho abbandonato tutto questo per troppo tempo. Tuttavia, la neve ricopre ogni cosa con il suo manto e riesce a stendere un velo di felicità che cancella i miei sbagli, anche se le fitte che a volte attraversano il mio ginocchio mi ricordano che la verità non è sempre facile.
La Mitteler Selenkogel, nostra meta odierna, è spazzata dalle folate di aria gelida. La sosta è breve, ognuno di noi cerca di sistemare quanto più velocemente possibile le pelli e bere un sorso di the caldo, più per provare a racimolare un po’ di calore che per vera sete, prima di chiudere gli scarponi e lanciarsi finalmente nelle prime curve del weekend. Per me, fermo ormai da più di un anno a causa di un infortunio al ginocchio, l’emozione è enorme. In principio le curve sono timide e strette ma poi l’entusiasmo e l’esempio dei miei compagni mi sciolgono e finalmente riesco a lasciarmi andare sempre più velocemente fino all’ampio pianoro dove ci concediamo la meritata sota. L’entusiasmo di tutti sale alle stelle. Perfino Giulia, la bionda giornalista di Lecco che con la sua splitboard ha sofferto parecchio la salita, ora si lancia rapida e sicura sui pendii ancora immacolati.