Il vento sibila forte e spazza i pendii ghiacciati del comprensorio del Monte Rosa.
Dieci ore prima ero sceso dalla splendida Piramide Vincent ed ora il concerto degli elementi risulta essere solo un’ulteriore causa di insonnia.
Dentro la mia camera, al rifugio Città di Mantova, a 3500 m, rannicchiato nel mio sacco a pelo, sono percorso da brividi freddi e pungenti. Guardo ansiosamente l’orologio deprecando il lento scorrere delle ore. Di tanto in tanto emergo dalla mia crisalide perché il brivido freddo mi fa sudare più del dovuto. Non c’è dubbio: sono in ansia per domani. Domani è il giorno della vetta, domani proverò a realizzare il sogno che avevo da bambino: il Monte Rosa mio per qualche minuto.
Dannatamente spesso, forse dieci volte in un’ora, mi chiedo se ce la farò, se il mio corpo andrà fin lassù o se dovrò arrendermi all’inferiorità del mio essere rispetto alla Montagna. Oggi ho faticato e domani sarà molto più difficile.
«No, domani salirò con le unghie e con i denti se sarà necessario! A costo di tornare strisciando, non farò svanire nel nulla mesi di allenamenti ed uscite.»