Marani d’Ala, Trentino Alto-Adige / 26 aprile 1945
A seguito dello sbarco degli americani in Sicilia, la valle dell’Adige e le valli adiacenti videro il passaggio di colonne tedesche in ritirata verso Nord, in fuga dalle colonne alleate e dalle incursioni partigiane. I reparti nazifascisti in ritirata compirono saccheggi e rapine lungo la Vallagarina, la valle dei Laghi, la Valsugana e le valli Giudicarie. Nel loro movimento, i soldati tedeschi uccisero chiunque si frappose sul loro cammino. La parola d’ordine era Kein Gefangener, nessun prigioniero.
In quel momento, sull’altopiano sopra Ala, i Militi della 9. Compagnia del Corpo di Sicurezza Trentino (CST) stavano scappando.
– Ritirata! Tutti sulla camionetta!
– Aldo movete, o i ne lasa chi coi todeschi. I ne copa tuti.
– Dame en moment. Ho lasà na roba zo per la trincea, drio a quel pin.
Non so cosa Aldo avesse lasciato di così importante in mezzo ai cespugli da non farlo saltare come una lepre sull’arca della salvezza. Certe testimonianze dicono addirittura che si fosse addormentato dopo una notte insonne per la paura di essere catturato.
Purtroppo quel giorno, qualsiasi fosse stata la causa del suo ritardo all’incontro, nessuno dei suoi commilitoni volle aspettarlo. Aldo e il suo amico vennero lasciati a piedi, da soli. Abbandonati al proprio destino.
Non mi raccontò mai come ci riuscì, ma state sicuri che Aldo a quella guerra sopravvisse, assieme al suo spirito di soldato. La sua tempra dura e severa nel corso degli anni gli valsero il nomignolo di teston, poiché nulla andava mai bene se non fatto in prima persona da lui stesso. Valeva per tutte le cose, dalle più semplici a quelle più complesse, dalla scrittura di un biglietto fino al taglio di un larice nel bosco della sua casa in montagna. A questo appellativo si accostava quello di profesor, poiché nessuno poteva permettersi di contraddirlo, su nulla.