In questo inimmaginabile 2020 uno dei pochi aspetti positivi che credo rimarrà è l’importanza di apprezzare ogni semplice momento di vita vissuta, ogni emozione che la quotidianità ci concede, i piccoli gesti, soprattutto se inaspettati, soprattutto se raggiunti con fatica.
Anche per questo nel 2020, in occasione dei miei 40 anni, ho deciso di intraprendere un viaggio a piedi attraverso le Alpi piemontesi seguendo il sentiero GTA (Grande Traversata delle Alpi), perché sapevo che questa avventura avrebbe regalato dei momenti indimenticabili. E così è stato.
Una giornata in particolare mi è rimasta impressa, quella che oggi voglio raccontare, il 25 luglio 2020.
Quel giorno il cammino da percorrere non era particolarmente lungo, né difficile tecnicamente, poco più di 1000 metri di dislivello tra due valli, quella di Carcoforo e quella di Rima, in Valsesia, attraversando il colle del Termo. Un sentiero che conosco bene, visto che la mia famiglia è originaria di Rima. E invece si è rivelato un cammino unico, come spesso succede in montagna.
Con mio cugino Stefano, che da qualche giorno si era unito a me nella traversata, partiamo da Carcoforo con calma, scrutando le nuvole per cercare di indovinare il momento giusto per evitare il brutto tempo. La giornata è grigia, ma le nuvole sono alte e la pioggia scesa durante la notte rende ancora più vivido il verde dei prati. La salita verso il colle segue un sentiero ben tracciato, che taglia con tornanti regolari pascoli che lasciano immaginare storie di lunghe estati passate in alpeggio.
A metà della prima rampa incontriamo un signore svizzero che, con la moglie, sta percorrendo il GTA e che abbiamo conosciuto tre giorni prima. Riservato, silenzioso e poco incline al sorriso e al confronto, fino a che non ha scoperto, durante la tappa del 24 luglio, che Vincenzo Lancia era originario di queste valli. Appassionato di motori fin da giovane, questa scoperta e la visita alla villa liberty del geniale imprenditore sopra il lago di Baranca lo hanno trasformato completamente e da quel momento è stato un fiume di parole, racconti di infanzia e aneddoti tecnici sui modelli più famosi del marchio automobilistico italiano. E anche oggi ci ha fermato per raccontarci quanto era felice di questa scoperta.
Intanto le nuvole si stanno abbassando e inizia a scendere qualche goccia di pioggia. Cerchiamo di riprendere il cammino, poco dopo la pioggia inizia a bagnarci completamente, la nebbia sale dalla valle velocemente e cancella il paesaggio davanti a noi. Dopo pochi minuti iniziamo a notare lampi non troppo lontani, una folata di vento più forte delle altre libera per un attimo la vista, siamo poco distanti da un gruppo di baite, la Trasinera Bella, corriamo per ripararci.
Appena siamo al sicuro il temporale ci investe. Vento, grandine, fulmini. Non una gran bella situazione. Sotto una baita vicina alla nostra si ripara la moglie del signore svizzero, che guarda con apprensione il sentiero aspettando che compaia il marito. Dopo una decina buona di minuti compare, sotto una mantella scura, canticchiando sotto la grandine come se niente fosse.
Il temprale passa, la nebbia si dirada, davanti a noi si apre la vallata dell’Egua, attraversata ieri e completamente trasformata dal temporale estivo, che la rende una tela dal sapore romantico e sublime, bellissima e paurosa allo stesso tempo.
Decidiamo di rischiare e ripartiamo verso il colle, a un’ora circa di cammino; abbiamo spezzato il ritmo, ma il timore di un temporale in quota senza ripari ci fa riprendere subito velocità. All’alpeggio successivo troviamo riparata una coppia di austriaci, anche loro conosciuti negli scorsi giorni. Ieri mi avevano chiesto di passare il colle insieme, perché nella valle di Rima, appena sotto al Termo, c’è un pastore di pecore sorvegliate da pastori maremmani, che ultimamente hanno reso parecchio difficile la discesa agli escursionisti, alcuni bloccati anche per ore. La paura di incontrarli è quasi quanta quella di incrociare un lupo. E soprattutto molto più probabile…