Reportage

#57 UNA SEMPLICE GIORNATA INDIMENTICABILE

testo e foto di Giulio Pedretti  / Torino

28/12/2020
6 min
Il Bando del BC20

Una semplice giornata indimenticabile

di Giulio Pedretti

In questo inimmaginabile 2020 uno dei pochi aspetti positivi che credo rimarrà è l’importanza di apprezzare ogni semplice momento di vita vissuta, ogni emozione che la quotidianità ci concede, i piccoli gesti, soprattutto se inaspettati, soprattutto se raggiunti con fatica.

Anche per questo nel 2020, in occasione dei miei 40 anni, ho deciso di intraprendere un viaggio a piedi attraverso le Alpi piemontesi seguendo il sentiero GTA (Grande Traversata delle Alpi), perché sapevo che questa avventura avrebbe regalato dei momenti indimenticabili. E così è stato.
Una giornata in particolare mi è rimasta impressa, quella che oggi voglio raccontare, il 25 luglio 2020.

Quel giorno il cammino da percorrere non era particolarmente lungo, né difficile tecnicamente, poco più di 1000 metri di dislivello tra due valli, quella di Carcoforo e quella di Rima, in Valsesia, attraversando il colle del Termo. Un sentiero che conosco bene, visto che la mia famiglia è originaria di Rima. E invece si è rivelato un cammino unico, come spesso succede in montagna.

Con mio cugino Stefano, che da qualche giorno si era unito a me nella traversata, partiamo da Carcoforo con calma, scrutando le nuvole per cercare di indovinare il momento giusto per evitare il brutto tempo. La giornata è grigia, ma le nuvole sono alte e la pioggia  scesa durante la notte rende ancora più vivido il verde dei prati. La salita verso il colle segue un sentiero ben tracciato, che taglia  con tornanti regolari pascoli che lasciano immaginare storie di lunghe estati passate in alpeggio.
A metà della prima rampa incontriamo un signore svizzero che, con la moglie, sta percorrendo il GTA e che abbiamo conosciuto tre giorni prima. Riservato, silenzioso e poco incline al sorriso e al confronto, fino a che non ha scoperto, durante la tappa del 24 luglio, che Vincenzo Lancia era originario di queste valli. Appassionato di motori fin da giovane, questa scoperta e la visita alla villa liberty del geniale imprenditore sopra il lago di Baranca lo hanno trasformato completamente e da quel momento è stato un fiume di parole, racconti di infanzia e aneddoti tecnici sui modelli più famosi del marchio automobilistico italiano. E anche oggi ci ha fermato per raccontarci quanto era felice di questa scoperta.

Intanto le nuvole si stanno abbassando e inizia a scendere qualche goccia di pioggia. Cerchiamo di riprendere il cammino, poco dopo la pioggia inizia a bagnarci completamente, la nebbia sale dalla valle velocemente e cancella il paesaggio davanti a noi. Dopo pochi minuti iniziamo a notare lampi non troppo lontani, una folata di vento più forte delle altre libera per un attimo la vista, siamo poco distanti da un gruppo di baite, la Trasinera Bella, corriamo per ripararci.
Appena siamo al sicuro il temporale ci investe. Vento, grandine, fulmini. Non una gran bella situazione. Sotto una baita vicina alla nostra si ripara la moglie del signore svizzero, che guarda con apprensione il sentiero aspettando che compaia il marito. Dopo una decina buona di minuti compare, sotto una mantella scura, canticchiando sotto la grandine come se niente fosse.

Il temprale passa, la nebbia si dirada, davanti a noi si apre la vallata dell’Egua, attraversata ieri e completamente trasformata dal temporale estivo, che la rende una tela dal sapore romantico e sublime, bellissima e paurosa allo stesso tempo.

Decidiamo di rischiare e ripartiamo verso il colle, a un’ora circa di cammino; abbiamo spezzato il ritmo, ma il timore di un temporale in quota senza ripari ci fa riprendere subito velocità. All’alpeggio successivo troviamo riparata una coppia di austriaci, anche loro conosciuti negli scorsi giorni. Ieri mi avevano chiesto di passare il colle insieme, perché nella valle di Rima, appena sotto al Termo, c’è un pastore di pecore sorvegliate da pastori maremmani, che ultimamente hanno reso parecchio difficile la discesa agli escursionisti, alcuni bloccati anche per ore. La paura di incontrarli è quasi quanta quella di incrociare un lupo. E soprattutto molto più probabile…

Le nuvole corrono veloci sul fianco della montagna, decidiamo con mio cugino di andare avanti noi e, in caso di problemi con i cani, aspetteremo gli altri.
Il colle del Termo si trova a 2350 metri ed è una cresta pratosa molto ampia, tra il Monte Lampone e la cima del Tiglio. Da qui, quando il tempo è buono, si ha un’impagabile vista sulle due valli e si intravedere spuntare il massiccio del Monte Rosa. Ma oggi no. Oggi non si vede quasi nulla, dettagli di creste e cime che per un attimo compaiono dalla nebbia e spariscono subito dopo. Questa atmosfera l’ho già vissuta sul colle quest’anno: era metà maggio e dopo due mesi di lockdown a causa della pandemia finalmente  potevamo uscire di nuovo. E sono partito, all’alba, da Torino dove abito, per venire a Rima e salire al colle del Termo. Un’emozione indescrivibile, che mi ha fatto decidere di intraprendere il viaggio sul sentiero del GTA in estate.

Ed eccomi di nuovo qui sulla stessa cima: in fondo la valle Rima, davanti compare ogni tanto il maestoso monte Tagliaferro e la valle di Alagna, la prossima tappa. Un momento come questo potrebbe averlo vissuto un escursionista 20 anni fa, o un pastore 100 anni fa. Lo stesso sguardo che analizza il vento e le nuvole, calcola tempi e possibili difficoltà. Una dimensione davvero umana che solo in cima, solo con la fatica, solo qui diventa chiara e sensata. O almeno sembra. Un ciclo che ritorna sempre uguale e sempre diverso. In un luogo sempre uguale e sempre diverso.
Mentre mi perdo nei miei pensieri e mangio sotto la pioggia un pezzo di cioccolato cercando di ripararmi dall’aria fredda, mio cugino richiama la mia attenzione: sotto di noi, a qualche centinaio di metri di dislivello, una massa informe e bianca si sposta sui grandi prati del Termo: è il gregge di pecore.

Centinaia di puntini bianchi che si muovono velocemente, uno in fila all’altro. Ma tra quei punti bianchi ci sarà anche il cane da guardia? Non è facile capirlo da qui. Quel che è certo è che il sentiero passa proprio in mezzo al gregge e che se il maremmano è là non prenderà bene il fatto che lo attraverseremo. Ma la pioggia sta di nuovo intensificandosi, la discesa è lunga, partiamo. In silenzio ci avviciniamo alle pecore che, appena si rendono conto della nostra presenza, si fermano di botto e ci guardano. Del cane non c’è traccia. Intanto intravediamo sulla cima del colle le sagome della coppia di austriaci, non so se ci capiranno, ma con grandi sbracciate cerchiamo di comunicargli che il sentiero è sicuro, niente cani!

La prima parte della discesa attraversa i grandi prati sotto al colle, prati che di inverno diventano l’invaso della valanga perfetta, quella della Chiaffera, che scende fino alla strada all’ingresso del paese e che, nei secoli, ha bloccato la comunità dal resto della valle anche per settimane. All’altezza di 2000 metri circa si entra invece in un fitto bosco di larici, abeti e mughi, il sentiero si fa più dolce e si cammina su un tappeto di aghi, stratificati negli anni. Uno dei sentieri che preferisco. La nebbia poi rende magica l’atmosfera tra gli alberi, sembra di vivere in un’antica leggenda, si ha l’impressione di essere veri esploratori, pionieri, viandanti. Viandanti nel vero senso del termine. Bagnati, stanchi, infreddoliti, spersi nel silenzio che solo la montagna immersa nella nebbia sa regalare, rotto solo dal lieve rumore di ogni passo percorso.

Dopo un paio d’ore di discese si inizia a intravedere Rima, il paese dove sono cresciuto, un gioiello di architettura Walser nascosto in una valle stretta, costruito nell’unico punto dove non scendono valanghe d’inverno. Un paese ricco di storia, dal passato glorioso, orgoglioso della propria origine, che ha vissuto un periodo non facile dopo la seconda guerra mondiale, ma che lo ha  salvato dagli scempi architettonici degli anni ’60 e ’70 visibili nelle valli più rinomate; oggi invece completamente ristrutturato e pronto a inserirsi in una nuova modalità di turismo: dolce, non invasiva, curiosa delle tradizioni e rispettosa della natura.

Arrivare a piedi, dopo due settimane di cammino, nel luogo dove si è cresciuti, sapendo che la famiglia aspetta il mio rientro sembra una storia di altri tempi.
Entriamo in paese appena passata l’ora di pranzo, con l’animo del marinaio che rientra nel porto della città natia. A casa. Una pausa in mezzo al cammino, per recuperare le forze e studiare l’ultima parte del tragitto, che in una settimana circa mi porterà a Oropa, nel biellese.
L’accoglienza è calda, ci aspetta un piatto di minestra e tante domande, oltre all’allegria e la voglia di giocare di mia nipote, quasi quattro anni e tanta energia come solo a quell’età si può avere. Nulla di speciale in fondo, ma dopo aver camminato per tanti giorni queste piccole abitudini di una famiglia normale acquisiscono di importanza, non solo simbolica, ma concreta, i gesti che si ricordano e si ripetono regalano tranquillità, serenità, pace.

Dopo pranzo ho dato appuntamento ai viandanti che con noi da giorni stanno seguendo il sentiero GTA, le due coppie già descritte in queste righe e una terza coppia tedesca, che oggi, a causa del tempo, ha preferito aggirare la montagna e farsi accompagnare in auto da Carcoforo a Rima. Gli ho promesso una visita dedicata in paese, dopo le chiacchiere nelle lunghe sere in rifugio, vorrei trasmettere a questi turisti occasionali non solo la bellezza e la storia, che possono autonomamente vivere semplicemente camminando tra le vie senza auto di Rima, ma anche il profondo legame personale che mi lega a questo luogo, gli aneddoti che si perdono nella leggenda, l’emozione che ho vissuto tornando qui, con loro.

Visitiamo quindi le due chiese del paese del sei e settecento, il centro storico, il Museo Laboratorio del Marmo Artificiale (tecnica artigianale che nell’800 ha reso famosi gli abitanti di Rima in tutta Europa), la gipsoteca Dellavedova, i segni nascosti di una tradizione stratificata che ha reso il paese unico nel suo genere. E dopo aver raccontato storia e tradizioni, risposto a curiosità e domande, la visita finisce dove i turisti non entrano mai, in una casa privata, la mia, che racchiude non solo le informazioni, ma il calore di una comunità, incarnata in oggetti di uso quotidiano ma dalla grande forza simbolica, realizzati con una cura sconosciuta alla società moderna, come la tradizionale culla Walser, dove hanno riposato i neonati della mia famiglia per generazioni. Credo che non dimenticheranno facilmente queste due ore passate insieme, io non le dimenticherò.

Concluso il giro credevo che la giornata fosse finita, pronto per un meritato e agognato riposo, da giorni sognavo infatti di dormire nel mio letto. E invece mio papà mi inviata al bar per un aperitivo.  Perché no…ma entrando nel salone a fianco del bar la sorpresa: una grande tavolata imbandita, uno striscione con il mio nome e tutto il paese che applaude. La mia famiglia aveva organizzato una festa per il mio arrivo e aveva coinvolto tutti. E’ stata una grande emozione. Inaspettata, sincera, semplice, vera.

Semplice come viaggiare a piedi, come questa giornata, come questo racconto. Ma quante volte ci rendiamo conto di quanto siano importanti le cose semplici?
Forse, dopo questo 2020, un po’ di più. Non so quanto ci credo a livello razionale, ma la speranza rimane, ancorata alle emozioni. E solo cercando di trasmettere le emozioni vissute ogni giorno la speranza continuerà ad alimentarsi. Non è forse questa la base di ogni racconto?

_____
foto:
1. Il colle del Termo e le vallate di Rima e Carcoforo.
2. Il sentiero nel bosco sopra a Rima nella nebbia.
3. La sala della casa di famiglia a Rima con la tipica culla walser.

Cosa ne pensi di questa storia?
Scrivi qui sotto il tuo commento.
Questa storia partecipa al Blogger Contest 2020.

Giulio Pedretti

Giulio Pedretti

Laureato in Storia del Cinema, Videographer specializzato nella produzione di documentari. Ideatore di iniziative culturali, collaboro con festival cinematografici, compagnie teatrali e agenzie di comunicazione per l'organizzazione di eventi. Appassionato di fotografia, attraverso la quale mi confronto con le culture che incontro durante i miei viaggi. Da sempre vado in montagna.


Il mio blog | Non ho un vero e proprio blog, ma racconto la mia avventura sul sentiero GTA su facebook (www.facebook.com/pedrodarimamyalps) e instagram (www.instagram.com/myalps_eu/). Leggo Altitudini da sempre, trovando la formula moderna ma ancorata a solide radici.
Link al blog

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Esplora altre storie

Il Selvaggio Blu affrontato come una vacanza di coppia e terminato come una prova... Il Selvaggio Blu affrontato come una vacanza di coppia e terminato come una prova di resistenza: senza punti di appoggio e con una semplice...

"Ho voluto onorare un luogo che amo molto, e per farlo l’ho ripreso cambiando... "Ho voluto onorare un luogo che amo molto, e per farlo l’ho ripreso cambiando stile e stagione e «invitandolo a comparire in tutte le...

Una valanga, una corda, una donna sepolta sotto la neve salvata da Nanni Settembrini... Una valanga, una corda, una donna sepolta sotto la neve salvata da Nanni Settembrini che non si arrende al mistero della corda senza una...

Non sono mancate le volte in cui mi sono chiesto “perché?” senza mai giungere... Non sono mancate le volte in cui mi sono chiesto “perché?” senza mai giungere ad una risposta definitiva. ...

Ancora qui, da solo sulle Ande. Volevo arrivare a Lima e andare a nord,... Ancora qui, da solo sulle Ande. Volevo arrivare a Lima e andare a nord, invece devo scendere verso sud, perché ho dovuto accettare il...

Il 14 gennaio Tania Noakes partirà dalla punta più a sud della Norvegia per... Il 14 gennaio Tania Noakes partirà dalla punta più a sud della Norvegia per raggiungere Nordkapp, nell'estremo nord. 2500 km con gli sci tra...

Sapeva che sarebbe morto, ma non riusciva ad immaginare quel giorno. Era ammalato di Parkinson,... Sapeva che sarebbe morto, ma non riusciva ad immaginare quel giorno. Era ammalato di Parkinson, oramai non camminava più, le gambe erano due tronchi inchiodati...

Quando si cerca qualcosa che ancora non si conosce si inizia sempre da qualcosa... Quando si cerca qualcosa che ancora non si conosce si inizia sempre da qualcosa che si conosce. ...

Quella notte, la mia corsa in montagna, cominciò percorrendo il sentiero che costeggia un... Quella notte, la mia corsa in montagna, cominciò percorrendo il sentiero che costeggia un torrente. Le sue acque erano turbolente, per le copiose piogge...

«Ricordatevi di guardare i fiori», scriveva Armando Aste, poeta delle rocce. Ed io li... «Ricordatevi di guardare i fiori», scriveva Armando Aste, poeta delle rocce. Ed io li osservavo, sempre, ma non in quel momento. ...