Il suo capo gli aveva assegnato la sezione G del territorio, tra le più ampie della zona, che doveva ispezionare in soli dieci giorni. Un’impresa difficile ma non impossibile, per lui che da quasi 17 anni svolgeva il mestiere di “verificatore”. Per chi non lo sapesse, il verificatore è una figura fondamentale nei luoghi montani dove sono solite recarsi le persone facoltose che, spendendo montagne (appunto) di soldi per la loro vacanza, pretendono che l’ambiente naturale sia perfetto. Il verificatore ha dunque il compito di controllare che i plastic-pines siano in ottimo stato, con gli aghi di un bel verde acceso e il tronco privo di scrostature e, naturalmente, che profumino con la stessa intensità di quando sono stati collocati nel plastic-humus. Anche l’erba dev’essere sempre come nuova e lo stesso vale per i cespugli, i fiori, i funghi… persino per i sentieri.
Una volta un verificatore della sezione L, un certo WWXXolosky, non si avvide di un accrocchio di plastic-mushrooms con la cappella un po’sbiadita; se ne accorse invece una turista americana molto influente e capricciosa la quale si lagnò con il responsabile. Morale della favola: a WWXXolosky fu ridotto lo stipendio del 15%. Il compito di maggiore responsabilità però è quello dell’ingegnere che progetta i modelli di plastic-nature e soprattutto di plastic-animals, questi ultimi ovviamente più complessi e dunque più difficili da realizzare. Prima di passare alla fase progettuale, l’ingegnere deve infatti compiere studi lunghi e accuratissimi dei soggetti originari, scomparsi dalla faccia della terra all’incirca 7000 anni fa ma di cui restano copiose testimonianze negli archivi digitali: basta anche solo un piccolo errore, un orecchio di daino riprodotto in modo differente, una foglia con un eccesso di venature, un fiore dallo stelo più sottile, per decretare il declassamento dell’ingegnere all’umile ruolo di verificatore.
Zyrkminzy cominciò dunque l’ispezione avviandosi su per un sentiero agevole. In quel tratto la montagna era decisamente brulla e dunque non c’era granché da controllare: il terriccio, naturalmente, che non doveva essersi né sciolto né ridotto a palline gommose (per risparmiare, il capo di Zyrkminzy utilizzava terriccio prodotto con una plastica liquida di qualità non eccellente); i cespugli, che di solito erano i modelli più robusti e dunque, ad un occhio esperto come quello di Zyrkminzy, non richiedevano un esame minuzioso; qualche fiorellino o fungo qua e là. Nient’altro. L’uomo proseguì baldanzoso per circa un’ora e mezza, fischiettando di soddisfazione per quella mattinata inaspettatamente rilassante. Ecco però che, con l’inizio del bosco, arrivò la salita vera e propria. Nonostante i suoi 187 anni, Zyrminzy era ancora in forma e il suo fisico possente, forgiato da anni di verifiche lungo irti sentieri montani, era in grado di sopportare sforzi sostenuti. Avanzò dunque senza troppa fatica per diverse ore, fermandosi di continuo per osservare con scrupolo ogni modello vegetale in cui s’imbatteva.