E’ la fine di un secolo scosso dalle trasformazioni della prima rivoluzione industriale. Dirompono, accanto a alterazioni e fermenti rapidi e profondi, nomi come quelli di James Watt, che metterà a punto la macchina a vapore (1769), Eulero, Diderot, Kant; nasce la mongolfiera (1783), e poco dopo, durante un viaggio in barca sul Lago Maggiore, Alessandro Volta scoprirà il gas metano e poi la pila. In Francia crepitano grida di ribellione e uguaglianza: è Rivoluzione! E un avvicendarsi di sconvolgimenti politici, sociali e culturali estremi.
Quello di allora era, insomma, un altro mondo. Ma le storie sono tante. E noi dicevamo dei francesi. Proprio negli anni della Presa della Bastiglia (1789), sempre in Europa, e più precisamente in Italia, un aristocratico francese, avvenente, risoluto ma soprattutto libero, era in viaggio in lungo e in largo per le Alpi.
Aveva 39 anni monsieur Déodat. E quella passione per l’esplorazione non l’avrebbe mai persa.
Nato nel 1750 in un villaggio dell’Ancien Régime, proprio al confine delle province del Delfinato francese e del Ducato di Savoia, Déodat si permea degli ideali della Rivoluzione Francese (1789-1799). Assertore di idee rivoluzionarie ma antigiacobino, vivrà una vita teatrale che lo porterà ad esser graziato due volte e a uscire illeso, nonostante le origini nobiliari, persino dagli avvenimenti della Rivoluzione.
La sua anima vagabonda, irrequieta ma razionale, lo guiderà per lunghi decenni sotto le stelle, e poi vascelli, destrieri e interminabili vie con la sola forza delle gambe. La sua storia è ruvida come le montagne che prendono nome da lui. A 25 anni studia la formazione del salnitro nelle miniere della Bretagna e poi ancora il granito rosso in Corsica, le colonne di basalto in Portogallo, la Meseta spagnola, la Calabria coi suoi altipiani, i Pirenei. La sua grande passione sono però i vulcani. Visita Etna, Stromboli e Vesuvio. Ma il destino si diverte a mescolare le carte e così l’aristocratico francese innamorato di vulcani diventa invece celebre grazie alle Alpi.
“… La mia immaginazione aveva bisogno di spazi più ampi, le mie cure cercavano altri oggetti, i miei gusti altri piaceri. Così, ogni anno, mi lanciavo verso qualche catena di montagne, e salivo sulle sue sommità a cercare quelle emozioni profonde, che procura sempre la vista degli orizzonti vasti e delle grandezze della natura. Lassù̀ mi abbandonavo a meditare sulla formazione del globo, le rivoluzioni che ha subìto, le circostanze che hanno modificato le sue forme. Via via che mi spingevo in alto e allargavo lo spazio dei miei pensieri, le mie convinzioni si facevano più forti: il mio orizzonte incontrava sempre meno ostacoli”.
Déodat de Dolomieu – Scritto in prigione a Messina, luglio 1799