Immagini e parole a cura di Loris De Barba e Daniela Dal Mas
Legàmi fa parte di un progetto iniziato cinque anni fa. Come ogni progetto è nato da un’idea che era quella di contribuire a preservare la memoria di una comunità e, nello stesso tempo, di mantenere uno sguardo verso il futuro.
Un’altra riflessione, legata al progetto, riguarda il “vivere in montagna” con i vantaggi ma anche le numerose difficoltà che aspettano chi sceglie di abitarci. Da una parte c’è chi ha deciso di portare avanti una tradizione contadina, ma con competenze aggiornate, dall’altra chi è fuggito dalla pianura per ritrovare ritmi e relazioni più significanti. La montagna diventa, così, il luogo e il tempo della sfida, del ritrovare un modo di vivere la vita.
Valmorel
Per alcuni nati qui, Valmorel non è un luogo come gli altri: è il nido, le radici ben piantate, radici profonde, ancestrali, come se si potesse respirare solo fra questi boschi e questi prati. Avere la propria Terra nel cuore significa sentire forte l’appartenenza e portare le radici dentro di sé, in qualunque parte del mondo ci si ritrovi ad essere, a nascere, a vivere. La propria Terra diviene, allora, un’identità, un’appartenenza, una necessità. Per altri è la scelta di un futuro fatto di nuove prospettive, nuovi ritmi, dove ci si riappropria del tempo e si stabiliscono relazioni umane pregne di significato. Da qui si può avere un orizzonte e, a saper guardare con calma, in silenzio, ci si fa l’idea della rilevanza delle esperienze passate; si riesce, tenendo i piedi ben saldi sulla terra del proprio paese, a guardare il futuro.
“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei, resta ad aspettarti”.
— Cesare Pavese
La mostra
Legàmi nasce dal desiderio di descrivere un luogo inteso non solo come spazio fisico, paesaggio, territorio, ma principalmente come ambiente pulsante di vita, ricco di relazioni umane, di ricordi, di nuove esperienze.
I protagonisti sono gli abitanti di questo paesino di montagna, posto a 800 metri di altitudine, nella vallata bellunese; persone che sono nate e vissute qui, altre che sono ritornate ed altre ancora che hanno scelto questo luogo per vivere. Si tratta di una serie di ritratti in bianco e nero in cui colpisce la qualità della luce, morbida e avvolgente, mentre la posa fotografica è spontanea, curata, ma sembra arrivare con naturalezza da momenti di dialogo e convivialità.
Ai ritratti fotografici si aggiunge la voce delle persone che, attraverso domande, suggestioni, che avessero lo scopo di liberare pensieri e riflessioni, hanno raccontato storie vissute, speranze e sogni. Le voci sono state raccolte in una serie di interviste la cui integrità è presente in cartaceo, mentre degli stralci sono racchiusi in un audiovisivo della durata di 30 minuti.
Loris De Barba | E’ nato a Limana (BL) dove risiede. Pratica l’alpinismo da 35 anni con predilezione per le zone poco frequentate e selvagge e con numerose salite sui 4000 delle Alpi. Nell’inverno 2012/2013 ha pubblicato il volume “Scialpinismo in un’isola di silenzio” e nel 2016, in collaborazione con Francesco Vascellari, “Scialpinismo e sci ripido, i 4000 delle Alpi”. Alcuni suoi articoli sono pubblicati sulla rivista “Le Alpi Venete” e sulla rivista online altitudini.it. Altra passione è la fotografia, soprattutto paesaggistica di montagna e alpinismo con scatti realizzati su gran parte dei gruppi montuosi dell’arco alpino.
Daniela Dal Mas | E’ nata a Trichiana (BL) e vive a Limana da oltre trent’anni. Maestra coinvolta, appassionata orticoltrice e giardiniera, amante della natura e del bello. Cerca di vivere il presente e di dare un senso all’andare, attraverso relazioni significative, battaglie intraprese, buone letture e buon cibo. Ama ascoltare storie vissute che qui ha raccolto perché ne rimanga traccia.
Crediti
in collaborazione con il Comitato Frazionale Valmorel
con il patrocinio del Comune di Limana
Ho trascorso gran parte delle mie vacanze negli anni dal 1968 al 1976 a Valmorel ospitata, insieme ai miei nonni, dai cugini Albino e Assunta Segat. Ho un ricordo bellissimo di Valmorel e della sua gente, semplice, cordiale, generosa, legata alla propria terra e alle proprie radici, amante della compagnia e dei veri valori della vita. Grazie a questi luoghi e all’incontro con le persone che ci vivevano ho imparato il rispetto per la natura e ne ho apprezzato la bellezza. Grazie a voi che continuate a vivere a Valmorel e vi dedicate, in qualsiasi modo, alla cura di questo bellissimo paesino.