Quanto dura un istante? Le otto ore di quella notte piovosa mi stavano per lasciare. Le nuvole diradate mi permettevano di lanciare lo sguardo verso l'universo.
Quella notte, la mia corsa in montagna, cominciò percorrendo il sentiero che costeggia un torrente. Le sue acque erano turbolente, per le copiose piogge dei giorni precedenti. Il rumore era forte e lasciava bene intuire la sua portata e la sua potenza. Bisognava attraversarlo più volte per poter procedere verso l’alta via.
Quel sentiero mi avrebbe portato in un’ora o poco più, ad una radura incastonata tra le montagne. Il sentiero attraversa un canalone naturale, formatosi nei millenni, probabilmente grazie allo scorrere del fiume tra le montagne. La notte era molto buia, il cielo nuvoloso e senza la luna. In lontananza si udiva l’abbaiare di cani che facevano da guardia ai recinti di animali.
La pioggia, seppur di lieve entità, cominciava dopo ore a farsi sentire addosso. Il freddo umido entrava nelle ossa. Dopo circa due chilometri, mi resi conto che il terzo guado del fiume, sarebbe stato impossibile praticarlo per la mancanza di una pensilina in legno. Bagnarsi fino alle ginocchia o rischiare di farsi trasportare delle acque fredde, sarebbe stata una vera follia.
Si torna indietro, decisi di variare il percorso. La decisione fu saggia, ma non mi consentì di realizzare per intero il viaggio ad anello sulle alte vie delle mie montagne. Passarono in fretta alcune ore, ero su un altro sentiero, più lungo ma più sicuro. La pioggia lasciò spazio ad un leggero vento che fece diventare la notte meno buia, spazzando via qualche nuvola.
L’intensa luce della stella Sirio aveva viaggiato per otto anni, attraversando l’oscurità profonda dello spazio vuoto. Ardente penetrava i miei occhi, e seguiva da lontano l’uomo che sono, come a far guardia al mio percorso dell’anima.
La mia amata era distesa sulla terra, ricoperta di erba, foglie ed alberi. Le linee sinuose del suo corpo apparivano ancora scure. L’uomo è fatto delle sue scelte ed io, lontano dal vivere frenetico, andavo per le mie terre, desolate di uomini e donne.
Viaggiavo tra alberi centenari e fango di quella notte che aveva pianto.
Cercavo occhi brillanti come stelle, nascosti sotto tappeti umidi del bosco, tra tronchi e radici. Le gocce d’acqua scivolavano sulle foglie e saltando giù, impregnavano la terra. Un ticchettio scandiva il ritmo della notte. Il passo diventò veloce, attraversai una radura, lasciando alle spalle un antico e bellissimo abbeveratoio. Sulla destra, scendendo verso gli alberi, si faceva strada un rigagnolo di acqua che scavava il terreno e bagnava i piedi agli abitanti alti ed immobili della foresta.
Attraversavo boschi. Lo facevo di corsa, ascoltando il cuore, seguendo le tracce lasciate da uomini o animali, che nei secoli avevano solcato il terreno. Correre per me è accarezzare amorevolmente la mia Donna. Viverla. La luce bianca si staglia nel cielo.
E’ l’alba.
Il colore del corpo della mia Donna diventò più chiaro e lungo il sentiero, girandomi verso est, la osservavo e guardavo lontano, oltre i monti, oltre la sottile veste che la protegge dal buio e dal freddo universo. Chiusi gli occhi e con l’anima, camminavo e correvo, poi mi voltai ancora, aprii gli occhi e in un istante la sua veste divenne rossa come il fuoco che arde nel suo cuore.
Arrivò così, da lontano, in un solo attimo a riscaldare profondamente il mio gelido corpo.
La chiamano aurora, brucia l’orizzonte e infiamma il nuovo giorno che nasce dalla profondità della notte. Ho attraversato il tempo, ho percorso lo spazio e in un solo battito di ali, mi sono ritrovato immerso in quella Donna, la natura che mi ha donato tutto se stessa.
Di notte sulle mie montagne, mi chiedo spesso quanto possa durare un istante. La sensazione di immersione totale mi permette di assaporare il fascino del tempo, dalla posizione privilegiata della mia anima.
Beh! Un attimo lassù può durare un solo secondo oppure tutto il tempo dell’umana esistenza.