È notte fonda, nevica e c’è nebbia. Mi carico lo zaino sulle spalle, il capanno a tracolla e la sedia in mano. Cammino con le racchette da neve intuendo una traccia appena coperta dalla neve umida e pesante che sta cadendo. La luce della frontale fa uno strano effetto: scie luminose e fumose in uno sfondo bianco.
Mi guardo intorno, sono solo questa mattina, ed è una fortuna anche se rimane sempre il timore che arrivi qualcuno, a sua insaputa, proprio dentro l’arena. Questo causerebbe un bel parapiglia, i galli scapperebbero e probabilmente delle femmine non verrebbero coperte, compromettendo le cove.
Fare fotografia naturalistica è un affar serio, un lavoro da solitari, dove non sai mai di chi fidarti. Le gelosie sono a mille e le invidie pure. Possibile che non si possa godere di un successo di un altro fotografo? D’altronde abbiamo tutti lo stesso fuoco che arde dentro, la passione per la natura, la curiosità e la voglia di meravigliarsi. Oddio non tutti, alcuni si muovono solo per la “caccia”, per aver un’altra specie nel loro album, senza raccontare la storia che c’è dietro. Saper raccontare ma anche saper leggere quello che la montagna e la natura mostrano nel loro libro fatto di pagine di foglie, di odori e di suoni.
Apro il capanno, tutto è silenzioso, tranne per delle leggere folate di vento. Prendo i picchetti da neve e assicuro il capanno di tela al terreno, poi sopra ci butterò una coperta mimetica costruita apposta per la fotografia. Una macchia verde in un completo whiteout: riuscirò a ingannare i galli?
Entro dentro, posiziono il plaid sopra le gambe, il cavalletto e la reflex. Sono le 4 del mattino, tutto è fermo. O almeno sembra. In realtà la natura non dorme mai. La prima volta che cammini nella notte tutto ti fa paura, dal cielo stellato che sembra cadere da un momento all’altro, dai rumori, dalla pioggia che cade. Tutto fa paura perché i nostri sensi sono drogati dalla luce, sempre e comunque. Al buio non siamo più abituati, eppure il buio è conforto per tante specie animali.
Mi avvolgo nel plaid nel momento dell’attesa che arrivino i galli in arena. In quei momenti sei davvero da solo, soprattutto se fuori c’è buio, nebbia e neve, è allora che la mente vaga. Vaga agli altri appostamenti, ai problemi che hai lasciato a casa, al prossimo turno di lavoro e agli amici con cui hai condiviso camminate in cerca dei selvatici. Uno di questi amici qualche mese fa ha proseguito il suo cammino verso gli altopiani dell’altissimo. E mi manca.
Ci siamo visti in tutto due volte e il rammarico è che non sono mai riuscito a portarlo sulle mie montagne. Era piemontese di adozione ma lombardo di nascita, la parte di Lombardia che sta sotto le Alpi. In compenso ci siamo scritti e sentiti spesso. Sapeva farsi vivo quando più serviva e meno te lo aspettavi, come uno spirito della montagna. Parlava poco e calmo, riflettendo e pesando ogni parola, facendo da contraltare alla mia esuberanza giovanile. Non so cosa lo colpì in me, delle mie foto acerbe da inizio carriera, caricate su un portale di fotografia. So che guadagnai la sua fiducia e questo è stato un grosso privilegio.
La vita è lunga ed e’ un attimo: racconto meraviglioso!
La vita è una e bisogna viverla tutta: io ci sto provando
Un bel racconto di natura e relazioni.
Grazie Giuseppe.
Spero di aver trasmesso le emozioni anche a chi non è del settore.
Un bellissimo racconto, asciutto, ma che dice tutto quello che c’è da dire.
Grazie mille Bruno.
Purtroppo non ho avuto la fortuna di conoscere Tom, ma gli amici me ne hanno sempre parlato come di una persona meravigliosa.
Grazie delle tue belle parole e di aver condiviso emozioni che ho avuto la fortuna di poter vivere più volte.
Andrea Zampatti
Grazie Andrea,
ho avuto una gran fortuna a conoscerlo.
Grazie mille per aver letto il mio brano, spero di aver trasmesso adeguatamente cosa si prova quando si è in capanno.