L’aria frizzantina e il cielo che sembra di cristallo, di un azzurro pulito e limpido. Ecco, io adoro questo periodo e appena posso prendermi un paio di giorni vado ad immergermi nei boschi che iniziano a rilasciare foglie. Una delle mie mete tradizionali di inizio autunno è il lago di Braies. Per motivi non solo legati alla pandemia ho saltato l’appuntamento per un paio di stagioni e quest’anno mi sono organizzata per salire il primo week end di ottobre.
Amo, quando possibile, viaggiare green, così ho preso il treno che da Udine mi ha portato a Dobbiaco passando ovviamente per Verona e Fortezza. A Dobbiaco ho alloggiato, come di consueto, a casa di un amico. Abbiamo cenato con quell’accompagnamento della nostra amicizia, elemento che condisce più di ogni altro ogni piatto posato sul desco.
L’amico mi ha chiesto quasi a bruciapelo:
«Sicura che vuoi andare a Braies?»
Non ha aspettato la mia risposta, non ha commentato ma mi ha restituito un’espressione perplessa. Ci conosciamo da moltissimi anni e nonostante la nostra frequentazione non sia troppo assidua, ci stimiamo a sufficienza per fidarci uno dell’altro. In montagna si va solo con chi ci restituisce piena fiducia.
Ho riposato bene, felice di aver ritrovato Sandro e sufficientemente elettrizzata per l’esperienza.
Sveglia all’alba, ricca colazione con lo stupendo e pastoso yogurth altoatesino, un segalino alle pere e un’altra fetta di pane scuro con marmellata.
Sandro non è potuto venire con me, niente arrampicata, ma mi sono detta che un buon trekking per ritrovare luoghi amati poteva andare bene lo stesso.
Prendo il bus in centro a Dobbiaco alle 7.01. Puntualissimo come sempre, mi lascia a Schmieden – Ferrara, da lì prendo il sentiero verso Braies. Alla fermata del bus un gruppo di vacche inizia la giornata ruminante, il suono del campanaccio restituisce alla valle quel senso di tempo antico. Mora alpina, mi sono detta, buon latte. Lo sguardo sornione di Ella – questo il nome che riesco a leggere sulla targhetta fissata all’interno dell’orecchio – mi riporta ai pascoli della mia montagna e agli altrettanti occhi mansueti delle pezzate rosse friulane.
Saluto le vacche e dopo il rituale bacio lanciato in direzione del crocifisso posto al crocicchio dei sentieri, mi avvio verso la mia meta.