Racconto

Alla tavola delle mosche

testo e foto di Niki Gresteri  / Genova

La tavola delle mosche
19/11/2018
4 min
logo blogger contest2018_ita_senza feccia
Il mio tempo è un torsolo alla tavola delle mosche e mi rosicchia le ossa mentre resto appoggiato alla sedia. Ho paura, credo, non di consumarmi, non della fine.

Ho paura di perdere qualcosa.
Ho paura di smarrire qualcosa, adesso, l’unica parte pulita che definisce l’esistenza.
Corro nell’aria livida, contro un cielo colmo di bestemmie e speranza. L’aria mi sputa addosso la mia fatica, le mie debolezze e la leggerezza che non ho. Tutta questa vita, inevitabilmente, sbatte contro un parabrezza che non c’è.
Non esiste protezione, nessuno protegge nessuno.
Quassù si sta bene anche se non vedo niente, ma intuisco tutto e allora può andare bene lo stesso per davvero.
È la mia realtà adesso.

Il mare è laggiù come sempre, con le sue palpebre tumefatte e il petto spalancato: è un vassoio di lamiera alla periferia della terra e il diaframma dell’orizzonte si dilata nell’aria immobile.
La stessa aria lontana che odora di eterno, come quelle onde smeraldo che devono essere per forza in giro, da qualche parte, in qualche foto appesa in una casa dove sono già stato a bruciare ricordi.
Al valico i vecchi alberi si spostano, o almeno mi sembra.
Forse è stato il tempo a spostarsi?

Ancora un torsolo e una candela, in giro da qualche parte, alla tavola delle mosche.

Questa montagna è diventata la mia casa diroccata, piena di ricambi per sogni fusi. È un tendone per equilibristi di nuvole e neve ferita.
Ma continuo a tornare qui, stupidamente felice senza essere davvero felice, ma abbastanza stupido per crederci.
Ci sono piccole orme davanti a me.
Annusiamo insieme la purezza di un’esistenza selvaggia ed istintiva senza sapere chi siamo, ma è la stessa scintilla e la stessa fiamma.
Ho le mani spellate e la faccia spaccata mentre scavalco l’ultima torre storta e malsana.
Un silenzio remoto, abissale e antico, emerge regalmente, come un dio lontano, dal ventre della foresta.
È una marea arborea che scuote rotte celesti e costellazioni; sposa con gentilezza gli uccelli notturni con ciascuna luna diversa. Infonde pace allo schianto della luce e copre tutto quello che sono, quello che non sono ed ogni cosa che ci sarà anche senza di me.

Abbraccio gli ultimi grandi alberi.
Loro resistono ancora.
Vorrei resistere con loro.
Lascio scorrere pensieri e cristalli prima della notte quando ci penseranno le ombre tremolanti a sistemare tutto.
Non c’è motivo di temere nulla, nessuna paura adesso.
Corro ancora, attraverso aghi sottili e occhi nascosti, per poi perdermi senza traccia e senza rumore alla fine di ciò che sono, un vespro sciolto nel mercurio per la fine di ciò che sono, perché nella fragilità esiste consapevolezza.
Nessuna paura adesso.
Ancora un torsolo e una candela, in giro da qualche parte, alla tavola delle mosche.

  • In giro da qualche parte
  • La stessa scintilla e la stessa fiamma
Niki Gresteri

Niki Gresteri

Abito in Liguria, con i piedi nell’Appennino e gli occhi verso il mare, ma non ho ancora capito se mi piace vivere qui. Vado in giro da un po’ di tempo e che sia sonnecchiare al sole, correre o scalare, ogni cosa ha il suo momento e la sua importanza. Scrivo per me, per dare un nome a me stesso.


Il mio blog | Ho sempre raccolto riflessioni, racconti e foto ma con disordine, su carta e pellicole. Ci ho messo parecchi anni a decidere di mettere un po’ di cose nell’internet. Non credo di avere un blog quanto un cassetto pieno di cianfrusaglie.
Link al blog

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Esplora altre storie

(rimasto e rimestato / come chi ha fecondato / il divenire nostro) ... (rimasto e rimestato / come chi ha fecondato / il divenire nostro) ...

Dicono che per vivere felici si debba trovare il proprio posto nel mondo. "ll... Dicono che per vivere felici si debba trovare il proprio posto nel mondo. "ll Moro della cima” di Paolo Malaguti è la storia di...

Natale. Sono cambiati gli scenari, restano uguali i protagonisti. Da sempre in questa storia... Natale. Sono cambiati gli scenari, restano uguali i protagonisti. Da sempre in questa storia vi sono un padre, una madre, un figlio. ...

Tra Venezia e le montagne dell’Altopiano dei Sette Comuni si dipana il racconto di... Tra Venezia e le montagne dell’Altopiano dei Sette Comuni si dipana il racconto di Andrea Nicolussi Golo. Protagoniste sono tre donne: la giovane pittrice...

Ci sono luoghi in cui arrivi per caso, senza volerlo. Quando parto non so... Ci sono luoghi in cui arrivi per caso, senza volerlo. Quando parto non so mai a cosa andrò incontro e forse... ...

Mi capita a volte di pensare a uno dei tanti dipinti genericamente chiamati: le... Mi capita a volte di pensare a uno dei tanti dipinti genericamente chiamati: le scarpe di Van Gogh. Mi interessano molto le immagini evocative e...

Questa frase è proprio, assolutamente, vera. È diverso. Tutto è diverso, ma il cielo... Questa frase è proprio, assolutamente, vera. È diverso. Tutto è diverso, ma il cielo di più e si percepisce immediatamente. Ci si sente liberi...

Un racconto in verticale, parete dopo parete, cordata dopo cordata, è come districare un... Un racconto in verticale, parete dopo parete, cordata dopo cordata, è come districare un nodo fitto di connessioni, legami, avvitamenti e legature. Ti animi,...

Gli Adventure Days come li ha visti e vissuti Luca Orsini: "Con l’occhio scevro... Gli Adventure Days come li ha visti e vissuti Luca Orsini: "Con l’occhio scevro di chi vive la montagna a distanza di sicurezza". ...

Sono le sere terse di novembre, quelle che più mi fanno pensare a te. Il... Sono le sere terse di novembre, quelle che più mi fanno pensare a te. Il profilo delle montagne si delinea nitido contro il cielo scuro,...