Da un lato, in lontananza, il lungo lago svizzero, dall’altro, a un passo, la piccola vita della strada.
Erano i giorni dell’Adventsfenster, un’antica tradizione che passeggiava saltellando per i vicoli e lasciava sulla neve impronte nitide, persistenti. A turno le case addobbavano una finestra affacciata sul selciato: luci, rami di abete, frutta secca. La finestra addobbata significava accoglienza, condivisione, era una porta aperta, un sorriso. Chiunque, un amico, uno sconosciuto, verso sera poteva suonare ed entrare in quella casa. Ci si sedeva intorno a un tavolo e si mangiavano insieme i biscotti di Natale, si chiacchierava, si raccontava, si intrecciavano fili sottili di relazioni da nutrire, o da costruire.
Il bambino si sollevò sulle punte dei piedi. La finestra era alta. O era lui che non ci arrivava. Sotto le scarpe sentì scricchiolare la neve ghiacciata.
Appoggiò il mento sul davanzale. Il riquadro di vetro che incorniciava perfettamente il suo viso si appannò subito. Il bambino rimase un attimo a riflettere, timoroso. Poi raccolse tutto il suo coraggio, si tolse il guanto e con l’indice sfiorò appena il vetro, cercando di non farlo tintinnare. Disegnò da principio solo un quadratino, giusto uno spiraglio per un occhio, poi attese. Dietro la finestra nessun movimento. Quindi allargò il pertugio seguendone il profilo, sempre con lo stesso dito. Una, due, tre volte. E si riappropriò del suo riquadro.
Al di là del vetro vide una cucina. Era di legno, con mensole e mobili che si arrampicavano disordinati sui muri storti, e un subbuglio di oggetti di ogni tipo, piatti, tazze, bicchieri, mazzetti di erbe aromatiche appesi a testa in giù, gnomi e altre creature del bosco che spiavano da ogni angolo, una pentola sul fuoco che sbuffava e questionava con un coperchio imperioso, il quale trotterellava sollevato dal vapore e si incaponiva a voler fare il coperchio.
Sul frigorifero calamite colorate stavano guancia a guancia con foglietti di carta disegnati da una mano bambina. O forse da due mani, di età diverse.
che bello iniziare la giornata così. con queste parole lievi.
Grazie!
molto bello, magico.grazie
Ciao Laura, mi hai portato lontano, grazie.
…che meraviglia questo blog! L’ho scoperto ora. Grazie Laura