Lo scioglimento definitivo del ghiacciaio della Marmolada determina il collasso del bacino idrico del Piave e del Brenta durante l’estate di due anni dopo, quando un’ondata di calore particolarmente intensa prosciuga tutti i corsi d’acqua e le falde freatiche non riescono più a garantire il funzionamento degli acquedotti. Nella pianura veneta i danni all’agricoltura e agli ecosistemi sono incalcolabili, mentre i decessi per disidratazione e colpi di calore ammontano a svariate migliaia.
Nei primi mesi dello stesso 2037, le indagini geologiche avviate dal governo dieci anni prima portano alla scoperta di un immenso giacimento di idrocarburi nel sottosuolo di Piazza Vecchia (Venezia). Oggi gli studiosi ritengono che l’individuazione di questa riserva sia stata determinante nella scelta, da parte del governo centrale, di accantonare i progetti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, che si ritiene avrebbero potuto arginare i disequilibri socio-economici del Vecchio Continente e la conseguente salita al potere di movimenti nazionalisti.
Infatti, nei primi mesi del 2037 in Austria si assiste alla vittoria del partito per la ricostituzione dell’impero asburgico, che dopo una votazione controversa si assicura la maggioranza al parlamento di Vienna, dichiarando di lì a poco guerra all’Italia. Lo scopo è la riannessione del lombardo-veneto, devastato dalla siccità e dall’inquinamento, ma ricco di idrocarburi. La reazione della popolazione locale, dapprima entusiasta a causa di un mai sopito sentimento filo-asburgico, vira velocemente al malcontento allorché diventa chiaro che i posti di lavoro creati dallo sfruttamento del giacimento di Piazza Vecchia sarebbero stati occupati principalmente da austriaci e da operai emigrati dalla recentemente annessa Ungheria.
La situazione del lombardo-veneto precipita nell’ottobre dello stesso anno, quando il disagio causato dalla prolungata siccità sfocia in violente manifestazioni di piazza, che vengono represse in modo brutale. A questo clima di tensione si aggiungono le sempre più frequenti offensive austriache, sostenute anche dalle falangi italiane favorevoli all’annessione. Nel dicembre del 2037 il Veneto subisce un pesante bombardamento: Padova, Vicenza e Venezia vengono distrutte, nonostante gli appelli della comunità internazionale, mentre la campagna è resa inabitabile dai prodotti di scarto del giacimento di Piazza Vecchia, il cui sfruttamento a opera di una società straniera era iniziato nell’autunno dello stesso anno.
Nel frattempo l’aspettativa di vita si abbassa drasticamente. Nel novembre dello stesso anno scoppia una guerra civile ormai inevitabile, che causa consistenti flussi migratori verso la Svizzera, anch’essa provata dalle frequenti ondate di calore ma con riserve idriche ancora in buono stato grazie alla politica di salvaguardia dei ghiacciai e dei corsi d’acqua messa a punto nei decenni precedenti. Tuttavia, migliaia di operai, impiegati e operatori call center, fiaccati da decenni di crisi economica, vista l’impossibilità di attraversare una pianura padana resa ormai inabitabile si dirigono verso la costa. Nei primi mesi del 2038 dai campi profughi di Chioggia, ormai al collasso, partono i primi barconi diretti verso l’Albania, nonostante il porto off-shore sia ormai inutilizzabile a causa dell’innalzamento del livello del mare.