Racconto

#31 • La Luna

testo e foto di Mauro Procaccini  / Calliano (TN)

La Luna
28/12/2019
4,50 min
informazioni
POFH! «No! Noooo! NOOOOO!»

Io e il mio amico Federico siamo sulla Marmolada con zaino e ramponi, pronti a goderci una bella giornata. Il ghiacciaio è ancora lontano quando sentiamo l’urlo. Il più velocemente possibile ci avviciniamo e vediamo un ragazzo vestito in modo strano che sta seduto sulle rocce con la faccia tra le mani.

«Perché qualunque cosa faccia le cose non migliorano! E’ tutta colpa mia! Il presidente Lennon…»
«Ehi! Tutto ok?» gli chiedo.
«No, ma voi di questa realtà distorta non potete capire!»
Lancio uno sguardo al mio amico e vedo il suo sopracciglio che si alza dubbioso.
«E’ successo qualcosa al tuo compagno di cordata? Chiamiamo l’elisoccorso?»
«Ma no, non capite! I ghiacciai stanno sparendo… ed è colpa mia, ma non volevo. NON VOLEVO!»
I suoi occhi cominciano a farsi lucidi.

«Una volta tornato nel mio tempo», le labbra di Federico si muovono a formare nell’aria le parole “nel mio tempo” con il sopracciglio sempre più in alto, «mi sono accorto di cosa avevo combinato: un mondo distrutto! E’ colpa MIA! Mi sono subito immaginato che la polizia temporale mi stesse dando la caccia e sono scappato».
Alla parola “polizia” mi irrigidisco.
Il tizio sembra proprio fuori di sé, ma mia madre dice sempre che i matti vanno assecondati e il poveraccio è chiaramente uscito di senno, ma forse calmandolo…
«Ehi amico, siediti. Vuoi un cappello? Fa freddino qui in montagna e sei con abiti… ehm… leggeri. Dai raccontaci, cosa ti è successo?»
Fortunatamente si tranquillizza un po’, quasi contento di poter parlare.

««L’8 dicembre era il mio trentesimo compleanno e per festeggiare decisi di tornare indietro di 150 anni per vedere di persona il mio idolo: il presidente Lennon. Così mi catapultai nella New York del 1980 quando Lui era agli albori della sua carriera da attivista per la salvaguardia del mondo, cosa che di lì a qualche anno lo avrebbe portato a diventare presidente degli USA. Nel tardo pomeriggio andai verso il palazzo The Dakota in Central Park dove abitava. Sapete? E’ proprio lì che firmarono il protocollo per l’eliminazione della plastica, ma suppongo che a voi non dica nulla… Beh, dicevo… lo vidi da lontano che stava firmando un autografo, era bellissimo e giovane nel suo cappotto scuro. Il mio sogno si era avverato; avevo visto il mio mito: John Lennon. Quando arrivai al palazzo Lui era già lontano. Mi avvicinai al ragazzo che teneva in mano il nuovo album Duble Fantasy appena autografato.

«Ehi ciao! Fantastico! Bello l’autografo!» dissi al ragazzo che mi guardò un po’ di traverso, forse i miei vestiti…
«Eh sì, ero già stato qui una volta, ma non ero riuscito a… » disse il giovane. Sembrava un po’ strano, ma lì per lì non ci feci caso.
«Ed anche questa volta non sono riuscito… » disse sconsolato.
«Ma come?» chiesi io. «Non ti ha fatto l’autografo?»
«L’autografo? Ah sì, certo, ed un fotografo ci ha anche immortalato!»
«Wow! Super! Piacerebbe anche a me, ma non posso».

La Marmolada a 100 anni di distanza

Ero a conoscenza dei rischi dei viaggi nel tempo. Come prima regola c’è proprio il non interagire con le persone, soprattutto con quelle importanti come il presidente Lennon, per questo non mi ero avvicinato e quindi mai mi sarei arrischiato a chiedere un autografo. L’effetto farfalla, avete presente? Piccole variazioni nelle condizioni iniziali producono grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema. Il problema è che non mi stavo rendendo conto di ciò che stava accadendo: non stavo facendo sbattere le ali ad una farfalla, stavo facendo sbattere i piedi ad un elefante!

«Beh, se vuoi posso darti questo» mi disse allungando verso di me l’album. Io stavo andando a casa, ma posso aspettarlo qui e farmene fare un altro, tanto ho con me un libro. «Anzi, è proprio una bella idea: mi siedo qui, leggo il giovane Holden e lo aspetto, così magari questa volta… ».
Non potevo crederci! Ero talmente elettrizzato all’idea di avere un autografo del mio mito che ero troppo sordo per sentire i mille campanelli d’allarme che stavano suonando nella mia testa. Quel maledetto album e la mia bramosia avevano messo a tacere il fatto che avesse uno sguardo strano, che non fosse riuscito a fare qualcosa o che dell’autografo non gli importasse un granché.

Ora era raggiante.
«Grazie, e comunque io sono Mark David, ma puoi chiamarmi David».
Dopo avergli stretto la mano mi allontanai per tornare nel mio tempo e… il disastro! Il mondo era cambiato completamente dalla mia partenza. Era dicembre, ma era caldissimo. L’aria irrespirabile. L’acqua era arrivata ovunque. Mi bastò poco per capire che era stato il mio salto a far cambiare tutto e che la polizia temporale mi sarebbe venuta a cercare. Così iniziai a saltare indietro nel tempo nel tentativo di fuggire, ma anche di cercare di sistemare le cose. Venni a sapere che Lennon era stato ucciso da David proprio quel giorno, ma non potevo porvi rimedio. Allora provai ad ispirare registi e scrittori in modo che facessero vedere come sarebbe diventato il mondo che io già avevo visto, ma nulla, per la gente quelle erano solo storielle. Tentai quindi con gli scienziati, ma non li ha ascoltati nessuno perché troppo lontani dalle persone. Ho cercato anche di instillare l’idea di un mondo migliore in una giovane adolescente, ma a quanto pare non danno retta nemmeno a lei… »».

POFH! POFH! Due colpi in lontananza lo allertano.
«Sono già qui! Devo scappare, ma riuscirò a sistemare le cose! Lo so: sono un sognatore, ma non sono l’unico».
Ci saluta con un gesto della mano e, lasciandoci basiti, corre fuori dalla nostra vista… POFH!
Intanto due signori, anche loro vestiti in maniera strana per essere montagna, ci si avvicinano: «Salve, avete visto un ragazzo sulla trentina? Era in cordata con noi».
Stavo per indicargli la direzione quando mi è tornato in mente un adagio.
«No, mi spiace» gli dico pensando.
«E’ più matto chi ascolta la Luna? O chi non gli dà retta?»

John e David

Questa storia partecipa al Blogger Contest 2019. Fai sapere all’autore cosa pensi della sua storia, scrivi qui sotto il tuo commento.

Mauro Procaccini

Mauro Procaccini

Appassionato di montagna, vagabondaggi e fotografia non perdo occasione per condividere le mie passioni, meglio se con un bicchiere in mano. Questa volta mi sono trovato anche con una penna, anche con una tastiera!


Il mio blog | La tradizione e la storia di un territorio possono essere percepiti come una superficie sulla quale, nel corso degli anni, si imprimono tasselli importanti per l’identità di quel luogo. Il progetto crede che la rilettura in chiave contemporanea di questi indicatori culturali permetta di mantenere viva l’identità del territorio preservandone i caratteri che l’hanno resa unica. Imprint incentiva la riflessione e la promozione di ogni aspetto legato alla cultura di montagna che, per ragioni geografiche e biografiche di chi lo ha fondato, diviene l’oggetto d’analisi privilegiato.
Link al blog

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Esplora altre storie

“Finalmente libero” è il racconto di una rinascita alla vita autentica, attraverso il passaggio... “Finalmente libero” è il racconto di una rinascita alla vita autentica, attraverso il passaggio dal delirio di onnipotenza e di successo ad un’esperienza di...

Jonas quella mattina si alzò presto; chiudendo la porta del tabià, l'aria gelida lo... Jonas quella mattina si alzò presto; chiudendo la porta del tabià, l'aria gelida lo colpì con una sferzata al volto, la neve scricchiolava sotto...

“Me ne vado – scriveva Vitaliano Trevisan in Quindicimila passi (Einaudi, 2002) – lascio... “Me ne vado – scriveva Vitaliano Trevisan in Quindicimila passi (Einaudi, 2002) – lascio per sempre alle mie spalle tutto questo schifo cattolico democratico...

Kyyyma. Polmoni incerti liberano il fiato caldo. Orooos. Il nome del suo mondo. Le... Kyyyma. Polmoni incerti liberano il fiato caldo. Orooos. Il nome del suo mondo. Le onde millenarie ai piedi del monte riecheggiano risacche tra gli...

Vagabondare per noi era andare dove ci portava la voglia di arrampicare, ma il... Vagabondare per noi era andare dove ci portava la voglia di arrampicare, ma il senso principale era quello di non sapere al mattino dove...

Le pietre di arenaria cupa, ancora umida dal passato acquazzone, ornano di corsi regolari... Le pietre di arenaria cupa, ancora umida dal passato acquazzone, ornano di corsi regolari il movimento continuo del costruito storico; enormi mura cinquecentesche, fluide...

Consigli di buone letture per l'estate da mettere nello zaino. In questa seconda e... Consigli di buone letture per l'estate da mettere nello zaino. In questa seconda e ultima puntata quattro libri da leggere anche in riva al...

Voglio credere che finché ci saranno le pernici, fintanto che riuscirò a scorgerle o... Voglio credere che finché ci saranno le pernici, fintanto che riuscirò a scorgerle o ascoltarne il gelido canto, non tutto sarà perduto. ...

Dio camminava con il bavero del giubbotto alzato nella piazza deserta perché in quell’antivigilia... Dio camminava con il bavero del giubbotto alzato nella piazza deserta perché in quell’antivigilia di Natale l’inverno mordeva con i suoi denti più affilati......

La sveglia, di già. Credevo di aver appoggiato la testa sul cuscino un attimo... La sveglia, di già. Credevo di aver appoggiato la testa sul cuscino un attimo fa. Sono le quattro e mezza. Mi alzo a fatica e,...