«Devo urlare anche io? Se ci parliamo addosso non ha nemmeno senso. Vabbè io me ne vado un po’ più avanti tanto non capisci. Ma cosa c’è adesso non riesco nemmeno a capire dove mettere i piedi tanta è la confusione. Tra poco mangiamo? Ma chissenefrega, intanto arriviamo in cima poi si vede, come mai sei così preoccupato, chiediamo più avanti. Non ho bisogno di sapere se ci sarà carne o miele, quello che c’è c’è. Non voglio romperti troppo però se stringi lo zaino poi sei più comodo, la smette di sbatterti sulla schiena e fai meno fatica. Come pensi di riuscire a correre in salita se non sei mai riuscito nemmeno a fare due passi senza sudare? Io non ti capisco proprio. Dovresti provare gradualmente. Si lo so che non serve affrettarsi, in qualche modo in cima ci arriviamo te lo prometto. Se c’è la coda sicuramente ne vale la pena.»
«Non vedo l’ora, sarà una sensazione unica, irripetibile. E’ da tanto che non senti? Anch’io giuro. Ma come un’esperienza prenatale? Beh sarà come essere di nuovo allo stato fetale, silenzio, suoni ovattati, addirittura assenti, incoscienza?
Si dice silenzio, vuoto, infinito. cosa? Tutto turbina, fa rumore, sei incapace di esprimerti se non urlando? E’ tutto pieno, di significati, di sottointesi, di immagini, schermi, luci. E’ il mio stato. impossibile pensare di stare un solo momento senza stimoli, una volta c’era la noia. Qui ovunque urliamo, stiamo insieme, in grandissimi gruppi, per evitare gli animali, il freddo, la paura, il vuoto, il silenzio, il buio che ci ricorda quanto è fragile la vita. Urla così tutto scappa, fugge alla tua presenza, non devi rapportarti con altri, sei in grado di bastarti, essere quasi divino. Non è necessario che mi racconti, so già, stiamo tutti allo stesso modo. Sicuro di me, ti parlo addosso, senza dialogare senza confrontarmi con te. Il pensiero non si interrompe mai e arrivo alla sera quando stacco la spina con la testa piena, senza paura di dover affrontare vuoti emozionali. Il cervello è diventato un muscolo, da stirare, allenare, mai fermarsi, è uno sport estremo.
Ora che metto un piede dietro l’altro in salita verso la vetta la testa si rilassa, mi lascia entrare in questo stato di sospensione non mi sembra vero fa paura, fortuna che attorno la confusione è tale che mi distrae, tutti urlano, cercando di attirare la mia attenzione. le luci fanno altrettanto, i profumi, il cibo. Tutto vuole la mia attenzione e io sono al centro, non ho paura di restare solo, di stare fermo. Un tempo c’era la città e la natura, ora è tutto così. non c’è differenza, tutto attorno a me si muove, e se il cammino mi assorbe troppo guardo uno schermo, che mi fa pensare ad altro. sei rimasto indietro? Non ti aspetto, torno indietro e poi proseguo con te, meglio non attendere fermi troppo a lungo. la noia. Per fortuna abbiamo raggiunto qualsiasi luogo, l’inspiegabile, il non compreso si fa da parte, nulla sfugge al controllo e all’approvazione.»