Racconto

Latrato

testo e foto di Chiara Pedrazzoni  / Felino (PR)

la luce del dubbio
25/12/2018
5 min
logo blogger contest2018_ita_senza feccia
Scendo dalla macchina, chiudo la portiera e mi volto. Guardo quel sentiero così piccolo da essere ignorato. Chissà se qualcun altro lo conosce.

Piacerebbe a tutti avere un posto al mondo che sia solo per noi, in cui andare quando non riusciamo più a mandare giù l’aria nei polmoni e il sangue scorre al contrario.
Io non sono un’eccezione.
Le condizioni della strada pare siano peggiorate dall’ultima volta, me lo confermano quelle che sembrano tracce di cinghiali. Ma d’altronde, come lo posso sapere? Vengo qui solo quando il mio personale mondo sta per crollare. Nulla può sembrare bello in questi momenti. Figuriamoci questo sentiero.
Mi guardo intorno, non c’è nessuno. Posso andare.
Appena supero le prime fronde, sento una sensazione di familiare disagio.
Ogni volta mi sembra di aver lasciato appoggiati sui rami, sulle rocce e nelle tane degli animali dei pensieri. Spero che nessuno li abbia trovati.
Li vedo e mi sento male. Vedo domande così limpide da essere fosforescenti, incise a fuoco sulle cortecce, sulla pietra e sulla mia pelle.

Quanto odio questo posto; è un magazzino tetro e scuro in cui deposito solo quei ragionamenti che non posso portarmi dietro nella vita quotidiana. Perché sarebbero un peso. Perché sono inaccettabili.
Banalmente, penso di essere io a non accettarli, quindi vengo qui e li abbandono come cani ai cigli della strada.
E ogni santa volta vado a casa col cuore più leggero e la sensazione di aver risolto il problema.
Ma le parti oscure e infette che di me ho lasciato nel bosco, iniziano a piangere e a lamentarsi.
Latrano come bestie e non le posso ignorare, nemmeno mettendo chilometri e chilometri di strada asfaltata tra me e loro. Così, quando le persone mi parlano e non le sento, la vita procede e io resto indietro, torno qui.
Sempre con l’intenzione di far pace con queste fronde e questa terra. Sempre bugiarda.
Cammino e guardo le foglie ingiallite diventare il vorace pasto dei mie scarponi, che non afferrano la poesia di quelle schegge di fuoco cadute come scintille.

Un piccolo angolo di mondo in cui non devo dare spiegazioni a nessuno, in cui posso essere ciò che non sono: salva.

Non sento gli insetti ronzarmi intorno come a chiedere le mie intenzioni. Non sento il rumore di piccoli passi e movimenti dispersi nella macchia. Non sto ascoltando. Non sto guardando. Non mi sento nemmeno una persona in questo momento, ma un’emozione con le gambe. Quindi faccio l’unica cosa che posso fare con questi pochi arti: continuo a camminare.
La giornata di sole è assordata dalle chiome prepotenti degli alberi, che regalano un pò di buio alla mia mente.
Non che fosse necessario, ma lo apprezzo. Non spaventa e non fa scappare i ragionamenti.
Stavolta voglio capire. Stavolta non servirebbe a niente aggiungere trovatelli all’orfanotrofio di questi pensieri. Ne ho abbandonati fin troppi.
Cammino e, uno a uno, raccolgo quelli che ho depositato in giro per il sentiero per metterli faticosamente nello zaino.

Il panorama cambia, la salita comincia. Il respiro accelera, il cuore batte più velocemente e il sudore inizia ad avvolgermi. Il vento porta sollievo al calore che sta facendo bruciare gambe e mente.
Mi strappa un sorriso e lo ringrazio silenziosamente; è strano come persino un posto che conosci come le tue tasche, non sia mai uguale. Ha sempre il colore del tuo stato d’animo, così diventa mutevole, volubile, misterioso.
Mi guardo intorno e non riconosco nulla. Un limbo.
Un piccolo angolo di mondo in cui non devo dare spiegazioni a nessuno, in cui posso essere ciò che non sono: salva.
Perché io questo bosco buio carico di odori, saturo di colori e animato di creature, non lo voglio riconoscere dentro di me.

Ti sto abitando, forse per la prima volta. E per la prima volta mi sento a casa, qui in mezzo al mio nulla.

Continuo a camminare, il cielo scurisce, nebbia sale. Evapora dalla terra e acchiappa i pensieri che sto faticosamente ingoiando. Li tiene lì, fermi, sospesi, mi costringe a guardarli. Ci mancava anche la nebbia.
Ora sì che questo sentiero fa paura.
Non si vede più cosa ci sarà qualche passo in avanti e neppure cosa c’era poco prima. Persa.
Nel panico più totale inizio ad ascoltare il rumore di queste minuscole goccioline che coprono abbondantemente la vegetazione, le osservo impigliarsi sui miei capelli, guardo la luce divinamente filtrata dall’acqua. Sento le foglie mosse da qualche piccolo essere lì vicino. Va bene, hai vinto.
Ora sto ascoltando. Ora sto guardando. E mi sembrano un pò più clementi i pensieri, più tollerabile la paura e più leggero lo zaino. Questa strada. Ti sto abitando, forse per la prima volta.
E per la prima volta mi sento a casa, qui in mezzo al mio nulla.

Chiudo gli occhi, tendo le orecchie, aguzzo sensi nascosti e irretisco parole che conosco poco. Sorrido.
Mi volto e torno verso la macchina. Uscita dal sentiero il sole mi aspetta.
Una magia. Quel bosco la sa lunga.
Drizzo le orecchio per cercare quel suono, quel lamento, quel latrato… finalmente, silenzio.

  • Niente nascondigli
  • Fronde perse nella nebbia
Chiara Pedrazzoni

Chiara Pedrazzoni

Chiara Pedrazzoni ha venticinque anni, si è laureata, ma ha lasciato la laurea lì dov'era, per andare a lavorare in stalla, tra i vitelli. In ballo ha un progetto di apicoltura, per completare il quadro generale e stare definitivamente all'aria aperta. La scrittura rimane l'unico luogo "chiuso" che ama, perchè apre vie insperate verso l'esterno e quindi verso l'interno. Odia scrivere le presentazioni perchè le descrizioni sa farle solo quando riguardano gli altri.


Il mio blog | Eleggo altitudini.it come la mia rivista digitale. Ho scelto questa rivista come pagina ufficiale su cui scrivere, perchè è l'unico posto in cui ho avuto la possibilità di condividere racconti sentendomi "al sicuro" rispetto l'imbarazzo che normalmente provo. Probabilmente perchè mi ha dato molto negli ultimi anni. Non ultima, la possibilità di conoscere spiriti affini, con cui parlare di cose vere.
Link al blog

1 commenti:

  1. Mafalda ha detto:

    Mi hai colpita. Grazie.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Esplora altre storie

Scriveva Giovanni Pozzi, “Ogni proposito di vita solitaria si scontra con il paradosso che,... Scriveva Giovanni Pozzi, “Ogni proposito di vita solitaria si scontra con il paradosso che, se cercata, la solitudine è inafferrabile; se ti afferra, è...

La neve ora, cade molto fitta e rotea vorticosamente sospinta dal vento sempre più... La neve ora, cade molto fitta e rotea vorticosamente sospinta dal vento sempre più impetuoso... ...

Mancano una manciata di mezzore all’alba, ho le gambe che tremano, un vecchio fucile... Mancano una manciata di mezzore all’alba, ho le gambe che tremano, un vecchio fucile di fabbricazione russa puntato al viso, e Dio sa quanto...

Il celebre volume di Theodor Wundt nella versione in italiano realizzata dalle Aquile di... Il celebre volume di Theodor Wundt nella versione in italiano realizzata dalle Aquile di San Martino di Castrozza. Una edizione conforme all'originale nel formato...

Quante volte con gli amici, ricordando vecchie storie, abbiamo detto: «Sembra di riviverla ora!».... Quante volte con gli amici, ricordando vecchie storie, abbiamo detto: «Sembra di riviverla ora!». Questa è una di quelle storie. Per chi vive la montagna,...

Mai come quest’anno abbiamo sentito le vele spiegarsi al cospetto delle loro storie. Il... Mai come quest’anno abbiamo sentito le vele spiegarsi al cospetto delle loro storie. Il vento ci ha suggerito di portarli tutti in finale. Solo...

Chimico, malacologo, esperto di sorgenti sotterranee, eccellente ricercatore quasi visionario, rendeva chi lo incontrava... Chimico, malacologo, esperto di sorgenti sotterranee, eccellente ricercatore quasi visionario, rendeva chi lo incontrava famelico di cultura. ...

Della Dottoressa Pat, dell’equipe di soccorso e della sua ambulanza. Se qualcuno immagina che nei paesi... Della Dottoressa Pat, dell’equipe di soccorso e della sua ambulanza. Se qualcuno immagina che nei paesi di montagna prestare soccorso a poveri malcapitati possa avvenire, come...

Nella Cina di tanto tempo fa viveva un vecchio saggio e pacato che vedeva... Nella Cina di tanto tempo fa viveva un vecchio saggio e pacato che vedeva dentro le cose. Era una persona così fuori dal comune...

Mezzi da sbarco quadriposto vomitano sulle spiagge triassiche centinaia di esseri umani, compresi bambini... Mezzi da sbarco quadriposto vomitano sulle spiagge triassiche centinaia di esseri umani, compresi bambini ed anziani. ...