Era stato Roberto De Martin a presentare Franco a Gino, perché la sua personale evoluzione rifletteva quella della sua terra.
Lo incontrai per la prima volta a Limana, nella sua splendida casa dove tutto era stato creato dalle sue mani. Accanto ai brillanti fiori di montagna dipinti sulle porte, delicati intarsi di cervi e caprioli suggerivano un mondo intatto e sognante. Sulle ante dei mobili Franco aveva scolpito le coraggiose storie degli Aztechi, mentre sul soffitto di cirmolo si alternavano trecce e fiori in stile altoatesino. Al centro della grande sala spiccava un incredibile lampadario di serpenti piumati. Anche la catena che lo sosteneva era fatta di legno, e tutto questo era solo lo sfondo che i suoi racconti sovrastavano con forza.
Collaborai alla stesura del testo del documentario di Gino e per la prima volta vidi il Gruppo della Schiara, i Monti del Sole, le Vette Feltrine. Alla fine del lavoro conoscevo la storia del cacciatore di camosci più forte di quell’immenso territorio, dell’alpinista amato e odiato, del padre che aveva vissuto la più grande delle tragedie con la morte di sua figlia, e volevo raccontare tutto questo.
Glielo chiesi al telefono in una sera d’inverno.
Dall’altra parte della cornetta ci fu un attimo di silenzio. Sentivo che dalla sua risposta sarebbe cambiata la mia vita. Non avevo mai scritto una biografia e non sapevo come fare, ma nello stesso tempo mi sembrava di averla già in mano, finita, sudata, mia.
«Non sei la prima che me lo chiede», rispose Franco, «e ho sempre detto di no. Ma a te dico di sì».
Feci un salto di gioia, gli promisi di non deluderlo e impulsivamente gli chiesi di non essere troppo duro con me. Parlai del mio progetto a Mirella Tenderini e grazie al suo entusiasmo e ai suoi consigli la storia di Franco divenne La forza della natura.
Furono mesi bellissimi. Correvo a Belluno appena potevo per non perdere neanche un minuto di quel tempo che per Franco era ricordo, per me scoperta. Salimmo in montagna. Percorsi con lui i viàz dei camosci. Mi indicava le cime raccontandomi un mondo perduto fatto di donne capaci di affrontare quei sentieri impervi per portar da mangiare ai boscaioli e ai carbonai che conducevano una vita durissima. Ricordava sua nonna Rosina che consegnava la posta anche con un metro di neve per resistere alla povertà, alla guerra, all’emigrazione.
Mi portò alla Stanga, ultimo avamposto ai confini della Val di Piero, dove andava a curarsi l’anima e il cuore quando aveva la malinconia. Lì, nella locanda profumata di minestra d’orzo e faraona allo spiedo ci fermavamo intorno al larìn, il grande camino che sembra fatto apposta per ascoltare storie di un alpinismo duro, sincero, senza sconti, senza tempo. Nel calore del fuoco rivivevo le ascensioni di Franco e dei suoi compagni di cordata sul Burèl, sullo Spiz di Lagunàz, sul Col Nudo, sulla Palazza, sul Pizzocco. Immaginavo i bivacchi notturni e ne sentivo il fascino: la snervante attesa, i movimenti della luna, i brividi di freddo, l’alba che ti sprona a non mollare e arrivare in cima.
I racconti di caccia erano i più difficili da capire, perché sono contraria alla caccia. Facevano parte di un mondo maschile, insondabile, cruento, che avevo scorto solo in qualche racconto di Hemingway. Ma Franco non era il cacciatore che scende dalla macchina, libera il cane e spara, né il cacciatore che va in parata e neanche quello che espone i suoi trofei: Franco era un cacciatore di camosci solitario.
Andava a caccia in quegli stessi posti che stavo cominciando ad amare con la sola compagnia del fucile, nella nebbia, nella neve, con qualsiasi tempo. Dormiva sotto le rocce, si concedeva un unico colpo. Mi raccontava come aveva inseguito e abbattuto le sue prede. Soffrivo, ma lentamente lo compresi. E comprendendo cos’era stata la caccia per lui mi parve ancora più importante l’addio che le riservò senza incertezze, nel 1978.
In quel momento della sua vita trovai il titolo per il mio libro⁽²⁾.
Buonasera, sto cercando disperatamente di acquistare il libro “La forza della Natura”, ma oltre che esaurito ovunque, apprendo, dalla ex Casa Editrice, che non è nemmeno più in ristampa. Chiedo aiuto all’Autrice se avesse modo di darmi una mano in questa caccia da viàz!
Grazie,
Alessandra
Buonasera. Mi accodo alla richiesta disperata della signora Alessandra: anch’io sto cercando La forza della natura, ma è introvabile. Ristampatelo, per favore.
Grazie!