Scopro parole di una vita dura, a tu per tu con la montagna, pagine di un diario che parlano di fatica, di lavoro al limite dell’impossibile, di vita a rischio ogni giorno per guadagnarsi il pane.
Malga Lasa
cantiere Plima-Lasa a quota 2030 metri, primavera 1950
21 aprile – Tanto per cambiare questa mattina nevica a larghe falde. Sono presto in galleria; il materiale è terroso, compatto con molti troventi, oltre cento colpi per avanzare di metri due e mezzo. … Dopo pranzo la neve si è cambiata in pioggia aumentando così il pericolo; i rumori delle valanghe si fanno sempre più cupi e più vicini.
Verso le 19,30 mentre le prime ombre avvolgevano questo desolato paesaggio sento gridare Tappeiner; intuisco che ci sia qualcosa di eccezionale ed è purtroppo vero.
La valanga che aspettavo da tempo e cioè dal canalone rotola tra la baita e l’imbocco dove aveva scaricato anche l’altra notte, ma purtroppo questa volta è qualcosa di terribile.
Gridiamo come ossessi avendo preso in un primo tempo la direzione dell’imbocco e vedo tra la spuma della valanga e le ombre incipienti della sera, qualche operaio che corre.
Tappeiner sul tetto della stalla continua a gridare che si spostino verso il bosco; io, che dalla cima del corridoio avevo visto continuare quella massa immane verso il fondo valle, grido che entrino in galleria. Ma, ora, le grida si perdono nel fragore spaventoso della valanga che rotola costruendo due argini alti entro i quali la neve rotola schiumeggiando come un torrente in piena.
Sono preoccupato per gli uomini di turno, ma dopo ancora qualche urlo, rispondono. Guardo degli altri e, tutti, per fortuna, sono salvi; intanto si è fatto buio e avendo la valanga asportato tre pali della linea secondaria rimaniamo senza luce.
La valanga deve essere di enormi dimensioni ma non si riesce bene a vedere per ora. Dò ordine che smontino il turno; lasciando in ordine la galleria; Poco dopo sono un po’ più tranquillo avendogli tutti in dormitorio malgrado che, dato il tempo che insiste a piovere, c’è poco da star allegri; le valanghe continuano tutt’intorno, ma temo che in alto esca dal canalone e ci piombi qua.
Ero deciso di tentare una sortita con circa metà degli uomini e salire a Malga di sopra, molto più sicura, perché in caso di disgrazia non si perisca tutti. Ma il buio, la neve cattiva e un complesso di fattori, tra i quali, qualche stella che appare e scompare tra il gioco delle nubi, fa propendere per rimanere, sperando in un po’ di sereno e conseguente irrigidimento delle nevi in alto e arresto momentaneo della caduta di valanghe.