L’Alpe Porcile
Questa storia ha inizio dalla zona industriale di Premana. Superati i capannoni, si attraversa il torrente Varrone su di un suggestivo ponte di pietra ad arco. Sulla sponda opposta si è subito in Lavinol, il primo di molti alpeggi posti lungo il cammino. Lasciarsi docilmente condurre dall’antica mulattiera acciottolata tra le sparse e pittoresche baite del vicino Alpe Porcile, in una curata campagna di una bellezza commovente e senza tempo. Un giardino sotto lo sguardo sempre vigile di Premana, arroccata a picco sulla Val Varrone. Tra tanto dolce errare, si giunge alla verde piazza delle Stalle d’Alben. Tetti di piode e muri a secco la contengono su tre lati lasciando aperta la vista a valle, mentre un incassato fontanile di pietra intona una canzone senza età. Terminata la sosta e spezzato l’incantesimo che ci vorrebbe tramutati in un sasso di un muro o in un filo d’erba della piazza, puntare decisi verso il cuore della Val Marcia, superando proprio una cappella che la rappresenta a sfondo di una Madonna adorante.
Intrufolandosi nella faggeta e raggiunta la marcata costa che apre alla laterale Val di Piancone, in prossimità di alcuni modeste sporgenze rocciose, una flebile traccia abbandona la strada maestra puntando misteriosamente e direttamente verso l’alto. Solo all’inizio segnata da sbiaditi e vari bolli, fin da subito invasa dalle foglie secche dei faggi che la sovrastano, con repentine svolte essa raggiunge velocemente la cresta districandosi tra le rocce e gli alberi. Succubi del richiamo dell’ignoto lasciarsi sedurre da lei che, invitante e sempre sul punto di svanire, risale direttamente la cresta sud ovest del Pizzo d’Alben. Concedendosi alcune puntate a destra o a sinistra del filo principale per superare alcuni più ostici risalti rocciosi o tratti di vegetazione indomabile, la percepibile ed oggettiva inaffidabilità della traccia acuisce il carattere selvaggio e remoto dell’ambientazione. Le perplessità pesano sulle gambe ben più che la natura ripida e ostica del procedere.