Da altitudini.it / 05.2015
Il racconto di Loris De Barba della prima ripetizione della discesa con gli sci del versante nord-ovest della Piccola Civetta, compiuta per la prima volta da Sergio Soppelsa e Angelo Ongaro nel 2014.
testo e foto di Loris De Barba / Limana (BL)
La montagna è sempre nella mia mente e indossa l’abito che mi piace di più, quello bianco con la neve. Intendiamoci, della montagna mi piace tutto: alpinismo, escursionismo, ghiaccio… Ma in particolare prediligo l’ambiente invernale, meglio se in luoghi poco conosciuti e selvaggi. Ecco dunque a programmare un nuovo percorso di scialpinismo che potrà darmi soddisfazioni e lasciarmi un bel ricordo: la traversata della Piccola Civetta, una cima poco frequentata, anche durante l’estate, in un luogo severo.
Con due amici forti scialpinisti e amanti come me delle zone isolate, programmiamo questa salita. La partenza in ora antelucana è obbligatoria e così le prime ore avanziamo al buio, accompagnati dalla luce delle frontali. Il cielo è ancora punteggiato di stelle ma qualche cosa sta per cambiare. Man mano che prendiamo quota il chiarore intorno a noi si diffonde. Da dietro le scure quinte di monti che chiudono ad est la Val di Zoldo salgono tinte rosate che accendono il cielo. Ai primi raggi del sole i pendii nevosi e le rocce si colorano all’improvviso di un intenso colore dorato. E’ uno spettacolo che ho visto centinaia di volte e sempre diverso mi sorprende e mi affascina come fosse la prima.
Un primo traverso esposto ci impegna per un breve tratto, poi la salita prosegue senza particolari difficoltà. Superiamo il Passo del Tenente, la ripida pala di neve ancora non trasformata, oltrepassiamo il rifugio Torrani e insistiamo in diagonale sul percorso estivo alla Piccola Civetta. Una corda doppia di 15 metri ci deposita con sicurezza sul canale che risaliamo faticosamente, causa la neve un po’ rammollita dal calore del sole. Fatichiamo non poco sul ripido pendio, poi improvvisamente il cielo si apre e raggiungiamo la vetta (3207 m).
La vista è superba, lo sguardo abbraccia le più famose e belle cime delle Dolomiti. Nella solitudine più completa ci aspetta ora la lunga e sinuosa cresta nevosa in direzione della Cima De Toni (3040 m). Tratti affilati ed esposti si alternano a passi più tranquilli e divertenti dove comunque è sempre richiesto un buon equilibrio. Più avanti siamo costretti ad usare la corda per poter scendere da un risalto roccioso ed è qui che combino un bel pasticcio.
Da altitudini.it / 05.2015
Il racconto di Loris De Barba della prima ripetizione della discesa con gli sci del versante nord-ovest della Piccola Civetta, compiuta per la prima volta da Sergio Soppelsa e Angelo Ongaro nel 2014.
Non è certo il luogo migliore per farsi male
Mi calo per ultimo lungo la corda e invece di atterrare con la dovuta cautela, termino la discesa con un baldanzoso salto. L’atterraggio non è dei più dolci. Il piede sinistro urta violentemente con il rampone contro le rocce. Un dolore acuto mi fa cadere subito a terra e per una decina di minuti non riesco a muovermi. Non è certo il luogo migliore per farsi male, la cresta dove ci troviamo è sottile e malsicura e soprattutto lontana dal punto di arrivo. Gli amici accennano all’elicottero ma non ne voglio sapere, presumo sia solo una semplice distorsione. Con qualche incertezza decido di proseguire.
Cammino un po’ traballante e insicuro, e sempre controllato a vista dai mie compagni, procediamo lungo il filo di cresta alla ricerca dell’imbocco del canale che dovrebbe condurci sul Van del Giazzèr. Dopo alcuni tentativi andati a vuoto finalmente ecco la direzione giusta, un traverso esposto su neve dura ci permette di entrare nel vallone che sprofonda sul catino ghiacciato racchiuso tra le pareti della Cima De Gasperi, Piccola Civetta e Cima De Toni. Alla base delle placconate rocciose emerge un piccolo punto rosso, è il Bivacco Tomè, affascinante nido d’aquila e utilissimo punto di appoggio per gli alpinisti che escono dalle impegnative vie della De Gasperi, Terranova e Su Alto.
I miei amici, inforcati gli sci, con spettacolari e divertenti evoluzioni, in poco tempo sono alla base del canale. Io, a malincuore, sono costretto a scendere lentamente a piedi. La Val dei Cantoni appare come una naturale pista da sci, tutto è ricoperto di un bianco abbagliante che scende verso il basso. Considerate le condizioni della neve, ben sciabile e con un firn eccezionale, decido di scendere con gli sci e faccio bene perché il camminare è molto più doloroso. Con ampi curvoni ci abbassiamo lungo questa gratificante discesa e ammiriamo, alla nostra destra, i Cantoni di Pelsa con la loro struttura quanto mai complessa e articolata, un magnifico labirinto di torri, creste e campanili, mentre sulla sinistra spicca l’imponente parete occidentale di oltre mille metri della Busazza.
Ben presto la valle si addolcisce e si apre fino ad incontrare la strada che sale al rifugio Vazzoler. Non resta che guardarsi indietro e godere ancora una volta la vista di queste formidabili architetture naturali, in un ambiente ancora integro dove ognuno può cercare di vivere la propria avventura. Le ultime cose che mi vengono in mente di questa intensa giornata sono: la lunga e penosa discesa sullo sterrato per raggiungere la capanna Trieste, dove avevamo lasciato la seconda auto, e le lunghe ore passate al pronto soccorso dove mi dicono che mi sono fratturato il metatarso ed è meglio chiudere con lo sci. Ovviamente solo per quest’anno!
Nella élite dei più grandiosi itinerari scialpinistici delle Dolomiti
Il percorso (lo abbiamo chiamato attraversata della Piccola Civetta), collega il versante zoldano del Civetta con il versante agordino in Val Corpassa e scavalca la lunga bastionata rocciosa che dalla Piccola Civetta unisce la Cima della Busazza. L’attraversata può essere quindi divisa in due parti: la prima con la salita alla vetta della Piccola Civetta, lungo la via normale al Civetta, e la seconda con la discesa di un canale in prossimità dalla Cima De Toni e poi il Van del Giazzèr fino al rifugio Vazzoler. E’ un itinerario lungo e impegnativo, sia nella salita che nella discesa, si svolge in un ambiente isolato ed è riservato a scialpinisti con ottime capacità sciistiche e alpinistiche. E’ da annoverarsi nella ristretta élite dei più grandiosi itinerari scialpinistici delle Dolomiti, sicuramente di enorme soddisfazione, soprattutto a chi ama avventurarsi in ambienti solitari e severi. L’attraversata è stata effettuata il 9 aprile 2015.
Difficoltà: OSA, S4, S5 / Partenza: Pecol di Zoldo Alto (1380 m) / Dislivello: 1850 m / Tempo: salita 5-6 ore; discesa 4 ore (i tempi di percorrenza dipendono molto dalle condizioni della neve e tra l’altro sono estremamente soggettivi) / Attrezzatura: ramponi, piccozza, corda / Periodo: marzo-aprile.
Grazie per avermi dato modo di conoscere, seppur in maniera ” molto ridotta ” la vita di una grande persona di cui ho ammirato ( e invidiato) la sua capacità e confidenza coraggiosa con la Montagna. Riposa in pace caro Loris!!